Anthrax.

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Quella stessa mattina Kaitlyn tornò a Princeton e, durante il viaggio in treno, ebbe il tempo di riflettere su quella serata, ma soprattutto su Spencer. Il loro rapporto non era definibile, si potevano definire "amici"? Lei sperava di sì, o forse la aveva invitata al museo solo per farle un favore, ma Spencer si era completamente aperto con lei, e questa cosa la si fa solo con gli amici. Ogni volta che pensava a Spencer, lo stomaco le si contorceva, e conosceva bene quella sensazione, provata tante volte nell'adolescenza. Non voleva credere di essere attratta da Spencer, era completamente diverso dalle persone cui era stata prima, ma era diverso soprattutto da lei. Lei era socievole, scherzosa, amava uscire e non le piacevano molto i discorsi troppo seri e pesanti. Lui era timido, più chiuso di lei, e da quel che aveva capito, preferiva stare in casa a leggere libri piuttosto che uscire. Ma c'era qualcosa in lui. Probabilmente era il modo in cui muoveva le mani quando spiegava qualcosa che gli piaceva, o il modo in cui si spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio, o il suo modo di vestirsi. Sicuramente eraanche la sua timidezza, quel non aprirsi mai con nessuno, quella corazza che lei stava riuscendo ad abbattere. Spencer era in grado di farla sorridere, e questo non era poco. Il treno stava per arrivare a Princeton e lei continuava a pensare. Forse Spencer non provava le stesse cose per lei, non era atratto nello stesso modo, o forse era troppo occupato per una storia. Kaitlyn non sapeva cosa fare, non sapeva nemmeno se chiamarlo, o se aspettare un suo messaggio. Proprio in quell'istante ebbe la risposta.

"Sono stato bene questa sera, grazie per avermi ascoltato."- era un messaggio, ovviamente di Spencer.

Fu l'ultima cosa che riuscì a fare prima di ricevere una chiamata dal suo capo: nuovo caso. Non aveva dormito, ma doveva già andare al lavoro. Non era riuscito nemmeno a fermarsi qualche minuto a pensare a quello che era successo quella sera, e non ci riuscì per un bel po'.

I due, infatti, continuarono a sentirsi per mesi e mesi, senza vedersi. Spencer non aveva mai avuto un weekend libero per vedere Kaitlyn, ed era sommerso dai casi e dalle scartoffie. Non si erano nemmeno chiamati spesso: tutte le volte,tranne una, era stata Kaitlyn a chiamarlo, e le loro telefonate duravano poco e avevano parlato solo del lavoro e dell'università. Nessuno dei suoi colleghi sapeva di questa sua frequentazione, eccetto l'agente Rossi, che preferì non chiedergli mai nulla.

La squadra era ad Annapolis per un caso molto complicato: un SI aveva sparso l'antrace in molti luoghi pubblici e,purtoppo, i morti erano molti. L'agente Reid era a casa di un professore, uno dei sospettati, che stava indagando sul vaccino contro questo batterio. Era entrato solo lui nel suo studio, l'agente Morgan era rimasto fuori e, appena fece per entrare, Spencer chiuse la porta. Aveva contratto l'antrace. Aveva poche ore di tempo per trovare, tra i foglio in quello studio, il vaccino per l'antrace. Ora dopo ora, le sue condizioni peggioravano, scrisse una lettera a sua madre, in quell'esatto momento, ebbe un'illuminazione e trovò l'antidoto.

Si svegliò in ospedale, accanto a lui c'era l'agente Morgan, che mangiava la gelatina, il cibo preferito di Spencer. Fu molto felice di vederlo sveglio, si sarebbe ripreso. Dopo qualche minuto Morgan si alzò e fece entrare un'altra persona nella stanza.

L'agente Rossi pensò che al suo collega avrebbe fatto piacere una visita di qualcuno di speciale, così chiese a Penelope Garcia, l'informatica dell'unità, di cercargli il numero di Kaitlyn. La ragazza prese il primo autobus per Annapolis e dopo qualche ora fu all'ospedale. Non ci pensò due volte, Spencer era solo,era suo amico, ed era in difficoltà.

"Ciao"-disse lei, sottovoce, entrndo nella stanza.

"Che ci fai qui?"-chiese Spencer, sorpreso, cercando di sedersi.

"Mi hanno detto che stavi male, e sono venuta a trovarti. Ho pensato che cioccolatini o fiori fossero inutili, qundi ti ho preso un'altra cosa."-uscì dalla sua borsa un pacchetto, Spencer le chiese di aprirlo, non aveva molte forze. Era un libro. "Il buio oltre la siepe", di Harper Lee.-"è uno dei miei preferiti, spero tu non l'abbia letto."- Spencer sorrise, non perchè lo avesse già letto, ma perchè Kaitlyn aveva voluto condividere con lui uno dei suoi libri preferiti, e considerava questa una cosa importante.

"Quanto tempo dovrai stare qui?"

"Non lo so, una, massimo due settimane."

"Quando uscirai, ti verrò a trovare a casa, se per te va bene."-Spencer rimase un po' stupito, Kaitlyn era una persona così aperta che non esitava a dire frasi del genere, ma allo stesso tempo capì che la ragazza si era davvero affezionata a lui, e che era disposta a percorrere dei chilometri per vederlo. Nei minuti seguenti, Spencer cercò di raccontarle quello che era successo, ma aveva pochissime forze. Kaitlyn decise di andare, e di lasciar entrare gli altri colleghi.

"Sono felice che tu stia bene."

"Sono felice che tu sia venuta a trovarmi."-Spencer aveva capito. C'era qualcosa in lei, qualcosa di indecifrabile. Nonostante fosse un profiler, non riusciva a capire cosa le passasse per la testa, cosa volesse da lui, cosa realmente pensasse. Era strano, non riuscire a "leggere" una persona per i profiler, era il loro lavoro, ma davanti a lei Spencer era come impotente. Il suo istinto gli diceva che non era un caso se era andata a trovarlo, che c'era un ovvio motivo, che Spencer non voleva ammettere, perchè era valido anche per lui. Anche Spencer provava qualcosa per Kaitlyn.

Ciao a tutti! Questo capitolo mi piace molto, è molto riflessivo, e spero piaccia anche a voi! Fatemelo sapere! L'episodio dell'antrace è la 4x24, ve lo ricordo per farvi ritrovare con la serie e farvi pensare a cosa accadrà nel prossimo capitolo! (a dirla tutta non lo so nemmeno io :P!)

The ones that got away.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora