17. Bagno di sangue

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Madison Pov
Suonai il campanello della dottoressa Johnston.
Era una calda mattinata, dei grossi nuvoloni grigi stavano coprendo il cielo azzurro.
Entrai nell'ascensore e schiacciai il terzo piano.
Mi mangiavo le unghie mentre ripensavo a quello che stavo facendo.
Non ne ero ancora sicura, ma non potevo certo tornare indietro.
Avevo bisogno di parlare con qualcuno. Solitamente quando si hanno dei semplici problemi d'amore ci si rivolge agli amici o a i parenti.
Ma nel mio caso? Io non ho nessuno dei due. Di certo non mi sarei messa a parlare con Del e Kara. Non potevano capire quello che provavo io, nessun poteva. Nessuno prova tutto questo amore incondizionato, questa ossessione. E dubito che n'analista possa aiutarmi, ma tentar non nuoce.
Ho bisogno di trovare un modo per stare bene con me stessa, devo trovare una soluzione. E so che il mio piano non lo è. Per questo sono qui. Voglio essere una persona migliore. Merito tutto l'amore del mondo, non valgo meno di nessuno. Ho solo bisogno che qualcuno se ne accorga.
Uscì dall'ascensore e percorsi il piccolo corridoio. Era un luogo spoglio, molto semplice, e bianco. La porta dell'ufficio della dottoressa era aperta. Provai ad entrare, e non riuscendoci alzai gli occhi al cielo.
Ovvio, lei non poteva sapere che ero un vampiro.
-Permesso? -
-Prego avanti! -
Entrai nell'uffico e seguì la voce femminile che aveva parlato.
Sembrava più un salottino.
Al contrario del resto dell'edificio, i colori delle pareti erano più scure. C'era un buon odore di incenso alla cannella, e una scrivania di mogano disordinata.
Era una stanza piccola, ma comunque accogliente.
La dottoressa mi strinse la mano e mi disse di chiamarla Haisel.
Era una donna in carne di mezz'etá. Il caschetto nero la faceva sembrare più giovane. Indossava un grande maglione rosa pastello e dei pantaloni neri.
Mi sedetti sulla poltrona marrone di pelle rovinata e accavallai le gambe.
Haisel si sedette di fronte a me e prese dalla massa di fogli e documenti un quaderno giallo e una penna.
Mentre la osservavo scrivere attentamente qualcosa, mi venne in mente che non era la prima volta che venivo dallo psicologo.
Ricordo che avevo quattordici anni. Mia madre diceva che ero una ragazzina troppo silenziosa, che non facevo nulla e non esprimevo emozioni. Divertente come sia riuscita a giungere a questa conclusione, visto che non era mai in casa.
Le poche volte che c'era, era troppo impegnata a preoccuparsi dei danni che faceva papà, per vedere Le mie emozioni.
-Madison. -
Spalancai gli occhi e scacciai via tutti quei pensieri.
-Si? -
-Le ho chiesto come sta oggi. -
-Bene. Sto bene. -
Annuì e scrisse qualcosa sul quaderno.
Era così importante sapere come stavo?!
-Bene Madison, parlami. Parlami come se fossi la tua migliore amica, tua madre o chiunque tu voglia. Dimmi che cosa ti turba o dimmi quello che vuoi. Ti ascolto. -
Feci un respiro profondo e annuì prima di risponderle.
- Sto per sposarmi. Con un uomo unico, di cui sono follemente innamorata. -
-Bene. - Mi sorrise facendomi cenno di continuare.
- Ma lui non mi ama. -
Haisel annuì e scrisse sul suo quaderno.
Ero davvero curiosa di scoprire cosa avesse scritto.
-E tu credi che non ti ami perché non te l'ha detto? -
-No. Lui ama un'altra. La sua ex, con cui ha anche una figlia. Il nostro è un matrimonio combinato. Ma non lo è per me. Farei di tutto per stare al suo fianco. Non so che fare, vorrei solo essere amata. -
-Madison, l'amore ha tante sfumature. Così tante che diventa difficile riconoscere cosa sia effettivamente l'amore. Chi lo sa? -
-Io lo so. Quello che provo per lui è amore. Ne sono assolutamente certa. Ed ora è arrivata quella che me lo sta portando via.prima andava tutto bene. So che non mi amava, ma me lo faceva credere. Stavamo bene insieme. Col tempo avrebbe potuto amarmi, pensavo. Ma adesso non lo so più. -
Rimase in silenzio mentre scriveva.
-Vuoi raccontarmi qualcosa di voi due? Prima che arrivasse questa ragazza? Era diverso? -
Annuì tra me e me.
Si, eccome se lo era.

Virginia Beach, 4 marzo 2022

-Carly, prendi Il vino più buono che avete. A Calum piacciono quelli italiani. -
La cameriera annuì e si diresse in cantina.
Mi avvicinai al tavolo per controllare nuovamente che tutto fosse in ordine.
La tavola era perfettamente decorata, Avevo fatto appositamente mettere quei bicchieri di cristallo che i Fisher non usavano da molto.
La candela rossa era già accesa. Mi diedi un'occhiata veloce allo specchio.
Indossavo uno splendido abito rosso chiaro, con una profonda scollatura e uno spacco laterale. Avevo raccolto i capelli in una crocchia e nell' insieme ero davvero bella.
Mi passai un pò di rossetto porpora e sorrisi alla mia figura riflessa.
Avevo organizzato una cenetta solo per noi due, perché era da molto che non facevamo qualcosa del genere.
Ultimamente uscivamo solo per andare a caccia. Nonostante avessimo il sangue sempre a disposizione, a Calum piaceva ricorrere alla vecchia maniera. Era un vero vampiro e questo lato selvaggio di lui mi faceva impazzire.
Carly tornò in sala da pranzo con una bottiglia di vino rosso italiano.
-Perfetto. Puoi andare adesso. -
Guardai l'orologio. Era in ritardo. Sbuffai nervosa e presi un pezzo di pane al centro del tavolo.
- Ma come, non mi aspetti neanche? -
Quando sentii la sua voce roca mi voltai e gli corsi incontro, avvolgendogli le braccia al collo.
-Sei in ritardo. -
Mi sorrise e mi strinse a se.
- Mi spiace. -si avvicinò al mio orecchio. -Ho portato il dessert. -
Mi lasciò andare e uscì dalla sala da pranzo per rientrare subito dopo accompagnato da una ragazzina.
Aveva i polsi legati e tremava tra i singhiozzi.
Aveva una lunga treccia Castana e Indossava vestiti scadenti.
Avrà avuto dodici o tredici anni, e l'odore del suo sangue Vergine e giovane mi arrivò dritto alle narici.
Ispezioni la ragazzina da vicino, aveva la pelle pallida, e mi incantati ad osservare la vena pulsante del suo collo.
Posai una unghia laccata di rosso sulla sua guancia bagnata di lacrime, e la incisi facendone uscire un pò di sangue. Portai il dito alle labbra e leccai la goccia.
-Ottimo. -
-Prima le altre portate. -
-Volevo solo assaggiarla. -
-Lascia un Po di spazio per il dolce allora. -
Annuì e ci sedemmo uno di fronte all'altra nel tavolo rotondo.
Tra di noi, stava seduta la ragazzina minuta.
-Vi prego lasciatemi andare! -
Si agitava sulla sedia, cercando inutilmente di slacciarsi i polsi.
La ignorammo e concentrammo l'attenzione sullo stufato con patate che Carly ci servì.
-Ha mangiato? -
Chiesi a Calum indicando la ragazzina.
-Aiutatemi! - mi stupì quando la sentii urlare.
Nessuno poteva sentirla.
-Che cosa ti avevo detto? Se urli ti terremmo abbastanza sveglia per farti soffrire di più. - sputò acido Calum.
-Vi prego! Non dirò nulla! Lasciatemi andare! -
Non smetteva di frignare e mi stava seriamente dando su i nervi. Calum strinse forte la forchetta in un pugno e poi mi sorrise.
-Che dici, passiamo subito al dolce? -
Posai la forchetta nel piatto e annuì sorridente.
Carly liberò il tavolo lasciando solamente i nostri bicchieri e la candela.
Ci alzammo e Calum prese la ragazza tremante e la distese sul tavolo.
- No! Perfavore!-
-Credo proprio che gli piaccia soffrire. -
Ridemmo sotto lo sguardo terrorizzato della ragazza.
Le aprì la camicietta a fiori rosa e mi leccai le labbra quando sentii il forte battito del suo cuore.
Passai la mia unghia lunga tra l'incavo del suo seno infantile e scesi verso l'ombelico.
Le avevo provocato una lunga ferita lungo l'addome da cui fuoriusciva il denso sangue succlento.
Urlò quando ci passai sopra la lingua.
-Mmm. B negativo. Che palle. -
Calum le prese il polso e lo morse ferocemente.
L'umana urlò con tutte le sue forse ed io mi occupai dell' altro polso.
Il suo sapore dolce mi scivolò Lungo la gola.
Era delizioso, ed era da molto che non assaggiavo del vero sangue fresco Vergine.
Quando io e Calum andavamo a caccia, solitamente evitavamo i bambini. Nonostante il loro sangue fosse più puro, sia io che lui eravamo d'accordo sul fatto di nutrirci solo di giovani adolescenti o adulti puliti.
Perciò, quando era entrato in sala Da pranzo con la ragazzina mi aveva stupito.
Le lasciai andare il polso e con l'unghia dell'indice gli mozzai la gola.
Il sangue usciva veloce e osservavo soddisfatta il viso contratto dal dolore dell'umana.
-Quanto ci metterà a morire? -
-Abbastanza per far si che soffra. -Ottimo. -
Ci avventammo sul suo collo e bevemmo affamati.
La ragazza smise di muoversi, segno che era andata. quando fummo sazi, ci staccammo dalla sua gola.
Non restava niente di quella povera anima. Eravamo seduti sul tavolo, coperto di sangue come i nostri vestiti.
Io e Calum ci guardammo. Il suo viso era rosso come il mio.
Ci avvicinammo e ci baciammo, con lo sguardo vitreo del cadere che ci osservava.
In pochissimo tempo mi tolse i vestiti ingombranti, si abbassò i pantaloni e mi prese li, affianco all' umana.
Ogni sua spinta mi faceva scivolare per via del sangue.
Quando finimmo, si distese al mio fianco ansiamante.
Restammo li, abbracciati vicino al cadavere, fino a quando il sangue cofinminciò a seccarsi sulla nostra pelle.

Era un bagno di sangue

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Era un bagno di sangue.
E da quel giorno, per quasi due mesi, ogni settimana Calum tornava a casa con un dolce diverso.

Quando finì di raccontarle di quei magnifici momenti d'amore, l'analista deglutì.
Era diventata pallida quasi quanto me e si muoveva agitata sulla sedia.
Scrisse qualcosa sul suo quaderno, e dal tempo che ci impiegava doveva essere qualcosa di interessante.
-Che cosa sta scrivendo? -
Lei alzò lo sguardo e mi osservò nervosa.
- Non glielo posso dire. -
-Da quando sono qui non ha fatto altro che scrivere. Ho parlato solo io. Non sono io la strizza cervelli. -
-Hai ragione. La mia tesi è che hai una... fervida immaginazione. La ragazzina che avete ucciso in realtà la rispecchi come la ex compagnia del tuo fidanzato. L'omicidio indica l'odio che provi per lei. Il rapporto sessuale... in mezzo al sangue, indica amore puro. Il sangue puro di un bambino. Si è rifugiata dietro la sua immaginazione, ciò che la sua mente vuole farle credere. Crede che senza la vecchia compagnia, tra di voi possa sbocciare amore vero. -
-Mi sta dicendo che dovrei ammazzarla? Che è quello che la mia mente mi sta invogliando a fare? -
La donna deglutì ancora e distolse lo sguardo.
- Non deve preoccuparsi. A volte la mente fa brutti scherzi. L'immaginazione è un modo che usano molti per affrontare le cose. -
Mi alzai dalla poltrona e superai la scrivania, trovandomi vicino ad Haisel che sussultò.
-Immaginazione? -
Lei annuì nervosa ed io sorrisi maligna.
Te la faccio vedere io, l'immaginazione.
In un istante affondai i canini sul suo collo rugoso.
Le tappai la bocca e succhiai velocemente.
Si agitava sotto di me, cercando invano qualcosa con cui colpirmi.
Mi staccai sazia, e mi leccai le labbra.
-Grazie per il consiglio, Haisel. -
E detto ciò, le spezzai il collo con una mossa sola.

Vampire next door - Il risveglio delle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora