Ludovica e Mattia sono due anime perse....
Il destino gli farà incontrare sulle note di "figli delle stelle".
Molte saranno le prove d'affrontare, molti gli ostacoli da superare...
Nuovi i sentimenti da scoprire.....
Nient'altro che noi ...
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Squilla il telefono. Ma è notte cazzo!- penso disturbata da quell'assordante squillo. _Chi è? – dico ancora priva di sensi _No, non mi dire. Stai ancora dormendo? Ludo, dobbiamo andare all'università, ricordi? Manifestazione, Carlo, Giulio, avvocati non ti dicono nulla? _Cazzo! Dammi dieci minuti Già e sono da te. Salto giù dal letto e mi affretto a correre in bagno : sembro Tarzan appena uscito dalla giungla. Fa un freddo cane guardo la doccia impaurita e mi ci butto senza pensarci. _Cazzo!- Urlo _Ludovica, basta parolacce! -Mi rimprovera mamma dall'altra stanza. _Ma, l'acqua è gelida! Esco dalla doccia e mi infilo l'accappatoio, corro in camera ancora coi piedi bagnati mentre mamma mi maledice. Back , il mio cane, mi guarda con aria noncurante e si volta dall'altra parte per continuare a dormire. "Beato lui! " penso. Apro l'armadio e afferro le prime cose che trovo: leggings neri, maglia blu larga tre volte la mia taglia, e galosce nere: che risultato di merda! Lo sciarpone non può mai mancare! C'è un mio amico, Raf che dice che ho l'abilita di avvolgermi talmente bene nelle sciarpe da perdermi. Vorrei dirgli che la mia è solo insicurezza. Dietro 20 centimetri di stoffa riesco a nascondere la paura di non essere mai abbastanza, mai troppo, mai utile, sono giusto un particolare, un accessorio, a volte inopportuno. Sono come delle nike sotto ad un vestito chanel ,sono una bestemmia nel bel mezzo di una messa o un crisantemo in un campo di rose. Sono una di quelle cose che si fa notare, si distingue ti fa sorridere ma dopo un po' nemmeno ne ricordi l'esistenza. Sono una sigaretta ancora accesa nel posacenere e quel diario segreto iniziato e mai portato avanti e sono un regalo comprato e mai consegnato e quel bacio mai dato e quell'abbraccio negato. Sono il rimpianto, il rancore, l'insicurezza, la rabbia, la paura, la tensione , il timore, l'incompletezza. Sono quello che semplicemente non vorrei mai essere. Un po' di trucco profumo e sono pronta per scendere. Giada è giù che mi aspetta , capisco che ho fatto davvero tardi. _Giorno zombie!- mi fa _Giorno Giadina! -Le sorrido. _Angela non viene, ha la febbre! -Stridula e mi fa un occhiolino Accelero , musica a mille e si parte!
"sono lontani quei momenti quando uno sguardo provocava turbamenti. forse alla fine di questa triste storia qualcuno troverà il coraggio per affrontare i sensi di colpa e cancellarli da questo viaggio. Forse era giusto così... forse ma forse... ma si."
Arriviamo al tribunale e c'è già una gran folla. Gente coi megafoni, striscioni e ragazzi che urlano! _Ludo, cristo! Ludo! - Giada Riesce a dirmi solo questo e scende dall'auto. La vedo correre incredula ed eccitata, diventa man mano più piccola fino a quando ahimè la perdo nella folla. Parcheggio l'auto e solo dopo tanti minuti riesco a beccarla a saltare e sorridere avanti al grande spettacolo. Persone di tutte le età che saltano insieme e si dilettano in cori da stadio modificati. Ne sono certa: questa è la casa del Fascino. Tutti vestiti in tiro, con quegli abiti eleganti , scuri, belli, costosi, incantevoli e tra loro, ci sono io : leggings e maglione . _Ah eccovi!- Ci dice Carlo. Lo ritroviamo dietro di noi , con in mano degli striscioni e col viso un po' sudaticcio, ma non ancora riesco a vedere Giulio. _Eh già, eccoci!