Puntuale alle 17 Giacomo arrivò da Carolina e fu molto felice di vederla in piedi in tuta.
- Stai meglio.
- Ci provo.
Sua madre lo salutò con entusiasmo, quel ragazzo faceva bene a sua figlia, aveva provato a dialogare con lei ma lei non ne aveva voluto sapere di parlare, le diceva che era solo influenza e che voleva essere lasciata stare.
- Te la senti di fare un po' di latino?
- No ma ok. Facciamolo. Lunedì devo tornare a scuola.
- Passata la febbre?
- Si purtroppo.
Carolina non voleva nemmeno pensare di tornare a scuola tra amiche e amici, non voleva tornare a vivere una vita senza Gianluca. Prima tutta la giornata era improntata sul pensarlo, vederlo, ora che avrebbe fatto? Non doveva cancellare solo alcuni mesi, doveva cancellare una vita intera fatta di ricordi dove c'era lui, compleanni, natali, estati, tutto parlava di Gianluca e il solo pensarlo gli toglieva veramente il respiro. Vedere quell' espressione triste spaventava Giacomo che pensava che il viso di Carolina fosse troppo bello per essere così triste.
- Ti faccio piangere anche oggi? Fai pure.
Lei trattenne le lacrime e sorrise.
- Dai facciamo questo latino.
Pensare ad altro fece bene a Carolina, Giacomo era bravo a distrarla! Era simpatico e un ragazzo intelligente, era piacevole stare con lui, stava diventando un buon amico pensava lei.
Finiti i compiti ascoltarono un po' di musica e giocarono un po' al computer, tutte cose che non faceva da una vita con qualcuno della sua età. Negli ultimi mesi aveva vissuto tante nuove esperienze ed emozioni che l'avevano fatta crescere molto, ma ora si accorgeva che gliene erano mancate altre. Sicuramente ancora non riusciva a pensare a Gianluca senza che il suo cuore smettesse di battere e fargli male ma improvvisamente si accorse che comunque avrebbe dovuto vivere anche senza di lui, non cambiava di molto ciò che provava ma era un pensiero un po' meno negativo di quelli che aveva fatto fino a quel momento. - Cavolo è tardissimo. Devo andare. Esci domani sera? Ci vediamo con gli altri al pub?
- No.
- Dai ormai non hai più la febbre.
- Non mi va di uscire.
Giacomo ci rimase un po' male, si vedeva, però sembrava anche capirla.
- Senti i miei domani escono a cena con degli amici, se vuoi prima del pub possiamo mangiare una pizza qui a casa mia, non so se sono molto di compagnia ma mi farebbe piacere.
Il viso di lui si illuminò.
- Vada per la pizza. Io porto un film!
- No tu devi andare poi al pub.
- Io preferisco stare con te.
Lo disse seriamente ma senza pretese, Giacomo sapeva essere così trasparente a volte. Carolina aveva bisogno di un amico.
- Ok!
Sabato sera arrivò presto.
- Caro se vuoi non andiamo a cena.
- Mamma non la fare lunga. Poi ti ho detto che ho chiesto a Giacomo di venire a mangiare una pizza qui. Non sono sola.
- Ma ci possiamo fidare di questo Giacomo? Da dove salta fuori dico io.
Suo padre geloso era uno spasso, peccato non ci fosse motivo per esserlo.
- Tanto nemmeno tuo padre stasera vuole andare.
- Senza Gianluca mi sento perso. Ti giuro mi manca come un polmone.
A chi lo dici pensò con amarezza Carolina per poi trattenere qualche lacrima.
- Nemmeno se gli partivo io sarebbe stato tanto male.
- Ormai non esagerare mamma. Comunque io e Giacomo siamo solo e dico solo amici.
Michele sembrò soddisfatto di quelle parole, sua madre aggiunse.
- Peccato! Non mi dispiace per niente.
- Ora sono curioso. Non partiamo fino a che non arriva, voglio vederlo.
Madre e figlia si scambiarono uno sguardo divertito.GIANLUCA
Era sabato, il primo sabato a Milano, in una città che non era sua, in un appartamento che non era suo. Si sentiva distrutto, anzi sconvolto. Per la prima volta in vita sua aveva capito che per amore si può soffrire e soffrire molto. Era scappato, aveva ragione Carolina, ma prima o poi lo avrebbe ringraziato per averlo fatto. Come era potuto essere così cieco da non vedere che dodici anni erano troppi, come era potuto arrivare a quel punto? Era innamorato, follemente innamorato, e questo lo spaventava quasi più della paura di averla persa. Era stato lui a mettere un punto perché se la storia fosse andata avanti e lei si fosse accorta di non voler rinunciare agli anni più belli della sua vita per stare con lui, lui ne sarebbe impazzito veramente.
