Capitolo -5-

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È lunedì mattina. Questo giorno è odiato da tutti : si dorme poco, si è stanchi e bisogna ricominciare a lavorare. Questo, non è tutto del Lunedì mattina: si considera la fine del riposo ma non l'inizio dell'attività. Di Lunedì mattina cerco sempre di stilare una lista degli obbiettivi da portare a termine entro il sabato: mi da carica , mi sento attiva. Penso a nuove sfide da lanciarmi, nuovi ostacoli da superare, cose nuove da fare: al primo posto della classifica mentale ci scrivo "cerca di non metterti nei guai" , ma cancello il proposito immediatamente.
Continuo a scrivere di evitare Ettore, Simone, Mattia, di evitare di fumare troppo e dormire poco, di essere sempre arrabbiata e poco rilassata, ma mi sembra un mondo utopico, sembra la lista di un'altra persona e non mi piace prendermi in giro quindi cancello tutto e ci ripenso. Giada ed Angela continuano a farfugliare qualcosa ma non sono molto concentrata , fino a quando non richiamano la mia attenzione.
"vero, Ludo?" - mi domanda Giada?
"Scusami, non ti seguivo!"
"Sei già in ansia per la lezione con il professor Dorsa?"
"Quale lezione?" - dico sconcertata! - Non cominciava la settimana prossima?"
_Lù, oggi è la settimana prossima.- mi dice Giada spazientita.
Rifletto , capisco, deglutisco e preparo la serie di parolacce infinite: giusto per cominciare come si deve la giornata.
_Che mi sono persa? - interrompe Angela, incuriosita.
_La nostra bella Ludovica, venerdì mattina, per poco non picchiava un uomo, lo ha insultato, lo ha deriso, ha alzato la voce, quell'uomo è il professore Dorsa.
_Oh Cristo! Ludo sei spacciata! Ha una reputazione...
_Di cosa parli? -chiedo
_Si dice in giro, che l'esame è quasi impossibile superarlo con lui. Fa domande contorte, prepara trabocchetti e ti mette in difficoltà solo per testare se realmente hai studiato dal suo libro. è inavvicinabile. Inoltre , dice che nonostante accetti attenzioni da parte delle ragazze si diverte , in sede di esame, a bocciarle!
Guido e penso Mattia: penso a quanto sia ambiguo ed impenetrabile, misterioso , singolare ed incredibilmente affascinante. Ripenso alle sue parole "non amo più" "non ce n'è più di amore" "non è amare, questo è mortificare". Che strano modo di predicare l'amore da chi non lo pratica da tempo. Esplodo di curiosità : vorrei sapere chi è la donna che gli ha strappato tutto, che ha assorbito tutto l'amore, e lo ha fatto diventare così distante , distante da tutto. Se avessi compilato la lista avrei già saltato uno degli obbiettivi scritti.
Arriviamo all'università stranamente c'è poca gente, ma il parcheggio è sempre difficile trovarlo libero.
_Attenta a non occupare qualche posto riservato, mi fa Giada- mi strizza l'occhio e abbozza un sorriso.
Ricambio.
Entriamo in aula , senza nemmeno aver preso il caffè, ho troppa ansia, non faccio che spegnere e riaccendere le sigarette. Accendo il display del cellulare: sono le 9.00. Lo riaccendo di nuovo, sono le 9.01. Sono impaziente, a momenti penso di abbandonare l'aula, non so se riuscirò a reggere l'ansia. Lo immagino già entrare in aula, e camminare in quel modo che solo lui sa fare. La verità è che non ho ancora realizzato il fatto che sia il mio professore. Come faccio a fingere indifferenza se meno di otto ore fa ero in auto con lui? come faccio a non sorridergli ? Come faccio a non continuare ad odiarlo?
_Buongiorno.- I miei pensieri si interrompono.
