Mamma, papà, vado a vivere a New York!

53 9 0
                                    

Sto sognando. Mi trovo al centro di una grande sala da ricevimenti con finestre luminose adornate da grandi tende di seta dorate. Sotto i piedi nudi riesco a sentire il marmo freddo, perfettamente lucido e senza un graffio. Davanti a me uno specchio antico con cornice in bronzo mi va vedere il bellissimo abito da sposa che ho addosso. È di un bianco immacolato, fatto di pizzo e seta bianca. I miei capelli sono raccolti in una treccia bionda che si posa delicatamente sulla spalla sinistra. L'aria profuma di un misto di fiori di gelsomino e lavanda appena raccolta. L'atmosfera è magica ma attorno a me non c'è nessuno. Non un'anima. D'un tratto la voce candida di una donna inizia a riempire l'immensa sala. Mi giro e cado dentro ad una voragine che mi porta alla realtà. Era la canzone della sveglia.
Buongiorno mondo!
Il telefono dice che è martedì, 12 settembre e che sono le 07:00. Presto, troppo presto. Da quando ho chiuso con la scuola non ho mai dormito fino a tardi. Durante l'estate ho lavorato dentro ad una caffetteria e la sveglia a dire il vero suonava alle 06:00. Diciamo che oggi mi è anche andata bene.
Con calma scendo dal letto e mi dirigo verso la toilette. Apro il rubinetto in attesa di acqua fredda per rinfrescami il viso. Guardandomi allo specchio rimango delusa a vedere che in realtà a differenza del sogno appena fatto i miei capelli sono raccolti in una coda orrenda e che addosso ho solo gli slip e una canottiera in lino color porpora. Già, molto principesco.
Metto le mani sotto l'acqua fredda e ne porto un po' verso il viso. È talmente fredda che in un batter d'occhio cancella qualsiasi traccia di sonno. Una doccia al volo. Oggi ho deciso, dirò ai miei che è ora che il piccolo spicchi il volo e abbandoni il nido. Non so come la prenderanno, spero solo riescano a capire che non è un fuoco di paglia e che desidero davvero questa partenza.
Dopo mezz'ora sono giù in sala la pranzo attorno alla quale, ognuno sta facendo colazione. Ecco, credo che dovrei rimandare.
Prima di sedermi al mio solito posto do un bacio sulla guancia ad entrambi e con il miglior sorriso sulle labbra esordisco un Buongiorno carico di aspettative. Pensavo peggio, loro contraccambiano allo stesso modo. Non male come inizio.
Dall'alzata prendo una brioche al cioccolato pronta a scoppiare, mi verso un po' di spremuta d'arancia e poi via col tango. Mmm, la brioche è deliziosa. Che Dio benedica il panificio che ci fa consegna a domicilio tutti i giorni.
Ok, però devo concentrarmi sul discorso e comincio a rimpiangere il non aver fatto qualche prova davanti allo specchio. Ma prendo fiato, un bel respiro e la butto li:
- Mamma, papà, vorrei andare a vivere all'estero! In un attimo mi sento il cuore in gola, manca un battito e il sangue mi sale alla testa, però appena sento la voce di mio padre tutto cambia.
- Davvero? E con aria divertita e sollevata guarda mamma.
- Sai, io e tua madre pensavamo a questo da tempo. Crediamo sia una buona idea. D'altronde hai sempre dimostrato un grande impegno in quello che hai fatto, ti sei sempre presa le tue responsabilità e sarebbe un pecato sprecare le lingue che hai studiato!
Qualcuno mi dia un pizzicotto, sto forse sognando? Mentre aspetto di essere catapultata nella realtà anche mamma si aggiunge al discorso.
- Certo, gioia mia! Sei arrivata all'età in cui sei tu a scegliere per te e noi non faremo altro che fidarci delle tue scelte e assecondarti!
La voce di mamma mi porta subito alla realtà. È tutto vero.
- Quindi, vi fidereste di me anche se decidessi di andare a vivere la mia vita a New York?
- Tesoro, non preoccuparti! Ora sei tu l'artefice delle scelte che farai, e noi non possiamo di certo impedirtelo. Hai tutte le carte in regola per poter fare quello che desideri! Ok, questo è mio padre? Non ci posso credere.
Mi alzo subito e corro ad abbracciarli entrami. Sono quasi commossa nel sentire la loro approvazione. Scatta un abbraccio di gruppo e per un po' mi sento trascinare durante l'infanzia quando arrivava Natale e arrivavano i miei cugini con un abbraccio simile a questo.
Presa da questa immensa felicità salgo le scale di fretta e mi affaccio dalla finestra del balcone. Il sole ormai ha salutato l'orizzonte e si alza come un pallone ad elio alto nel cielo. L'olivetto è pieno di piccoli uccellini che cinguettano come se anche loro fossero felici per me. Mi piace credere sia così. Un alito di vento mi innonda di profumo di lavanda e gelsomini dal piccolo giardino. Non è un sogno, è tutto vero.
New York, arrivo!

Il cuore trova sempre una ragione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora