Una brutta influenza.

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Perché si deve soffrire così tanto per amore? E quando si smette di soffrire? A Carolina mancava il respiro. Nemmeno si accorse che stava piovendo e non sapeva che ore fossero. Non le importava nulla, tutto intorno era come sfumato. In quel momento la sofferenza la stava schiacciando. Gianluca non c'era più. Gianluca l'aveva lasciata, diceva che l'amava eppure l'aveva lasciata.
- Carolina?
Una voce le arrivò da lontano. Ma non era la voce che lei si aspettava, chiunque fosse non era Gianluca.
- Carolina non stai bene? Carolina?
Lei alzò la testa e vide che Giacomo la guardava preoccupato e la copriva con il suo ombrello anche se era ormai inutile perché era già tutta bagnata.
Finalmente iniziarono a scendere le lacrime che era riuscita a trattenere  troppo a lungo e si sciolse tutto il dolore che aveva in petto iniziando a respirare, fu come rischiare di affogare ed essere ripescati all'ultimo momento.
Pianse e singhiozzò di fronte a Giacomo che si inginocchiò accanto a lei e la strinse. Non sapeva cosa dire né che fare ma non poteva vederla così.
Non si sa quanto tempo passò prima che lei smettesse di singhiozzare e si calmasse un po' tra le sue braccia. Era freddo, tremendamente freddo ed erano fradici. Giacomo gli scostò i capelli dalla faccia e si accorse che qualche cosa non andava.
- Carolina ma tu scotti!
- Si credo di stare male.
Chiuse gli occhi perdendosi in quell'abbraccio. Lui la fece camminare fino alla sua auto.
- Ti devo portare a casa.
- No. Ok grazie.
Aveva la febbre, ai suoi avrebbe detto che stava male, una brutta influenza poteva bastare.
Giacomo guidava e le teneva la mano, era preoccupato. Lei stava così male e non era solamente la febbre.
A casa le andò incontro sua madre.
- Che è successo?
Carolina non stava quasi in piedi e non riusciva a parlare, e sua madre non conosceva Giacomo ma aveva paura di cosa mai avrebbe potuto dire a sua madre.
- Carolina ma cosa hai?
- Signora credo abbia la febbre.
Sua madre lo guardò, voleva sapere di più, era evidente.
- Sono Giacomo, andiamo a scuola insieme. Da quanto ho capito era con Deborah e le altre, poi stava tornando a casa è iniziato a piovere e si è sentita male. Io passavo di là e l'ho vista così gli ho dato un passaggio.
- Grazie. Mi aiuti a portarla in camera sua?
Giacomo annuì.
- Amore dobbiamo portarti in ospedale?
- No mamma. Ho bisogno solo di asciugarmi e prendere una tachipirina. Giacomo grazie.
Lui non se ne andò subito aspettò nel salone fino a quando sua madre andò a dirgli che Carolina aveva 39 ma ora era al caldo e riposava.
- Grazie davvero Giacomo. Posso offrirti qualcosa di caldo?
- No, ora che so che va tutto bene posso andare.
Andò via ripromettendosi di sentire presto Carolina, non l'aveva mai vista tanto male, anzi non aveva mai visto nessuno soffrire così tanto.
Carolina passò i più brutti due giorni della sua vita, cercando di dormire e non piangere mentre i suoi erano tremendamente preoccupati e si erano tranquillizzati solamente quando l'avevano portata dal dottore e questo gli aveva assicurato che era solamente una brutta influenza.
Una influenza dalla quale Carolina non voleva guarire.
- Mangia. Se non mangi anche solo un po' non me ne vado. Guarda che non scherzo.
Erano due giorni che quasi non toccava cibo, ma proprio non riusciva. Ma per far felice sua madre e soprattutto per mandarla via presto cercava di sforzarsi.
Intanto suo padre era venuto a portargli i saluti di Gianluca, era partito. Anche lui sembrava molto triste per questo. Forse era l' unico che avrebbe potuta veramente capire pensò.
L'arrivo di sua madre la distolse dai suoi pensieri e le fece trattenere le lacrime.
- Hai una visita tirati un po' su.
- Chi c'è? Non voglio vedere nessuno.
- Non essere sciocca. C'è Giacomo e ti ha portato pure i compiti.
Giacomo era lì, non sapeva se essere felice o meno, lui era l'unico che l'aveva vista in quello stato e lei con lui aveva pianto.
- Ciao. Posso?
Disse facendo capolino da dietro la porta.
- Si entra!
Si sforzo' di sorridergli.
- Come stai?
- Insomma ancora molto acciaccata.
Sua madre che era entrata con Giacomo gli diede una sedia per farlo accomodare accanto a lei, magari aveva capito che sua figlia aveva bisogno di aiuto.
- Spero che si rimetta presto in forze e non perda troppa scuola.
- Mamma ma che dici io non sono mancata praticamente mai questo anno.
Lei annuì e uscì lasciandoli soli.
- Non so se ho fatto bene ma ti ho portato un po' di compiti.
- Hai fatto benissimo almeno mi distraggo un po'.
Ecco, ora Giacomo non sapeva cosa fare, avrebbe voluto chiedere cosa le fosse realmente accaduto partendo dalla domanda da che cosa doveva distrarsi oppure fare finta di niente e aspettare che stesse meglio. Guardandola si vedeva che mangiava poco e dormiva ancora meno.
Prese coraggio e le disse:
- Senti Caro io non sono bravo con le parole e ancor meno con le ragazze. Ma... vederti così mi fa male. Vorrei sapere cosa ti è successo veramente ma saprò aspettare se non sei pronta.
A quelle parole così sentite Carolina non poté che piangere di nuovo e lui fu di nuovo abbracciato a lei. Tenerla tra le sue braccia era così bello. Giacomo si era preso una cotta per Carolina ormai da due anni ma sapeva di non essere il suo tipo. Non era brutto, ma non era il classico tipo che attirava le ragazze, non aveva muscoli pompati anche se praticando piscina da tanti anni aveva comunque un fisico ben definito, non fumava, non beveva troppo, era bravino a scuola, non aveva tatuaggi. Non era un vero e proprio nerd ma piuttosto un tipo un po' anonimo. Nella sua classe andavano tutti d'accordo e così lui non aveva bisogno di mostrarsi diverso da ciò che era.
- Sai credo che sto andando di male in peggio con le donne, prima almeno le facevo ridere ora piangere.
A quelle parole Carolina iniziò a ridere e smise di piangere, alzò gli occhi e incontrò quelli marroni cioccolato di lui.
- Che scemo. Scusa. E che non ho nessuno con cui parlare.
Lui non la lasciò dall'abbraccio e allora lei le fece spazio nel suo letto. Per Giacomo era la prima volta che si trovava così in intimità con Carolina.
- È colpa di un ragazzo vero?
- Si.
- Ho bisogno di sapere se ti a fatto del male. Fisicamente intendo.
A quella domanda lui si irrigidí aspettando la risposta, se qualcuno le avesse fatto qualcosa non gliela avrebbe fatta passare liscia.
- No, no. Non mi ha fatto male. Mi ha lasciata.
Giacomo si rilassò.
- Mi dispiace. Era da molto che stavate insieme?
- Alcuni mesi. Ma i miei non devono sapere nulla. Anzi nessuno Giacomo. Solo tu, ti prego.
- Ok!
Lei si strinse ancora più a lui e nascose la sua testa sulle sue spalle.
Non era pronta a parlare di Gianluca ancora ma aveva bisogno di Giacomo, di una persona con cui parlare, altrimenti da sola non ci sarebbe riuscita, ora lo sapeva.
Pianse ancora un po', poi parlarono un po' della scuola e delle gare di nuoto di Giacomo.
- Mi sa che un giorno vengo a vederne una. Così ti guardo in costume, non mi ero mai accorta delle tue spalle larghe.
Lui arrossí sotto gli occhiali che portava.
- Eh devo tenere nascoste certe cose altrimenti tutte cadrebbero ai miei piedi. Anzi non dirlo a nessuno del mio fisico stupendo. Sshh.
Carolina rise di nuovo di gusto.
Sua madre entrò e lui si alzò con uno scatto dal letto rischiando di cadere. Carolina rise ancora di più.
- Vi ho portato qualcosa da bere e mangiare. Devo bussare la prossima volta?
Lei è Giacomo erano un po' in imbarazzo mentre Carolina si sentiva un po' meglio dopo tre giorni d'inferno.
Giacomo restò ancora un po' poi dato che doveva andare in piscina la salutò.
- Grazie Giacomo. Mi hai salvata per la seconda volta. Tornerai a trovarmi?
Lui non aspettava di sentire altro da lei.
- Certo sono stato molto bene anche io. Quando vuoi...
- Anche domani.
- Ok! Verso le 17 ma facciamo insieme latino se te la senti così non resti troppo indietro.
- Perfetto!

UN'ESTATE INFINITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora