Casa di Lorenzo, 1 agosto 2014

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La macchina accosta ad un'enorme cancello in ferro scuro, da cui si intravede un'enorme villa illuminata da luci moderne. Appena il cancello si apre del tutto, entriamo e rimango a guardare affascinata il giardino che mi si apre davanti. Luci bianche illuminano roseti e piccoli cespugli di fiori chiusi, le pareti della villa sono illuminate da luci verticali e una piscina grande quanto un'appartamento brilla di una luce azzurrina.

La macchina si ferma dolcemente in uno spiazzo e in un secondo Lorenzo scende e mi viene al aprire la portiera. Sono un pò intimidita da tutto questo sfarzo, ma non ho tempo di stupirmi di più perchè non appena scesa dalla macchina mi solleva per i fianchi. Io allaccio le mie gambe a lui, i nostri visi sono davvero molto vicini, posso sentire il suo respiro che mi solletica le guance. Restiamo fermi, a guardarci finchè non mi decido e mi avvento sulla sua bocca. Le nostre lingue si scontrano, i suoi denti affondano nella morbida carne del mio labbro e questa sensazione si riverbera fino alla mia intimità. Entriamo in casa e mi mette a terra.

-Sali le scale. Voglio vederti- mi ordina, io ubbidiente eseguo. Sento il suo sguardo bruciarmi la schiena, quindi muovo le anche con fare provocante. In casa il silenzio è tombale, sento il suo respiro mozzarsi. Lui mi segue a qualche passo di distanza, ordinandomi che direzione prendere. Questa casa è un labirinto, non so se saprei ritornare indietro da sola. Seguendo le sue indicazioni ci ritroviamo davanti a una porta di legno scuro, con una maniglia in ferro antica.

-Entra- dice con una calma glaciale. Giro la maniglia e mi ritrovo in una camera da letto. Lorenzo dietro di me accende delle luci soffuse e chiude la porta dietro di sè.

Io intanto mi fermo sui dettagli della camera: sembra di essere in un'hotel di lusso. Le lenzuola di seta, i tappeti spessi, i quadri astratti, l'arredamento bianco.

Le sue mani mi abbracciano e mi sfiorano da dietro, sollevando il vestito fino all'ombelico. Sto per togliere le scarpe quando la sua voce mi blocca.

-No. Queste tienile- e mi sfila completamente il vestito, lasciandomi lì con addosso solo l'intimo e le mie open-toe nere.

Lentamente si avvicina al letto, sedendosi con una calma snervante. Il materasso morbido sprofonda un pò sotto il suo peso. Slaccia uno per uno i bottoni della camicia, scoprendo dei pettorali e degli addominali da fare invidia a un modello.

Mi avvicino piano, poi mi siedo a cavalcioni su di lui.

Il profumo del suo dopobarba è inebriante, lo inspiro e chiudo gli occhi. Il mio seno finisce tra le sue mani, che lo modellano a suo piacimento, con dolcezza. Lei mie mani, invece, cercano la sua camicia e la fanno scorrere lungo le sua braccia.

E' un gioco lento, quello che stiamo facendo. Ma mi piace.

Ci sfioriamo delicatamente, per brevi istanti, poi ci tocchiamo decisi, cercandoci a vicenda.

Le sue dita un attimo prima sono leggere come piume, un attimo dopo sono rudi e inflessibili.

Le sue dita sul mio seno sono delicate, le mie dita sulla sua schiena graffiano.

Sulla pelle liscia del mio ventre sento un formicolio al passaggio dei suoi capelli, quando la sua bocca decide di assaggiarmi.

Siamo quasi nudi, ma è come se volessimo spogliarci di inutili strati di timidezza e riserbo.

Lui si alza e mi toglie le scarpe.

Non sento lo scorrere del tempo, mi dimentico di tutto e di tutti, rimango sola in questa isola incantata che è il letto di Lorenzo.

Il nostro intimo è spazzato via dall'impazienza, l'ultimo velo che ci copre se ne va.

