"Reid, dove è andata la ragazza?"- chiese, in fretta, Emily.
"E' andata via, perchè?"
"Abbiamo un nome: Daniel Roster, ha venduto lui gli inviti a tutte le ragazze."
"Abbiamo un indirizzo, andiamo."- intervenne Hotch, Reid e Prentiss lo seguirono in auto. Trovarono l'amica di Kaitlyn proprio nel luogo indicato da Garcia, nel sotterraneo di un palazzo, fortunatamente viva. Non la aveva torturata, non le aveva fatto nulla, ma si sarebbe ricordata quei giorni per sempre.
Reid si allontanò dalla scena, appena finite le operazioni, e chiamò JJ.
"JJ, qui tutto bene. La ragazza è viva."- sentì un sospiro di sollievo da parte della donna.
"I genitori sono appena arrivati, do loro la notizia."
"Potresti richiamare la sua amica e dirlo anche a lei? Era molto preoccupata."- JJ rispose di sì, e Reid e i suoi colleghi tornarono alla stazione di polizia. La ragazza si fiondò tra le braccia dei genitori, scoppiando in lacrime. La squadra guardava la famiglia ricongiunta, e ognuno capì di aver salvato una vita. Qualche minuto dopo entrò Kaitlyn, correndo verso l'amica. Spencer la guardò e sorrise."Ero contento di vederti felice."- disse Spencer, mentre il vento gli passava tra i capelli.
"Avevo capito che lo avevi fatto per me, ma sono stata ancora più felice quando ti ho rivisto."- rispose la ragazza, sorridendo.
"Il destino."L'anno seguente al primo incontro tra Spencer e Kaitlyn, la ragazza aveva deciso di andare con New York con la sua amica. Almeno due volte l'anno andavano lì per un weekend, per rilassarsi in prossimità egli esami. Quel weekend, anche Reid era lì, con la sua squadra. C'erano stati vari problemi nella Grande Mela, e dai piani alti avevano chiesto l'intervento della BAU, non si voleva scatenare la psicosi in città.
Le due ragazze scesero dalla metro, e si videro circondate da agenti di polizia e dell'FBI. Kailtyn si voltò, e il suo sguardo si incrociò con quello di Spencer. Entrambi sorrisero, anche se Spencer non volle darlo a vedere. La ragazza si avvicinò per salutarlo, nonostante lui fosse visibilmente imbarazzato. Aveva paura che lui non si ricordasse, ma la memoria di Spencer era infallibile.
"Ciao Kailtyn."- disse Spencer, con tono calmo. La aveva preceduta, e la ragazza si chiedeva come avesse fatto a ricordarsi di lei a distanza di un anno.
"Ciao! Che ci fai qui?"
"Lavoro."- rispose brevemente l'agente. Era ovvio, aveva un giubbotto antiproiettile e una pistola, cosa poteva fare lì? Kailtyn si guardò intorno e percepì un' aria di tensione.
"Mi devo preoccupare?"- chiese all'agente, che si guardò intorno cercando una risposta dai colleghi. Morgan fece un cenno con la testa, e Reid estrasse dal suoporta distintivo un biglietto da visita.
"Non è niente di che, ma se aveste bisogno di aiuto qui c'è il mio numero e anche quello del mio capo."- Kaitlyn lo guardò sempre più preoccupata, ma Spencer cercò di sorridere per tranquillizzarla.
"Grazie allora."- lei e la sua amica se ne andarono, e fortunatamente tutto andò bene per loro.Solo due settimane dopo Kaitlyn ricevette una chiamata.
"Ciao, sono l'agente Reid, dell'FBI, ti ricordi?"-Kailtyn fu sorpresa da quella chiamata, non aveva idea di come avesse trovato il suo numero, ma sono domande da non fare ad un agente federale.-"La settimana prossima io e l'agente Rossi saremo a Princeton per dei seminari, potresti spargere la voce?"
"Certo!"- rispose entusiasta.-"Quando arrivate?"
"Lunedì mattina, rimaniamo a dormire lì, perchè martedì mattina abbiamo i seminari per gli studenti dell'ultimo."
"Fammi sapere l'orario in cui arrivate, così vi do qualche informazione!"- i due si salutarono poco dopo, ma Spencer era sorpreso. Il comportamento della ragazza era strano, molto espansivo, l'opposto del suo. Non si conoscevano nemmeno, eppure lei voleva aiutarli a tutti i costi.
"In fondo è quello che facciamo anche noi, no?"- disse l'agente Rossi, che aveva ascoltato tutta la conversazione.- "Oppure qualcuno si è preso una cotta per te."
Reid non aveva nemmeno idea di cosa volesse dire la parola "cotta", nessuno, probabilmente, aveva mai provato qualche sentimento che fosse più dell'amicizia per lui. Pensò che Kaitlyn lo aveva visto per poco, forse era solo gentilezza.
Quella settimana sembrò eterna per Spencer e Kailtyn, che volevano sapere di più l'uno dell'altra. La ragazza li aspettò all'entrata prinipale di Princeton, si presetò all'agente Rossi e li portò a fare un giro per l'università.
"Qui è dove terrete il seminario oggi pomeriggio."
"Viene anche lei?"- chiese l'agente Rossi.
"Ho appena iniziato il terzo anno, quindi il seminario per me è domani mattina."- rispose Kailtyn.
"Se non è troppo stanca, questa sera potremmo andare a bere qualcosa tutti e tre."- Spencer lanciò un'occhiata al suo superiore, Rossi sapeva benissimo che non gli piacevano queste strane uscite, dove c'era qualcuno di diverso a un membro della squadra con loro.
"Volentieri!"- rispose la ragazza, sorridendo.
Al solo pensiero di quella serata, a Spencer sudavano le mani, sapeva che Rossi si sarebbe inventato qualcosa. Kailtyn, invece, non sapeva come doversi comportare, di che cosa avrebbe potuto parlare, se non del loro lavoro, ma voleva uscire e, in qualche modo, ringraziare Spencer per l'aiuto dato a New York.
Si mise a sedere su una panchina per aspettare i due agenti, sarebbero andati tutti insieme al pub. Si alzò quando sentì dei passi, ma di fronte a sè aveva solo una persona.
STAI LEGGENDO
The ones that got away.
FanfictionEntrò nella clinica in silenzio, osservando tutto quello che aveva accanto a lei. Si avvicinò alla scrivania, dove era seduto un uomo abbastanza anziano. "Salve. Chi è venuta a trovare?" "Spencer Reid."- disse, a bassa voce. ... "Lo sapete che i mem...