Sabato sera, lei non c'era più, solo una settimana prima ci aveva dormito insieme e ora era solo, irrimediabilmente solo.
Al nuovo studio tutti erano gentilissimi con lui e soprattutto le segretarie, quella sera, il suo collega Riccardo lo aveva pure invitato ad una cena ma lui proprio non se la sentiva. Si era gettato a capofitto nel lavoro e nell' organizzare la partenza per non pensare, ma la notte tutto si faceva più difficile e addormentarsi era un'impresa. In più di una occasione aveva anche pensato di tornare indietro, di chiamarla e dirle che senza lei non poteva vivere, ma poi si era sentito uno sciocco e aveva gettato via il cellulare.
Il telefonino squillo' era Michele, cavolo, se solo avesse potuto parlare a cuore aperto con lui, sicuramente gli avrebbe detto cosa fare ma a patto che Carolina non fosse stata sua figlia.
- Ehi! Milanese pronto per la bella vita del sabato sera?
- Se mi vedessi ora capiresti che sono pronto solamente per il letto. Sono a pezzi fisicamente e moralmente.
- Che succede?
- Niente a parte che sono a Milano lontano da casa mia e tutti i miei amici.
Michele si rattristo' ancora di più nel sentirlo così giù.
- Beh sicuramente all' inizio non sarà facile ma vedrai che ci metterai un minuto a fare nuove conoscenze.
- Per quello non ho problemi, già stasera avevo un invito a cena con Riccardo l'altro socio.
- E questo socio ha anche delle belle amiche?
- Sicuramente.
Michele era sempre il solito, riusciva a sdrammatizzare sempre.
- Allora vengo io da te!
- Magari. A casa tutti bene?
Naturalmente per tutti intendeva Carolina, chissà come stava e cosa faceva, chissà se anche lei lo pensava.
- Lasciamo perdere. Carolina è stata male, mia moglie è convinta che non sia influenza ma una depressione, fatto sta che non mangia quasi per niente.
- Carolina? Sta male? Tanto?
Iniziava quasi a sudare, no non poteva essere lui la causa della sua infelicità. Aveva fatto un disastro.
- Si. Beh effettivamente è giù forte. Anzi potresti provare a chiamarla tu, magari con te parla.
Fantastica idea pensò tra sé, peccato fosse improponibile.
- Per fortuna un suo compagno di classe, un certo Giacomo. È comparso dal nulla la sera che l' ha trovata con la febbre. L'ha riportata a casa che sembrava morta, e da quel giorno la viene a trovare praticamente tutti i giorni. Sta un po' con lei e stasera mangiano una pizza a casa.
Gianluca rimase in silenzio, non so se stava più male prima o ora che sapeva che c'era qualcuno che la consolava e non era lui, sapeva come sarebbe andata a finire, quel Giacomo era più intelligente del previsto e naturalmente si sarebbe approfittato della situazione, di Carolina, della sua Carolina, o forse già non era più sua.
- Comunque stasera lo voglio conoscere, non gli lascio la mia bambina e la mia casa così. Ti ricordi il fatto di non essere gelosi? Una cazzata, hai visto Carolina come è bella? Se qualcuno la fa soffrire l'ammazzo.
Gianluca lo sapeva, sperava solamente di non perdere anche Michele, sperava che non venisse mai a sapere di loro due.
- Ok amico mio. Ti devo salutare. Comunque mi organizzo per venire a trovarti.
- Fallo presto!
Finito di parlare con Michele, Gianluca si sentì ancora più disperato, aveva veramente perso Carolina? Quella sera sarebbe stata sola con quel Giacomo.
Prese il cellulare e compose un numero.
- Pronto? Riccardo ciao sono Gianluca. Senti ci ho ripensato, è ancora valido l'invito per stasera? Perfetto ci vediamo lì alle nove.
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UN'ESTATE INFINITA
Literatura FemininaQuando due persone si attraggono non ha importanza l'età, né che lui sia il migliore amico di tuo padre, né che sia l'unico uomo che non potrà essere tuo. Quando tutto ciò che vuoi è lui, quando lui vuole te ma crede che non sia possibile, non resta...