Nove.

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Da cinque giorni Harry ha preso l'abitudine di guardare il calendario come prima cosa appena sveglio.

Conta i giorni, ossessivamente, e ogni giorno si ripete che non è grave, che non vuol dire niente se sono due, tre, quattro, cinque giorni che Louis non gli rivolge la parola. Non è poi un arco di tempo così lungo. E' ancora possibile che cambi idea e decida di perdonarlo, o di dimenticarsi tutto. Di ignorare quell'episodio.

Dopotutto è quello che ha chiesto di fare ad Harry, fingere che non sia mai successo, e Harry ha accettato il consiglio immediatamente.

Evita accuratamente ogni pensiero che si avvicini a quell'episodio, anche se in fondo sa perché lo fa: è perché ha paura di scoprire di avere già una risposta a tutte le domande che ha in testa, solo che non è la risposta che si sarebbe aspettato, ed è una risposta così vera che potrebbe cambiare ogni cosa. E' una risposta così enorme, così importante e così potente che potrebbe trasformarlo completamente, e forse semplicemente Harry non è pronto.

E per di più, Louis neanche gli parla.

In una circostanza del genere tutti quei cambiamenti sarebbero anche piuttosto inutili.

Ha sempre avuto moltissimo autocontrollo sulle sue emozioni, per una volta ha intenzione di usarlo a suo favore.

Nel frattempo, in casa, gli Horan hanno deciso di riammetterlo ai pasti con loro dopo una giornata intera di reclusione, ma la presenza o l'assenza di Harry è sostanzialmente indifferente, dato che non spiccica una parola da giorni, e passa il tempo a leggere, a starsene sdraiato sul letto con le cuffiette o a fissare fuori dalla finestra con un'espressione vuota. Di uscire di casa non se ne parla. Dice a Niall di non averne voglia, e in parte è vero, in parte non vuole allontanarsi da casa per poter tenere sotto controllo il cortile di Louis.

Vederlo quei cinque/dieci secondi al giorno, quando apre le finestre, o quando attraversa il cortile con Bruce, o per andare a prendere qualcosa in cantina, è la cosa che lo rende più felice di tutta la giornata.

Si è così disabituato a parlare che quando qualcuno bussa lievemente alla porta, alle dieci di mattina del suo quinto giorno senza Louis, Harry prima sobbalza, poi si schiarisce la gola un paio di volte prima di rispondere "avanti".

Il musetto un po' intimorito di Niall spunta da dietro la porta, infilando la testa nella stanza di Harry, cauto: "E' permesso?" chiede.

"Certo. E' casa tua." Risponde Harry con un piccolo sorriso.

"E' anche casa tua adesso, e questa è la tua stanza, quindi...e poi non mi va di essere invadente, so che vuoi startene da solo, in questo periodo, quindi..."

"Non ti preoccupare." Risponde Harry.

Niall entra nella stanza, con le mani dietro la schiena e le spalle rivolte alla porta.

Harry resta in attesa, osservando Niall, incuriosito.

"Va meglio..." dice, dopo un po' di secondi di imbarazzante silenzio.

"Cosa?"

"La tua faccia...i segni, intendo. Vanno meglio."

Harry si sfiora distrattamente il livido sull'occhio sinistro.

"Oh. Sì, sì, sono quasi guariti."

Ancora silenzio. Harry aspetta che Niall gli dica il vero motivo per cui è venuto a parlargli, ma Niall fa passare ancora almeno trenta secondi, prima di parlare seriamente: "Senti Harry...io volevo farmi i fatti miei, ma tu non stai uscendo da cinque giorni, e...vorrei sapere che cosa ti succede." Dice.

Harry fa spallucce, appoggiandosi alla finestra con la schiena: "Nulla. Davvero, niente, è soltanto un periodo un po' così, e..."

Ma Niall lo interrompe. Probabilmente non ha nemmeno ascoltato le stupide scuse che Harry sta cercando di mettere in fila: "Posso farti una domanda senza che ti arrabbi?"

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