Pordenone, 18 settembre 2014

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Il respiro mi si spezza, un pò per la forza delle sue braccia, un pò per il suo profumo che invade i miei sensi. Rivederlo mi fa girare la testa.

-Mi sei mancata- sussurra sul mio collo e mi rendo conto di quanto sia vicina la sua bocca. Di quanto mi senta attratta da lui, una sensazione che mi colpisce come uno schiaffo. Come ho fatto ad essere così cieca fin'ora?

-Anche tu- trovo la forza di sussurrare, prima che Daniele sciolga il nostro abbraccio.

-Dove vuoi andare?- mi chiede con il suo solito sorriso,e il mio cuore si scalda.

-Dani, sono le 4 della mattina! E siamo a Pordenone! Non c'è nulla di aperto a quest'ora!-

-Mica ho detto che voglio andare in qualche locale! Se vuoi Gigi il paninaro è ancora aperto, fuori dal Royal...- dice con fare suadente, ammiccando.

Annuisco mentre penso ai dopo-discoteca passati assieme a Dani fuori dal furgone i Gigi, un pò ubriachi e con in mano i nostri panini unti ma buonissimi.

-Come mai sei a casa?- mi domanda, spezzando il silenzio che si era creato non appena aveva messo in moto la macchina.

-Sono da Lorenzo...- dissi, lasciando in sospeso la frase, per lo più perchè non so che altro aggiungere. Arrossisco violentemente, cosa del tutto inaspettata in presenza di Dani. Lui se ne accorge e, in attesa a un semaforo rosso, mi scruta sconcertato.

-Oh...- è l'unica cosa che riesce a dire, tornando a concentrarsi sulla strada.

La strada scorre veloce sotto la cinquecento del mio migliore amico. Le luci si susseguono veloci, e illuminano a tratti il viso di Daniele. Non riesco a decifrare i suoi pensieri. Prima che riesca a dirgli qualcosa per spezzare la strana atmosfera che ha invaso la macchina, la cinquecento rallenta a scatti e si sente il rumore ritmico della freccia inserita.

Le luci del furgone itinerante di Gigi si impongono sul buio della strada male illuminata fuori dal Royal, una piccola discoteca fuorimano. Neon di colori improbabili e lucine ammiccanti colorano i panini già pronti, esposti nella vetrinetta, di blu, verde, rosso e giallo. Il profumo di griglia mi assale una volta aperta la portiera della macchina, e non posso fare a meno di sorridere ai ricordi che si affollano nella mia mente evocati da quell'odore invitante. Facciamo qualche passo nel ghiaino del parcheggio, affondando leggermente.

-Ragazzi!- esclama Gigi, non appena si accorge di noi.

E' rimasto lo stesso di sempre, nemmeno la sua mole è variata. Mi stupisco come sempre di come riesca a muoversi nello spazio ristretto del suo furgoncino in modo così disinvolto. Un pò goffamente si rigira e si toglie il grembiule, poi scende dal furgone per abbracciarci entrambi. E' un omone di quasi un metro e novanta, con una grossa pancia pronunciata e delle braccia lunghissime. Ci lascia andare dopo qualche secondo.

-Come stai Gigi?- domanda felice Dani, che pur essendo alto deve guardare il 'paninaro' dal basso, come quando aveva sedici anni.

-Io molto bene, ragazzi! Come siete cresciuti! Sono secoli che non vi vedo! Mi ricordo ancora quando eravate alti così!- disse indicando un punto a livello del suo petto nel suo distintivo tono di voce, udibile praticamente a chilometri di distanza.

Il luogo nè praticamente deserto, la maggior parte dei ragazzi che affollavano la discoteca è già andata a casa, rimangono solo pochi ragazzi seduti su un muretto a sghignazzare, mangiando un panino e bevendo l'ultima birra della serata.

-Che vi posso offrire? Il solito?- dice aprendosi in un sorriso a trentadue denti.

-Il solito sarebbe perfetto- risponde Dani per entrambi, dopo che mi ha lanciato un'occhiata veloce.

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