- Risponde Giada e io la guardo sbalordita: è riuscita a parlare in sua presenza! Ci riassume brevemente tutto quello che è successo in mattinata e ci invita a metterci in prima fila con lui, ma fortunatamente a Giada e rimasto ancora un briciolo di buon senso e decide così, di rifiutare. Carlo si allontana e si mette in prima fila a guidare i cori, di tanto in tanto si volta e lancia delle occhiate. Un uomo sulla sessantina, basso e grassoccio si appresta a farsi spazio tra la folla, ha una fascia , quella da sindaco , poggiata sul collo a mo' di sciarpa e cerca di richiamare l'attenzione parlando da un megafono. Tutti cominciano a spingere e a dimenarsi tra i vari gruppi per riuscire ad ascoltare meglio, per poter vedere quel metro e quaranta d'uomo dalla voce timida e dolce. Trascino Giada con me per evitare di essere strattonata e ci mettiamo in un angolo, accanto ad altri gruppetti che guardano la scena da lontano divertiti e quasi increduli. _Ludo- mi sussurra Giada all'orecchio_ quel tipo ci guarda, non voltarti subito sta alla tua destra, e quanto è figo. _Perfetto. posso girarmi adesso? _Non ancora. No! - dice Giada portandosi una mano alla fronte_ sorride, forse ha capito che sto parlando di lui. _Come è vestito? _Di nero, con una camicia bianca. Faccio finta di cercare l'accendino in borsa e mi volto lentamente alzo un po' gli occhi fingendo di leggere qualche scritta dei negozi intorno a me e poi sposto il capo più a destra. Lui è lì. Dio, quanto è bello. Sarà sulla trentina o qualcosa in più: alto, robusto, capelli lunghetti castani, occhi grandi scuri, scuri come il carbone, scuri da far paura , scuri come le tenebre scuri da perdersi dentro. Storce un po' le labbra ed è evidentemente divertito dalla situazione che si è creata. Distolgo immediatamente lo sguardo cercando realmente l'accendino. Ma non posso fare a meno di osservarlo, lui mette una mano nella tasca destra , e con l'altra si strofina lentamente il labbro con l'indice descrivendone la forma. Con aria disinvolta, ripete più volte lo stesso movimento cambiando direzione. Guarda insistentemente facendo diventare quei grandi occhi scuri delle fessure strette e fulminanti. Si volta verso un collega e finge di seguirlo nella conversazione ma tiene gli occhi fissi su di me e la mia borsa. Mette in imbarazzo quella pressione, abbasso lo sguardo, fisso la borsa, e mentre mi dimeno a cercare l'accendino, ruotando le mani senza una meta , sperando di nascondere in qualche modo il mio imbarazzo ecco che la borsa mi cade dalle mani. La solita frana, goffa ed inutile. Non oso alzare lo sguardo, sento solo il ridacchiare di Giada e cerco di fare il più in fretta possibile per evitare che qualcuno se ne accorga.Telefono , chiavi, penne tutto a terra! Non voglio rialzarmi, vorrei sparire all'istante. Vedo delle scarpe nere e lucide accanto alla mia borsa, alzo lentamente lo sguardo e mi ci vuole un po' per riprendere i sensi: lui è lì, difronte a me con un accendino in mano. Mi rialzo lentamente cercando di non fare danni e mi dice: _Serve aiuto? – e mi porge un accendino rettangolare d'argento con uno stemma sopra. _Oh, Grazie! Gentilissimo!- Prendo l'accendino dalle sue mani e il solo contatto con quella pelle morbida e calda mi gela tutta. Accendo la sigaretta e sto per restituirgliela e lui mi dice: _La tenga, è grande e pesante la troverà sicuramente , senza far cadere nulla dalle mani, almeno evitiamo danni.- e mi indica il rossetto caduto dalla borsa ormai spiaccicato per terra, accompagna queste parole con un sorriso maligno e fugace. Giada comincia a ridere e io guardo male entrambi. _Grazie, ma non ne ho bisogno! E imito il suo stesso sorriso alzando il sopracciglio destro che è indice del mio nervosismo. Gliela restituisco e mi allontano andando al bar." Sarai anche bello, ma credi di essere nostro Signore." penso. in realtà sono solo arrabbiata con me stessa. Mai che riuscissi a fare la cosa giusta al momento giusto. Se qualcosa va per il giusto verso, ci sono io a rovinare tutto: maledetta me! _Desidera?- fa il cameriere _Un caffè, Marlboro e un accendino, grazie. Pago il conto e aspetto il caffè. Inizio a mordicchiare le pellicine intorno al pollice ripensando alla superbia e alla presunzione di quel tizio. Bevo il caffè maledettamente bruciato e quando esco vedo lui e Giada fuori al bar che chiacchierano. _Giada, andiamo? _Ludo, lui è l'avvocato Dorsa e tiene il corso di Diritto Privato nella nostra università. Bella merda. Riesco solo a pensare la faccia di Serena quando le racconterò tutto:" Ti sei messa in un bel casino!" mi dirà. _Ah, bene! Piacere Ludovica. _Piacere, Mattia Dorsa, professore di istituzioni di diritto privato! Mi fissa negli occhi, tenendo il capo un po' abbassato da rendere lo sguardo ancora più profondo e seducente, mi porge la mano e : ci risiamo! Ricevo una scossa all'ennesima potenza, ritiro la mia mano tremante ed è evidente il mio disagio. _Arrivederla, dico! E senza aspettare la risposta mi dirigo verso la macchina con Giada che mi segue. Ma la mia macchina non c'è. O quanto meno non è a terra: la vedo sul carro attrezzi e per il nervoso vorrei piangere ma cerco di trattenermi . _Scusi-urlo all'uomo che è alla guida. _Mi sente?- Ma con tutto quel frastuono non mi vede nemmeno. Mi posiziono avanti al carro attrezzi gesticolando, l'uomo scende e mi dice: _Cosa è successo? _ Dovrei chiederlo io a lei come mai ha messo la mia macchina lì sopra. _Ah, è sua?- dice l'uomo guardando la mia auto. _ Questi sono posti riservati agli avvocati, io ho ricevuto una chiamata dal dottor Dorsa. Questo è un parcheggio riservato agli avvocati e quello è il posto del dottore- mi dice l'uomo dispiaciuto, poi continua: sono venuto a liberarlo. _E ti pareva, cazzo! Giada mi guarda con gli occhi spalancati e io continuo: _ Ma che stronzo, si crede Dio sceso in terra! Ma dove sta? Se fosse qui gli dare un calcio nelle... _Calma! – sento una voce provenire da dietro, la sua. No, non voglio voltarmi, stavolta l'ho fatta proprio grossa. Sento il rumore dei suoi passi, via via più forti, io resto ancora immobile sento una mano, la sua, mi volta toccandomi una spalla. _Lo vedi quello?- indicando il posto dell'auto ormai vacante_ Bene, quel posto dalle otto alle tredici è riservato a me e tu te ne sei appropriata. Bastava leggere il cartello!_ E mi tocca il mento spingendolo verso la direzione dell'insegna_ sono la vittima mi pare, non il carnefice! Mi sussurra nell'orecchio Gli afferrò la mano e la tolgo dal mio viso . _Una vittima arrogante e superba! _Quanto le devo?- Dico rivolgendomi all'uomo che ci guarda dispiaciuto. _ Sono centottanta euro! _Cosa? –Chiedo sbalordita e sento la sua risatina fastidiosa. _Ma io non li ho questi soldi. _Puoi dare il tuo indirizzo e numero al Signor Mario- dice frettolosamente- potrai aggiustare tutto con calma. Penso a mia madre, alla sua scenata quando le presenterò il conto, penso alle continue figuracce che sto facendo, detto il numero al signore e cerco di fare lunghi respiri per calmarmi. _Mario, la signorina già è incazzata abbastanza che ne dici se rilasci la macchina e poi risolviamo tutto io e te? _D'accordo dottore, come vuole! Si allontana da noi e sale sul carro attrezzi pronto a riabbassare l'auto. _Grazie mille!_ gli dice Giada _è grazie a lui che la macchina è lì- le dico all'orecchio. _Non mi sembra! – fa lui indicando il cartello. _E dovresti ringraziarmi! Io non rispondo e lui voltandosi verso Giada dice: _E sarei io l'arrogante? Giada sorride e abbassa lo sguardo. _Mi stai dando dell'arrogante? _Tu mi hai dato dello stronzo , ringrazia anche per questo! La mia macchina è finalmente a terra, mi avvicino e penso che dopotutto dovrei ringraziarlo, non mi volto e dandogli le spalle urlo : _Grazie! - con un tono sarcastico. _Spero di rivederti presto! Mi volto sorpresa, e noto, con molto dispiacere che si riferiva a Giada, si accorge dall'espressione del mio viso , imbarazzato per le false speranze e e comincia a ridere , a ridere forte, trattandomi da stupida o forse ancor meglio da illusa. Mi metto in macchina sbattendo la porta faccio partire il motore e slitto , incazzata ed insicura più che mai!