Entra in aula, bello come sempre, vestito di grigio, in modo elegante e con gli occhi scuri, scuri da far paura, scuri da mettere soggezione ,scuri da far innamorare. Sento bisbigli continui , capisco che tutte le ragazze presenti nell'aula lo stanno ammirando, mi guardo un po' intorno e non vedo altro che visi incantati e occhi sognanti , tutti rivolti verso Mattia Dorsa. Un po' mi infastidisce la cosa, ma non posso fare a meno di sentirmi orgogliosa e superiore alle comuni mortali che non hanno avuto il mio stesso onore. Le guardo, con aria di superiorità senza capire, però, che è una competizione che ho avviato solo io. Sorrido , per la mia stupidità e per il mio istinto femminile e mi concentro su Mattia.
Mi intravede tra le circa duecento persone che sono sedute nell'aula. Me ne accorgo perché mi guarda, mi fissa penetrandomi con gli occhi e abbozzando un sorriso.
_Inizio col dire che per me siete tutti uguali- e già su questo, potrei contraddire il mio professore, ma evito per la sue e per la mia incolumità, poi continua- è , quindi, inutile che tentiate di avvicinarmi per avere favoritismi o raccomandazioni, la mia idea di società, di sistema, di organizzazione è basata sulla meritocrazia.
Volevo aggiungere, inoltre, ma penso che vi sia stato detto in precedenza dai miei colleghi, che nonostante siate tutte delle belle ragazze- guarda un po' tutte le ragazze dell'aula, immediatamente mi drizzo sulla sedia per poter capire ancor meglio quello che stia dicendo- e che io sia abbastanza giovane, o almeno così dicono, vi inviterei a non indossare indumenti striminziti,gonne, minigonne, abiti scollati, perché qui formiamo dei giuristi, non showgirl . - I ragazzi sogghignano , quasi impazziti ma lui interrompe e continua- quei vestiti, non sono vietati ma riservateli al sabato sera, semmai doveste trovarvi in un bagno, da sole, a vomitare nel post sbornia, per chissà quale delusione. – io abbasso il capo e divento tutta rossa, mi sento osservata anche se nessuno mi sta calcolando, lui mi lancia un'occhiata e sorride: ed ecco che si è trasformato nuovamente nella persona rude e cinica che tutti descrivono.
L'aula scoppia in una risata plateale e lui calma il baccano puntando, verso di noi, il palmo della mano.
Mi sfrego le pellicine della mano con le dita e l'unica cosa che riesco a guardare sono i miei piedi.
Sento frasi, tutte simili ,che vanno dal " come è figo" al "io mi farò bocciare a vita solo per seguire i suoi corsi".

Lui va avanti e indietro continuando i suoi discorsi sulla meritocrazia e sulla compostezza.
Inizia la lezione e comincia a spiegare cosa andremo a studiare, ci illustra il programma e fa una breve ripetizione sulle cose che dovremmo sapere per affrontare bene il corso.
Cammina divinamente tra i banchi dell'aula si avvicina verso di me , mi guarda,
da quegli occhi non riesco ad intravedere nulla, quegli occhi che hanno il buio divengono ghiaccio, impossibile penetrarli, appoggia le dita sul mio banco e le picchietta velocemente. Mi guarda in modo spietato e sposta lo sguardo sul banco, seguo i suoi occhi che fissano il mio quaderno noto che il mio quaderno è girato al contrario. "Sono sempre la solita" dico tra me e me .
_Cominciamo, almeno, col verso giusto. Chiedo troppo? !- Mi dice in modo secco girandomi il quaderno.
Resto in silenzio e fingo di prendere appunti , ma l'unica cosa che riesco a scrivere è "LO ODIO" .
Pensa di essere un tiranno, non è un re solo perché si trova dall'altra parte della cattedra. Non so se è un modo per spaventarci, per ottenere rispetto, per evitare che ci prendiamo gioco di lui ma questo Mattia non mi piace.
Ci da un quarto d'ora di pausa.
Usciamo tutti fuori, chi per mangiare, chi per telefonare, chi, come me, per fumare.
Sento gli insulti da parte dei ragazzi e gli elogi da parte delle ragazze. Chi si lamenta per il suo carattere, chi per la grandezza del programma, chi per la commissione, insomma: Mattia Dorsa mette in subbuglio un po' la vita di tutti.
Mi vibra il cellulare. Un messaggio. Mattia .
"Ho bisogno di parlarti!!" nascondo il cellulare, temo che Giada possa leggere.
Mi allontano un po' e poi rispondo:
"Quando hai finito di spadroneggiare magari..."
"È il mio lavoro! Stasera al Green Bar."
"Questa è un appuntamento o cosa?"
"Ritorni in aula , non perda tempo col cellulare"- mi scrive
Adesso sono un po' più tranquilla, non so perché ma ero sicurissima che non volesse più sentirmi né vedermi. Vederlo comportarsi così mi ha messo ansia e nervoso, ma adesso mi sembra tutto un lontano ricordo: adesso tutto va meglio.
Rientro in aula, prendo posto, apro il quaderno e ci trovo un post it giallo attaccato in malo modo con scritto "Non mancare!" ,sposto il mio sguardo su di lui che però è distratto. Cerca qualcosa sula cattedra, prende un fogliettino tra le mani e scrive i titoli dei libri di testo da utilizzare. Una donna entra in aula mentre lui trascrive i titoli. é elegante e seducente. Indossa una gonna nera con una camicia bianca, calze color carne e dei tacchi neri altissimi. La sua chioma rossiccia con riflessi quasi viola , liscia e foltissima fa perdere l'attenzione su tutto il resto. Ha il viso magrissimo e le occhiaia marcate, lo guarda camminando lentamente e lui si volta, non perdendo il contatto coi suoi occhi.
_Eccola, l'assistente-dice una ragazza dietro di me
_Ma perchè si sono lasciati?- risponde l'amica.
_Ritornano insieme secondo me.
Cosa? Mattia fidanzato? Con questo scheletro composto da snobismo e altezzosità ? Guardandola bene non neanche così bella. Si, forse è bella, ma da come ci guarda è chiaro che per lei siamo delle nullità.
Non so se ho una reazione, non so spiegarmi cosa provo e se provo qualcosa. Sono infastidita, questo è chiaro. Ma non devo esserlo. Che diritto ho? Chi sono io per arrabbiarmi con Mattia? Cosa ha fatto di male Mattia, se non avere pietà per me e cercare di "salvarmi" da chissà quale catastrofe? Non era , forse, quello che volevo? Non è , forse, l'unica cosa a cui posso aspirare?

_Vi presento la mia assistente: la professoressa Carla Boulevase- dice, avvolgendole una mano sulla spalla.
Lei gli strizza un occhio e gli dice delle cose all'orecchio, voltandoci le spalle: che educazione!
Mattia le stringe , dissente con lo sguardo e poggiandole una mano all'avambraccio le indica la porta .

Finalmente finisce la lezione. Finalmente posso tornare a casa. Ho bisogno del mio letto, del mio cane, del buio , della musica e delle dannate sigarette. Ho bisogno di capire...
_Ludo, ti suona il cellulare!
_Arrivo, mamma!
Mi precipito in cucina , rischiando di inciampare nelle buste della spesa, afferro il cellulare e...
"Tra un'ora sono al Green Bar, spero che verrai."
"Attendo notizie"
Due messaggi suoi, sono di mezz'ora fa. Cazzo ! Mezz'ora per prepararmi, ho solo trenta fottutissimi minuti.
"A tra poco!" gli scrivo
"Finalmente! Rimpiango i tempi della colomba e la lettera, dato che il cellulare per lei è cosa misteriosa e sconosciuta! Passo io." - mi risponde
"Sono adulta...io , ho la macchina...io, posso passare...io"
"Tra trenta minuti sono giù da te!"- e quel modo insistente che ha mi infastidisce.
