La signora Accorsi, mamma di Steven sta facendo di tutto pur di farmi sentire come a casa. Lei stessa conosce quello che si prova nel abbandonare il luogo in cui si è nati e di solito si pongono tutte le fiducie per un domani. Ma per noi è andata diversamente.
I suoi occhi sono così profondi, sacri, sembrano nascondere tante cose, sembrano che quasi stessero depositando tutte le sue speranze in me. Riesco un po' a riconoscere quelli di mia madre.
Suo padre, il signor Develey, Robert, così mi ha chiesto di chiamarlo, è un pezzo di pane come sua moglie d'altronde. E Steven non può essere altro che uguale a loro.Il pranzo prosegui benissimo, tutto fu squisito e apprezzai molto le specialità del posto. Più tardi Steven mi chiese di fare una passeggiata ed io fui felice di accettare.
Siamo a 15 minuti a piedi dalla casa dei suoi genitori e proprio ora stiamo per entrare in un piccolo boschetto che si apre davanti a noi, stendendo a terra un sentiero che porta dentro. L'atmosfera è magica. Raggi di sole si infiltrano attraverso i rami degli alberi ormai spogli. Tutto intorno sa di autunno. I colori sono ramati, caldi. L'aria sa di amaro, di foglie secche che precarie aspettano quel sussurro di vento che le posi a terra, a riposare su quel tappetto colorato insieme alle altre.
- Kathy... vorrei confessarti una cosa.
Ed ora che cosa devo aspettarmi? Panico.
- Sai, tempo fa, non moltissimo, nella mia vita c'era una ragazza. Io avevo soltanto 21 anni ed ero una persona diversa. Ero un ragazzo distratto dalle cose vanitose che la vita offre. Non mi mancava niente. Denaro, ragazze, divertimento. Avevo tutto. Aspetta a farti un parere di quello che ho appena detto, ti prego. La mia vita era bella, ma non bella come adesso. Non conoscevo certi valori nonostante fossi convinto di sapere tutto della vita. Non avevo bisogno di amore, di presenze stabili. Un giorno però ero al bar in attesa di un mio amico. Ma al posto suo arrivò una ragazza. Una tenera fanciulla di 19 anni coi capelli biondi, lunghi. Aveva gli occhi castani e una carnagione così candida. Profumava di tenerezza, di cose belle, buone. Si avvicinò a me e un po' impacciata si presentò. Kimberly. Presto questa dolce ragazza mi fece perdere la testa, m'innamorai, vivevo per lei. Facevo tutto per renderla felice, per vederla sorridere anche quando i suoi occhi diventavano cupi e tristi. Persi la testa. Dopo qualche anno le chiesi la mano, la volevo come mia sposa, la donna della mia vita. Fissammo la data del matrimonio e attorno a noi galleggiava solo una strafottente serenità. Da li a poco arrivò il giorno in cui mi disse che sarei diventato papà. Quel giorno fu indimenticabile, come tutti gli altri. Scoppiamo entrambi in un felice pianto e facemmo l'amore. Il giorno dopo mi chiese di accompagnarla a scegliere un abito da sposa. Lo so, è scaramantico. Ma la accompagnai, tutto pur di renderla felice. Ne scelse uno semplice, in pizzo e tulle bianco. Era bellissima. Quando lei capii che quello era il suo abito da sposa ancora una volta si mise a piangere, mi abbracciò e dopo poco fummo a casa. Quella sera lei uscì con un paio di sue amiche, e se avessi saputo quello che sarebbe accaduto, giuro, giuro, avrei dato la mia vita purché non accadesse. Il telefonò squillò più volte mentre io ero sotto la doccia. Infine risposi. Una voce femminile mi urlò ordinandomi di andare subito all'ospedale vicino casa. Capii tutto. In un attimo ebbi la sensazione del mondo caduto sulle mie spalle ed io... io non potevo reggerne tutto il peso perché sotto di me non c'era altro che una lastra di vetro che non faceva altro che farmi vedere quanto il vuoto sotto era profondo, quanto lunga sarà stata la caduta e che la, in fondo, non ci sia niente ad attutire il colpo, che mi avrebbe fatto male, male da farmi morire - dentro - a quel cuore ormai già spezzato in mille pezzi e tenuto insieme solamente dalla piccola speranza che domani sarebbe stato un giorno migliore. Kimberly mi abbandonò quella sera. Se n'è andò in un viaggio senza ritorno, amandomi e sapendo di essere amata come nessun'altra al mondo, così come lei mi diceva sempre. Un incidente in auto, un banale incidente. Nessun graffio. Sbatté la testa, provarono a rianimarla, ma non c'era stato nulla da fare. Persi lei, e allo stesso tempo persi la possibilità di essere chiamato papà. Decisi che mi sarebbe bastato tutto quello, che non avrei mai voluto altro amore tranne il suo. Ma poi... poi Kathy. Sei arrivata tu. Sei uguale a lei. Le smorfie che fai, la dolcezza nella tua voce, i tuoi capelli, il tuo profumo. Ironia della sorte, anche lei aveva un gattino e lo chiamò Maverick. Lo so, tutto questo non ha senso, ma lei adorava darmi piccoli bacetti sulle guance, per questo prima anche mia madre vide in te quello che Kimberly era. Vorrei tanto prenderti la mano e camminare in silenzio in questo piccolo boschetto. In mezzo a tutto questo amaro l'unico profumo che distinguo è il tuo Kathy, sai d'amore. Sai d'amore non ricevuto e d'amore da offrire.
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Il cuore trova sempre una ragione.
ChickLitDopo aver finito gli studi superiori, Kathy, figlia di un imprenditore di successo decide di abbandonare l'Italia e trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti alla ricerca di un sogno da inseguire. La strada verso i suoi sogni non sarà per niente...