Campagne di Udine, 30 agosto 2014

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Io e la mia reflex.

Un paesaggio assolato in mezzo alle campagne udinesi.

La modella, testimonial di una nuova linea di profumi biologici prodotti proprio a Udine, è una tipa parecchio conosciuta in regione, deve aver vinto qualche concorso o che so io. E si comporta come una principessa. Si lamenta per i moscerini, un momento fa troppo caldo, un momento dopo fa troppo freddo, "Sventagliatemi o mi cola il trucco!". Puah.

Il mio lavoro sta nel fotografare lei mentre si spruzza i diversi profumi.

Jack mi ha presa per il culo, quando mi ha detto che avrei dovuto fotografare peasaggi.

Si è giustificato con 'La modella non gli aveva ancora risposto e appena gli ha dato la conferma hanno cambiato idea. Ormai ho organizzato il lavoro di tutti, non posso stravolgere i piani a tutto lo studio!'. E così mi ritrovo a dover fotografare questa modella tutta gambe in mezzo ai campi. Accidenti.

-Sposta più la mano verso il ramo. Bene- la modello come voglio, la metto in posa. Click. Click. Click. Poi ancora click. Click. Click. E così per diversi minuti.

-Ok, cambiamo sfondo-

Devo inventarmi ancora dieci scene e gli spazi creativi stanno finendo.

-Lì del fiume. Sì lì. Cominciate a preparare tutto. Dite alla modella di prepararsi, che i truccatori inizino e facciano in fretta-

Sputo ordini a destra e a manca. Questo lavoro, che sarebbe dovuto essere fantastico, si sta rivelando la solita noia mortale.

Sfilo il cellulare dalla borsetta e noto un messaggio. Lorenzo.

-Come sei messa oggi? Ci vediamo?-

Leggo il messaggio e il mio viso si stroce in una smorfia di dispiacere quando digito la risposta.

-Sono sommersa di lavoro fino al collo. Scusa, ci vediamo un'altra volta.-

Da quando sono tornata a Udine, Lorenzo ha deciso di trasferirsi nella sede delle aziende di suo padre a Udine. Praticamente mi ha seguita. E non so ancora se la cosa mi fa piacere o no.

-D'accordo piccola, ci sentiamo.

Poso il cellulare e mi rituffo nel lavoro.

-Irene, così va bene?- mi domanda il mio assistente, Gabriele. E' il migliore assistente che potrei desiderare, mi asseconda e mi calma quando serve.

-Va benissimo Gab. Ora prendimi tutta la stumentazione. Prendi anche l'obbiettivo di prima, quello della foto sotto il glicine, sì. Oh, e dì ai ragazzi di cercare un sasso, di pulirlo bene se sporco e di appoggiarlo qui. La faremo sedere sopra-

Annuisce e, efficiente come al solito, comincia a procurarmi tutto il necessario.

La modella (Chiara, se non mi sbaglio) è ancora al trucco, la mia troupe sta mettendo tutto in ordine e io ho un'attimo di tempo. Mi giro e un campo di mais in pieno rigoglio mi accorglie con i suoi colori accesi. Il sole batte a picco, il caldo è molto e sopra le piante le farfalle volano libere e sconnesse, come ubriache. Alzo la reflex.

Click. Click. Click.

La farfalla si avvicina, il riflesso del sole sulle foglie sembra abbagliarla e cambia rotta.

Click. Click. Click.

Il vento muove le piante, piegandole agilmente, dandogli forme uniche.

Click. Click. Click.

-Irene! Siamo pronti!- è Gabriele.

Abbandono a malavoglia i miei paesaggi e torno dagli altri.

-Allora Chiara...-

-Francesca!- esclama indignata.

-Giusto, Francesca. Ora siediti lì su quel sasso. Ok. Ora piega la gamba sinistra, la destra allungala in avanti. Brava. Abbracciati la gamba sinistra con il braccio.. Così, brava. Tieni il profumo e spruzzatelo, guardando il fiume-

Click. Click. Click.
Click. Click. Click.
Click. Click. Click.

Mi fermo un'attimo e poi ancora click. Click. Click.

Le faccio muovere leggermente il braccio. Ancora click. Click. Click.

Sposto la ciocca di capelli, richiamo qualche truccatore per metterle a posto le ombre sul viso e ricomincio a fotografare.

Qualche ore dopo abbiamo fatto altre cinque scene, domani completiamo cone le rimanenti cinque e finalmente mi sarò tolta da questo lavoro.

Torno allo studio da sola, Gabriele ha chiesto la serata libera perchè è il compleanno della sua ragazza e vuole cenare con lei. L'ho lasciato andare tranquillamente, tanto sarei solamente dovuta passare a scaricare le foto in studio e poi sarei andata a casa. Di solito mi faccio aiutare da lui, le foto sono parecchie, ma per stasera posso arrangiarmi.

Il traffico delle sette e mezza a Udine è infernale, rispetto a quello a cui ero abiutata a casa. Parcheggio distante dallo studio, uscire dal centro più tardi sarebbe un'incubo e ho voglia di farmi una camminata.

Le vetrine dei negozi sono illuminate e i vestiti sui manichini hanno ancora il sapore dell'estate che si sta concludendo.

Entro nello studio e vado subito ai computer. Scarico tutte le foto e comincio a dividerle per cartelle. Ad un certo punto mi si aprono davanti le foto del campo che ho fotografato.

Sono venute davvero bene, credo che chiederò a Jack se posso farmene una copia.

Scorro avanti ed indietro tra quelle poche decine di foto che ralmente mi rappresentano.

Quelle per la campagna pubblicitaria sono perfette, ma non raccontano nulla di me.

Non so quanto tempo passo a guardare quelle foto, ma il cielo è diventato completamente scuro, ed è meglio se mi dirigo verso casa. Spengo tutto e chiudo a chiave la porta dello studio. Mi giro e vado a sbattere contro il petto di qualcuno, cominciando a sciorinare scuse.

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