Le sue dita dentro di me diventano il centro del mio mondo, toccano i punti giusti, mi fanno muovere impaziente sotto di lui. Un sorriso beffardo si appropria dei suoi lineamenti.

Se credevo di essere completa, mi sbagliavo. Lui scivola dentro di me, la mia schiena si inarca, il mio corpo reagisce. Muovo il bacino impaziente, ma lui mi blocca. Cerca di trattenere tutte queste sensazioni il più a lungo possibile. Si muove lento, senza fretta.

Non parliamo. Nessuna parola. Solo sospiri. Ogni tanto i nostri nomi sussurrati alla seta delle lenzuola.

La velocità aumenta, io mi lascio andare e lo stesso fa lui.

Mi ritrovo sotto di lui, persa in un'orgasmo indimenticabile.

****

La luce bianca della prima domenica mattina di agosto mi sveglia, le lenzuola di seta sono drappeggiate leggere attorno ai miei fianchi, lasciandomi nuda dall'ombelico in su. Il cuscino morbido che ricordo di aver avuto sotto la testa è stato rimpiazzato dal braccio di Lorenzo, che dorme ancora. Il suo respiro regolare mi solletica la nuca.

Faccio vagare lo sguardo per la stanza: sembra davvero una camera di un hotel, curata in ogni minimo dettaglio e nulla fuori posto. L'unico tocco di colore sono i nostri vestiti che tappezzano il pavimento di legno chiaro, quasi bianco. Un'enorme specchio copre quasi totalmente una delle pareti.

La luce del giorno entra da una porta finestra coperta da una tenda (ovviamente bianca) di un tessuto leggerissimo, da quale riesco ad intravedere le chiome degli alberi che svettano nel giardino.

Lorenzo sembra non volersi svegliare, così io mi alzo lentamente, senza fare rumore, decisa a trovare il bagno, prima, e la cucina poi. Raccolgo i miei vestiti e rimango qualche secondo ad osservare le tre porte che mi si parano davanti. Non ricordo da quale siamo entrati. Ne apro una e trovo un bagno con vasca ultramoderna, una doccia che potrebbe ospitare comodamente otto persone e una selezione di saponi dai profumi esotici da fare invidia a un supermercato. Apro l'acqua della doccia, aspettando qualche secondo perchè raggiunga la giusta temperatura, intanto scelgo la fragranza del sapone: fiori di frangipani e vaniglia. Mi lavo con calma, il profumo del sapone mi avvolge assieme al vapore della doccia. Ripenso alla ieri sera, al sesso fantastico, al modo in cui ho conosciuto Lorenzo, alla faccia di Dani... No. Daniele deve rimanere fuori dai miei pensieri.

Esco dalla doccia e mi avvolgo in uno degli asciugamani che trovo accando alla vasca, che mi copre a malapena fino a metà coscia.

Non mi va di indossare di nuovo i miei vestiti di ieri, quindi ritorno in camera e decido di cercare l'armadio. Ritornando in camera mi assicuro che Lorenzo dorma ancora, poi mi metto a cercare qualcosa che assomigli ad un'armadio. Nulla. Poi, l'illuminazione. Una cabina armadio. Apro una delle due porte rimaste e una stanza grande quanto quella da letto ma ricolma di vestiti mi accoglie nel suo silenzio di trame ed orditi. Camicie, completi eleganti, cravatte ordinatamente ripiegate, ma anche jeans a sigaretta, t-shirt e felpe. Un mix eccentrico di stoffe e colori. Prendo una t-shirt grigia che mi potrebbe contenere due volte e un paio di boxer attillati ed esco, tornando nella camera da letto.

Lorenzo dorme ancora. Perfetto. Preparerò la colazione.

Mi perdo qualche volta prima di ritornare alle scale che abbiamo percorso ieri sera per salire al primo piano, quelle che danno praticamente sulla porta d'entrata. Mi aggiro curiosa tra le labirintiche stanze di questa villa che sembra essere immensa, e mi chiedo che razza di lavoro faccia il bel ragazzo che sta ancora dormendo al piano di sopra.

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