-Signor De Marchi, signorina... una foto?- domanda cordiale, e io correrei via in questo momento.
La mano di Lorenzo sul mio fianco.
Il mio fiato corto.
La mia pelle d'oca.
Lorenzo e la sua perfezione.
Io e le mie imperfezioni.Usciranno tutte queste cose in quella foto?
-Grazie!- esclama entusiasta il fotografo.
Butto fuori aria che non sapevo di trattenere. E insieme a lei anche un pò di ansia.
-E' andata- dice Lorenzo. E' andata.
Due antipasti. Tre primi. Due secondi. Sorbetto. Il migliore vino che io abbia mai assaggiato. Un dolce da favola. La lotteria. Al solito non ho vinto nulla, ma già la compagnia di Lorenzo è valsa la serata, quindi non mi lamento.
La signora che era seduta accanto a me, la moglie grassoccia di uno degli uomini più fidati di Lorenzo, mi fa l'occhiolino da lontano. Devo esserle piaciuta.
Siamo ritornati nella sala da ballo, dove il piccolo palchetto da cui prima una piccola selezione di musicisti produceva una musica a mala pena percepibile ora è stato sgomberato per far posto a Lorenzo e al microfono che ha in mano, pronto per amplificare i suoi pensieri.
Saranno le undici e mezza, ma se anche fosse stanco non lo darebbe a vedere. Sempre perfetto, come quando siamo partiti dalla sua villa qualche ora fa. Tre colpi sul microfono a verificare che funzioni e per attirare l'attenzione su di lui, poi la sua voce esce da amplificatori nascosti ai nostri occhi, ma che fanno sentire la sua voce ovunque nella stanza.
-Colleghi! Buonasera! La serata è stata di vostro gradimento? Spero di sì, con tutto quello che mi è costata!- risatine sommesse che si levano dal pubblico. Anche io sorrido.
-Scherzo! Anche se spero che vi sia piaciuto tutto. Volevo solo dire qualche parola. La De Marchi Industries quest'anno è cresciuta ancora, si è ampliata, ha messo radici in altri luoghi. Le sedi di Shangai e Stoccolma ce lo ricordano con i loro nuovi successi, l'appalto per il Takeshi Hotel e l'Eleganta Building. Ma, per quanto il nostro futuro sia proiettato al mondo, non posso fare a meno di pensare a come tutto si partito da una piccola azienda friulana, gestita da un'uomo d'affari accorto e speciale, che ha saputo ricavarsi il suo spazio tra i giganti del mondo e a crescere ancora di più. Quell'uomo mi ha cresciuto, mi ha insegnato tutto e infine mi ha consegnato la sua creatura e io non posso che esserne onorato. Papà- dice infine Lorenzo, facendo cenno a suo padre di raggiungerlo. Ambrogio si avvicina sorridente, evidentemente orgoglioso. Non appena sale sul palco, lo abbraccia e Ambrogio lo tiene stretto per una spalla.
-Quest'uomo ha creato questa azienda di successo da un'idea. E quell'idea è diventata un progetto per il futuro mio e di tutti voi. Molti di voi erano con lui, trentacinque anni fa, alla sua fondazione. Spero che il prossimo anno sia ancora più produttivo del precedente, che sia un anno fatto di successi, di nuovi obbiettivi, di nuovi traguardi, ma che non ci faccia dimenticare le nostre origini. Grazie- uno scroscio di applausi segue il discorso di Lorenzo, mentre scende dal palco. Una nuvola di persone tende le mani per salutarlo, per fargli i complimenti.
Lo guardo affascinata, intanto lui si muove nel suo elemento. Le persone. Sembra una tigre nella giungla, un pesce nel lago: totalmente a suo agio.
Conto i passi che ci dividono. Che cosa sciocca.
Ma lo faccio comunque.
Dieci passi e finalmente arriverà da me.Dieci. Una mano si allunga, lo ferma e lo fa parlare.
Nove. Una persona si mette davanti a lui, lo fa sorridere.
Otto, e subito sette ma c'è una pausa, una donna lo fissa estasiata mentre si complimenta con lui.
Sei. Un'altro passo. Cinque.
Quattro, suo padre lo interrompe, lo saluta, gli aggiusta l'abito e lo rispedisce verso di me con un sorriso.
Tre, solo tre passi e sarò di nuovo fra le sue braccia.
Due, forse sto trattenendo il respiro?
Uno. Eccolo qui, il suo profumo inconfondibile, la sua presenza che mi avvolge, dalle sua labbra esce in un sussurro il mio nome, o forse sono io soltanto a non sentirlo bene perchè il mio cuore sta battendo a mille e non so come fare per rallentarlo.
-Irene-
-Lorenzo- la mia voce è roca, pulsa desiderio.
La gente si sta allontanando piano piano dalla sala. Lorenzo si china su di me, sussurra al mio orecchio con una voce densa come il miele, dolce come lo zucchero.
-Stanotte dormiremo qui-
Alzo lo sguardo e lo fisso sbalordita.
-C-che vuol dire?-
-Ho fermato la villa fino a domani sera. Stanotte dormiremo qui- si ripete, ma è talmente incredibile che vorrei sentirglielo ripetere ancora e ancora.
Un'enorme sorriso riempie il mio viso, mi trattengo a stento dal saltellare in giro per la sala.
-Ti ho fatto portare qui un pò di vestiti, così se vuoi puoi cambiarti-
-Grazie, Lorenzo- dico, sporgendomi per dargli un bacio sulla guancia. L'idea dei fotografi ancora in giro mi mette a disagio, anche se l'unica cosa che vorrei in questo momento è la sua bocca su di me.
Ma lui è più veloce. Raccoglie il mio viso, lo porta dove vuole e realizza il mio desiderio inespresso. Lo porta a far collidere le nostre bocche, a un bacio intenso ma breve.
Le ultime persone escono dalla sala, rimangono solo le donne delle pulizie e i camerieri, le camicie leggermente sbottonate e la schiena finalmente rilassata.
-Vieni- dice Lorenzo, prendendomi per mano.
****SPAZIO AUTRICE****
Ciao a tutti! Che ne pensate di questa storia?
Scusate per l'assenza, ma ho avuto parecchio da fare il questi mesi e non ho scritto molto!
Ho pensato molto se continuare o no questa storia, ma alla fine ho deciso di completarla. Perchè prima di tutto scrivere mi fa stare bene, e tutte le storie devono avere una conclusione. Ma fatemi sapere cosa ne pensate!
-Talìa
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Ti ricordi, Irene?
Roman d'amourSono Irene. Sono una fotografa. Sono una vent'ottenne single. Sono la migliore amica di Daniele. Sono sua amica da sempre. Io e lui ci conosciamo a memoria. Siamo sempre insieme, qualsiasi cosa accada. Ma ho bisogno di un suo bacio, ora. Senza qu...