Dodici.

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Louis vede le labbra di suo padre muoversi incessantemente e la sua espressione farsi sempre più seria, ma il suono della sua voce non riesce a raggiungere il suo cervello. Resta bloccato al di fuori delle sue orecchie, protette dalle sue fidate cuffiette bianche nascoste sotto i capelli, che gli sparano contro i timpani una canzone dei Depeche Mode, quella che usa sempre in questi casi, per non sentire suo padre mentre blatera e urla cose per tutta la casa.

Quando vede che suo padre ha smesso di urlare qualcosa a sua sorella Fizzy, e si volta verso di lui, dicendo qualcosa, Louis sa già cosa deve rispondere: "Certo papà." Dice, con tutta la convinzione che riesce a metterci, e poi tenta di stordirlo con un sorriso dei suoi. Funzionano raramente con suo padre, sembra essere immune al suo faccino da bimbo, forse perché una delle mille cose che non gli vanno a genio di suo figlio è proprio quel viso angelico, che considera evidentemente troppo poco virile per l'uomo che Louis sarà destinato a diventare.

Louis preme pausa nell'ipod dentro la sua tasca e sbadiglia, stiracchiandosi e rigirandosi sul divano dove è sdraiato.

"Beh? Che fai ancora lì, muoviti!" gli intima suo padre, scuotendo la testa e scomparendo da qualche parte al piano di sopra.

Louis, confuso, lancia una pallina di carta in testa a Lottie, seduta sul tappeto in mezzo alla stanza, che guarda imbambolata la tv.

"Ahi! Che c'è?" si lamenta la ragazza, girandosi verso il fratello.

"Che cosa mi ha detto papà prima?"

Lottie fa una risatina: "Avevi di nuovo le cuffie nascoste nella felpa, vero?"

Louis annuisce, reprimendo una piccola risata anche lui: "Pensavo che mi avesse chiesto se aveva ragione o no."

"Sei uno schifo nel leggere il labiale. Ti ha chiesto se puoi andare dai Malik a chiedergli il tosaerba per il giardino."

Louis tossì e sbiancò in un secondo.

"Cos-cosa? No, dai. Adesso non posso...Lottie, dai, vacci tu."

"Non esiste. L'ha chiesto a te. E il tosaerba è troppo pesante per me da trasportare."

Louis esala un respiro, strofinandosi gli occhi con le dita per qualche secondo, prima di mettersi seduto e di alzarsi in piedi, facendosi forza.

Presentarsi a casa di Zayn è decisamente una cosa che avrebbe preferito non dover fare mai più.

Mentre si infila una felpa e scende le scale, dirigendosi verso la parte più bassa del paese, dove è la casa di Zayn, alza lo sguardo verso il cielo, che si sta scurendo; il sole è appena tramontato e tutta Bemersley è pervasa da una luce azzurrina che prelude alla notte.

Dopo aver portato a casa il tosaerba passerà da Harry. Sono rimasti d'accordo di fare un'altra passeggiata lungo la strada, Harry dice sempre che gli piace camminare lungo la statale con lui, perché è diventato una specie di loro momento personale.

Louis sorride da solo, pensando a quella mattina e a tutte le cose che si sono detti, a tutti i baci bellissimi che si sono scambiati.

Da quando c'è Harry, ogni tanto si ritrova a sorridere come un idiota, o a incantarsi guardando il nulla e pensando a lui. Sente di stare cominciando lentamente a distaccarsi dalla realtà negativa che lo circonda, perché non c'è più niente che sia importante, niente tranne Harry.

In fondo, neppure andare da Zayn gli sembra un sacrificio così grande.

Sarebbe semplicemente andato a bussare alla sua porta, nella migliore delle ipotesi avrebbe parlato solamente con sua madre, oppure al limite si sarebbe preso qualche insulto. Niente di diverso dal solito, e comunque, non gli importa.

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