Ma quanto sa diventare irritante?
Non so nemmeno se sono riuscita a fare una vera doccia o se mi sono solo lasciata bagnare da tre o forse quattro gocce d'acqua, so solo che qualsiasi cosa sia stata è durata meno di dieci minuti. Sono disperata. Non so cosa indossare e poiché le idee le ho ben chiare: lui è fidanzato, io devo restare single, evito qualsiasi indumento che possa far intendere qualcosa che non c'è.
In pratica: evito di vestirmi come se stessi per andare ad un appuntamento.
Jeans, scarpe basse beige e il suo maglione, giacca di pelle un filo di matita sull'occhio e profumo a volontà . Risultato?Bridget Jones avrebbe fatto di meglio.
Vibra di nuovo il cellulare.
"Sono giù"
_Mamma, scendo!
_Con chi?
_Col mio professore universitario!
_Ludovica sii seria e non dire sciocchezze. Con chi esci? - Irrigidisce il viso e porta una mano al fianco.
_Con Serena , mamma. Con chi altrimenti?-le sorrido e me ne vado.
Scendendo le scale , inizio a ridere da sola, pensando alla faccia sconvolta di mia madre
a come si sia rilassata dopo aver capito che era uno scherzo. Si, mamma, è solo uno scherzo.
Apro la porta e la sua macchina è un po' più avanti. Lo vedo appoggiato alla portiera dell'auto, al lato del passeggero.
Non è bello, perchè bello è chi ha dei begli occhi, una bella bocca, bel fisico, bei lineamenti... qui siamo ai livelli estremi: questa è perfezione.
Indossa un jens stretto , con un lupetto bianco, che fa contrasto con quei dannati occhi scuri che seguono ogni mio passo , e una giacca nera. Sorride con la testa piegata in avanti e gli occhi dritti nei miei e si tocca lentamente la barba sul mento.
_Salve!- mi dice, abbracciandomi e stampandomi un bacio sulla guancia.
_Buonasera a lei! - e gli faccio un inchino.
Apre la portiera mi fa accomodare: la macchina è bella calda.
_Come va?- mi chiede sorridente. Fa le fossette al viso e io sono sicura di poter dire di aver visto Dio.
_Abbastanza bene!
_Sicura?
_Si, a parte un professore altezzoso e antipatico, all'università, è tutto ok !
Lui mi guarda alzando il sopracciglio destro e sporge le sue labbra carnose : non riesco a guardarlo più di tre secondi consecutivi.
_E a te?
_Bene, a parte una ladra che indossa il mio maglione!
_Oh! Esclamo esterrefatta _Chi farebbe mai un gesto simile?
Mi poggia la mano sulla gamba e la stringe un po'. Non so per quanto resisterò ancora, non so se resisterò.
_Ma per il Green si va a destra!- dico osservando la strada.
_Andiamo a mangiare prima qualcosa, no?
_Ma io indosso il tuo maglione! Immaginavo che saremmo andati solo al bar!
_Hai immaginato male! - alza le spalle e poi aggiunge: "Cosa ha il mio maglione che non va?"
_Nulla. Ma dipende dove andiamo a mangiare.
_Sei al passo con gli esami?
_Si, li ho dati tutti in tempo. Temo solo per il prossimo, si dice che il professore sia cinico e rude, dovrò tentare di avvicinarlo in qualche modo!
_Ma tu sempre così spiritosa sei? Dipende tutto dalla tua preparazione, dall'esposizione, dalla voglia che hai di andare d'accordo col professore. Sorride . I suoi occhi sono maliziosi.
Mattia, non giocare col fuoco, che poi quella che si brucia sono sempre io! vorrei dirgli.
Accosta vicino ad un locale "yes or no ?" .
Scendiamo, mi tiene la mano, stringendola forte, quella presa mi toglie il fiato.
Entriamo e c'è poca gente.
_Buonasera, dottore!- dice il cameriere , si accorge della mia presenza e piega la testa come cenno di saluto.
_Un tavolo per due?
Mattia annuisce.
_Un tavolo per due, al dottor Dorsa..-ordina il metro.
Ci indicano il tavolo e ci accomodiamo.
_Mattia, scusami. Ti conoscono tutti qui, e guardami! Sembro uscita adesso da una palestra.
Lui si mette l'indice dinanzi alla bocca e mi sussurra:
_Non devi preoccuparti. E non è un loro problema di come tu sia vestita.
Io arrossisco e guardo sul tavolo.
_Non abbassare lo sguardo. Guardami!- mi dice.
_Scusa!
_Non chiedere sempre scusa...
Ed io mi sento una marionetta.
_Cosa ordinate?- il metro rompe quel silenzio
_Cosa prendi? - mi chiede Mattia, con lo sguardo addolcito .
_Quello che prendi tu!
_Sei sicura? Ti piace tutto?
Annuisco. Non ho voglia di ordinare, temo di fare brutte figure, temo di chiedere cose che non hanno. Questo locale è troppo chic per me.
Antonio- dice Mattia , sorridendolo in modo cordiale-
Io e la signora prendiamo un antipasto di pesce, caviale- e quando ordina il caviale mi guarda sorridendo a mo' di sfottò - patate e vino secco ben gelato. Chiude il menù e lo restituisce al metro.
_Perfetto.- dice Antonio. Si riprende il menù e mi lascia lì, tutta sola con quegli enormi fari neri che mi osservano.
_Allora, - riprende- parlami un po' di te, che fai la finta misteriosa!
_Caspita, io? Tu sei impenetrabile. Tu devi raccontarmi di te.- dico altezzosa
_Troviamo un accordo.- fa lui quasi come se avesse avuto un lampo di genio- tu fai una domanda a me e io una a te!
_Ok.- Dico sfidandolo- chi non risponde paga pegno! - aggiungo.
_Perfetto! Inizio io!- dice convinto.
Ed io ho già paura.
_Sei mai stata innamorata?
_Si, penso! e abbasso lo sguardo, lui mi prende il mento e lo alza.- quasi rimproverandomi.
_Sii più chiara!
_Io penso che l'amore, quello vero, debba essere libero. Ritengo che essere scelti tra tante possibilità sia la cosa più bella, se si è scelti solo perchè siamo l'unica cosa disponibile in piazza non è amore: è convenienza. E in questo "pseudo amore" io sono stata scelta, ma non ho mai avuto possibilità di scegliere, di contraddire, di agire: guardavo passiva ciò che veniva fatto ad un corpo che abitavo.
Lui serra le labbra e annuisce lentamente , toccandosi la fronte con l'indice.
_Adesso tocca a me! Sei fidanzato con l'assistente?
_ È una mia ex, ma non c'è più nulla. - e sorride. Sembra tranquillo.
Servono l'antipasto e io non ho proprio voglia di mangiare, quel gioco mi piace da matti.
Il piatto è strapieno, lui mi versa il vino e mi gela col fuoco delle pupille .
Mangio le poche cose che mi piacciono e lui mi guarda con aria interrogativa.
_Li sai i miei gusti!- gli dico beffandolo
_Ah giusto, la ragazza dei cibi prelibati! Perché non hai scelto tu ?
_Non mi andava.
_Perchè hai tanta paura di essere giudicata?
_é una domanda per il gioco?
_No! - dice prontamente.
_Continuiamo quello, allora?
_Ok. - mi dice, un po' deluso per la mia mancata risposta . Poi continua.
_Cosa ti è successo Sabato, per ridurti in quello stato?- e prima che io lo faccia, mi precede invitandomi a non abbassare lo sguardo.
_Io ho avuto una "relazione" , se così si può definire, di otto anni con un ragazzo, Ettore, e più che relazione era un continuo chiedere scusa, ritornare sui miei passi, sottostare al suo volere, ma non perchè lui mi obbligasse, ma perchè mi rilasciai completamente a lui. Non riuscivo ad immaginarmi una vita senza lui che mi dicesse cosa fare. Sabato ebbi una discussione con un ragazzo con cui mi sentivo, e poiché sapeva che tutte le mie storie erano finite per via di Ettore, sentendosi messo da parte, mi disse che il mio destino era ritornare con Ettore e ambire al posto di sgualdrina. Mi sono sentita persa, umiliata, ed offesa , e poi quello che è successo dopo lo sai.
Mi prende la mano e la stringe forte.
_Dai, tocca a te! -Smorza la tensione.
_Chi è la donna che non ti ha fatto più amare?
Lui si guarda in torno e fissa il vuoto, poi scrolla la testa e mi dice:
_Inizia a pensare il pegno da farmi fare.
_Promettimi che non avrai mai pietà di me, promettimi che se passi il tempo con me non è per pena o per compassione ma perchè ti va.- e glielo dico di getto , e non so perchè , il pegno è una cosa sulla quale scherzare. Cristo , Ludovica, pensa prima di parlare a vanvera. - mi dico .
_Te lo prometto! - e mi fissa dritto negli occhi.
Arriva la seconda portata e lui chiede di non interrompere il gioco.
_Perchè non è andata bene con Ettore?
_Ahimè , tasto dolente! Pegno.
_Ok, anche io scelgo di farti promettere una cosa.- Un capello mi casca sul viso e lui lo rimette a posto.
_Promettimi che non ti farai trattare mai più così, da nessuno!
_A questo punto, è più facile rispondere alla domanda.- dico in modo scherzoso
_Sarebbe più facile credere in te stessa, e cominciare una vita in cui tu sei la protagonista.
_Perchè ci tieni tanto a questa cosa? Sembra che tu ci tenga a me.
_Ed è cosi...
_È impossibile! Mi conosci da poco tempo, perchè ti comporti così?
_ Ludovica- tossisce e fa un po' di pausa, beve e riprende_ tu quando guardi la gente, hai lo sguardo vuoto, perso, ferito, poi guardi negli occhi me e ti trasformi : diventi donna ,forte, con personalità e con carattere, una donna che non ha paura e che non ha bisogno di chiedere scusa. E mi ricordi una persona...
Poi continua:
Io in quegli occhi ci vedo tutto e niente, l'amore mai vissuto e l'odio mai provato, la voglia di scappare ma di tornare a casa, la voglia di esplodere tenendosi tutto dentro: io in quegli occhi rivedo me. Il Mattia di tanti anni fa, che tendeva la mano e il mondo gli passava accanto, lo sfiorava e lo ignorava. Io questi occhi devo salvarli: e non è compassione o pietà , è solo una voglia matta di perdermici dentro in questi occhi belli come il sole ma bui da far paura.
Io non rispondo, e cerco di distrarmi fissando il sontuoso locale, le sedie rivestite di pelle blu e i tavoli di noce, guardo le lampade e un camino poco distante da noi, dove trabocca il fuoco.
_Lo vedi? - richiama la mia attenzione- proprio non riesci a credere che qualcuno possa tenerci a te.
_Sai, Mattia, è difficile fidarsi di qualcuno quando nella vita si prendono forti delusioni. Io non penso che tu sia bugiardo, ma non posso crederti . Se credessi che tu mi vuoi bene, che vuoi "salvarmi " da quello che provo, che davvero credi in me, mi sentirei in debito con te, e continuerei ancora a soccombere, a sottostare al tuo volere. A me è stato insegnato così l'amore. Non ho idea di cosa sia una cena in un posto come questo in modo spensierato, non so cosa voglia dire essere abbracciata nel bel mezzo di una camminata ,o quei messaggi improvvisi che ti fanno tremare , tremare tutta, per l'ansia di leggerli , di un sorriso strappato nel bel mezzo della notte, o di una carezza fatta perchè se ne ha voglia e non per rimediare a qualche sbaglio.Sono abituata a nascondermi anche solo per parlare, con l'ansia che qualcuno possa vedermi, a guardarmi intorno prima di dare un bacio , e a quelle chiamate in piena notte che ti svegliano con la paura di essere stata scoperta: Mattia, Ettore era sposato, e io più che ad amare sono stata addestrata a rubare. Rubare le piccole cose , quelle semplici. E proprio come un ladro, dopo aver recuperato il bottino, mi sentivo maledettamente in colpa, per essermi appropriata di qualcosa che non era mio.
_ Vieni qui!- si alza mi prende la mano e mi conduce fuori dal locale. _ Non farti mai dire dagli altri chi devi amare, e chi devi odiare,non fare sempre ciò che ti chiedono gli altri , non prendere ordini da nessuno. Non saprai amare, e forse non lo imparerai mai, ma io voglio insegnarti una cosa più importante dell'amore: a ridere , ridere per davvero, Ludovica. -
Mi abbraccia, e sente che tramo tutta _ Non piangere- mi anticipa capendo già le mie intenzioni.
Ed io in questo maledettissimo gioco vorrei chiedergli "E se poi mi innamoro di te cosa succede?"
_Mattia, andiamo a fare un giro?
_Aspettami in macchina, pago il conto e sono da te.
Salgo in macchina, e noto che il suo cellulare è sotto il cruscotto , accendo il display e ci sono due messaggi di Carla, riesco a leggere solo la prima parte di entrambi :
"Non ce la faccio più..." "Vieni da me..."
Mi distraggo dalla voglia matta di leggerli tutti, accendo lo stereo e cambio la frequenza in continuazione per avere le mani impegnate in qualche modo.
Lo vedo ritornare, con la mia borsa. " Che testa di cazzo che sono, dimentico tutto" ed è intento a mettere il portafoglio nella tasca posteriore dei jeans.
Entra in macchina , mi consegna la borsa e prende il cellulare, lo guarda e sbuffando lo depone nella tasca interna della giacca.
_Perchè sbuffi?
_Mi irrita particolarmente, quando sono chiaro con le persone e continuano a far finta di non capire.Ma comunque... Dove vuoi andare?
_Da nessuna parte in particolare, voglio solo poter parlare meglio senza tutte quelle persone.
Lui accende il motore ed esce dal locale.
_Sei infastidito?
_Da cosa?
_Da me... dal fatto che ti ho chiesto di andarcene.
_Affatto. Dava fastidio anche a me parlare di argomenti importanti con altre persone intorno.
_Posso dirti una cosa?
_Certo!
_Sei sempre così composto? Ti lasci andare qualche volta?
Lui inizia a ridere, mi guarda e si morde il labbro inferiore:
_In realtà, nella mia vita di cazzate ne ho fatte tante, e mi sono bastate. Poi si cresce, si cambia, e il mio lavoro richiede una certa disciplina. Ma posso garantirti che il Mattia che hai conosciuto tu, è quello più flessibile e transigente.
_Diavolo! Se avessi conosciuto quello rigido?
Alza le spalle e continua a sorridere.
_Fermati qui!-Gli dico, indicando il parcheggio di Sabato scorso,.
_Ma il signore dei crocchè non c'è !
_Fermati lo stesso.
Lui accosta, spegne la macchina e mi guarda stranito.
_ Come mai hai voluto vedermi stasera?- gli chiedo
_Non cercare spiegazioni a tutto. Avevo voglia di vederti, senza un perchè, non fissarti sulle spiegazioni, vivi i momenti, che per tirare le somme hai tutta una vita.
Alla radio danno una canzone vecchia , che cantavo quando ero piccola, dolce, bella non ricordo chi la canta ma so che mio padre ci andava matto.
Inizio a canticchiarla e a muovere le cosce a ritmo.
Scende dall'auto, e io lo guardo attenta cercando di capire che stia facendo.
Di scatto arriva dal mio lato, apre la portiera , si appoggia sulla mia gamba , e alza il volume dello stereo.
Mi prende , mi fa scendere: con un braccio mi avvolge il fianco , mi afferra con l'altro la mano, e cominciamo a ballare sulle note di "noi siamo figli delle stelle" . Si muove di incanto , attaccando il suo corpo al mio, mi alza il mento, si avvicina al mio orecchio, e inizia a sospirare. Mi guida con la sua mano, tenendomi stretta , mi sorregge tutta e quel profumo mi inebria anima corpo e cuore . Canticchio alcune parole della canzone: "noi stanotte figli delle stelle ci incontriamo per poi perderci nel tempo" mi fa girare su me stessa, e mi blocca nel momento in cui sono di spalle , incrocia le mie braccia e le fa scivolare sul mio grembo, mi avvolge con le sue grandi spalle e le sue mani sfiorano le mie. Ci muoviamo sul posto,muovendo solo il bacino, mi sposta i capelli da un solo lato , e mi da un bacio sul collo. Cantiamo insieme la canzone, una signora passeggia col carrozzino e accanto a lei ha una bambina piccola, ci guardano e sorridono.
La bimba chiede:
_Mamma, ma sono fidanzati quei due?
La mamma ride, ci guarda quasi scusandosi ed annuisce.
Rido e lui con me.
Il volume è alto, noi ci fermiamo, il mondo intorno forse ruota ancora, ma non ce ne accorgiamo. Forse stiamo continuando a muovere il corpo o forse no, ci fissiamo dritto negli occhi e non diciamo nulla: non ce n'è bisogno.
Risaliamo in macchina e gli dico:
_Certo che per due che non sanno amare, fingere ci riesce bene.
Annuisce e poi dice:
_Pensa , il Mattia che hai visto tu, non l'ho mai visto nemmeno io. - dice divertito .

Arriviamo sotto casa e questa serata sembra essere durata poco, troppo...
Ma è stato meglio così, saremmo arrivati ad un punto di non ritorno e non voglio che finisca tutto in modo banale, in modo stupido , come non deve finire, come è sempre andata,
_Grazie per la serata, Mattia.- gli dico.
Mi afferra per la mano, la accarezza dolcemente e mi dice:
_Ci siamo messi nei guai, art. 527 del codice penale .
Io lo guardo non capendo cosa stia dicendo e lui continua:
_Atti osceni in luogo pubblico. Il dottor Dorsa che balla. - scherza
Gli stampo un bacio sulla guancia e lui osserva la mia bocca, si pietrifica e diventa rigido, mi allontano, pronta per rientrare a casa.
Mi vibra il cellulare. Lo guardo : è Mattia.
" art. 646 del Codice Penale: appropriazione indebita del mio maglione"
"Sta meglio a me che a te..."- rispondo
"Potrò dire la stessa cosa del tuo vestito? Penso di indossarlo sabato!" - Ah , è vero: ha ancora il mio vestito!
" Attenzione professore, si sta sbilanciando. Potrei cambiare orientamento sessuale per lei"
"Cominci a cambiare abitudini. Lei è una ladra, e questo lo sa ! Lo ha ammesso prima a cena. Quello che non sa , però, è che è una ladra di sorrisi.. Dolce notte"
"Dolce notte a lei, ladro di tacchi e vestiti".

Questa sera non riesco a pensare. Non riesco a dormire. Non riesco a parlare. Fisso il soffitto, indosso un sorriso , il più sciocco tra i sorrisi. Sono in...terdetta.


Nient'altro che noi!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora