The old times.

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Spencer aspettò la mattina seguente come un bambino che voleva aprire i regali la notte di Natale. Non sapeva, come quel bambino, cosa sarebbe successo, cosa avrebbe trovato in quel pacco enorme che era la giornata che si trovava davanti. Aveva sistemati le sue cose il pomeriggio precedente, aveva salutato tutti, e non riuscì a chiudere occhio. Tante domande e tanti pensieri lo tennero sveglio, non capiva il comportamento della ragazza, cosa gli nascondesse.

Quella mattina si svegliò prima del solito, e rimase seduto sul letto ad aspettare la ragazza. Kaitlyn, però, non arrivò. Il portiere della clinica bussò alla sua porta per dirgli che c'era qualcuno per lui, ma quando Spencer uscì dalla stanza, trovò di fronte a lui chi pensava di non rivedere mai più.

"Ciao ragazzino."-disse la voce ancora familiare di Derek Morgan. Non era cambiato durante tutto questo tempo, nè una ruga nè un capello in più, sempre lo stesso che aveva conosciuto Spencer, almeno fisicamente.

"Ciao Derek."-furono le sole parole che uscirono dalla bocca del ragazzo. Era fermo, impietrito dalla vista di quell'uomo, non sapeva cosa fare. Le gambe gli tremavano, quasi si sentiva svenire, non sapeva se era felice, triste o arrabbiato. Cercava di mettere ordine nella sua testa, di capire cosa davvero ci fosse, ma non ci riuscì. Era arrabbiato per tutto quello che lui e gli altri membri della squadra gli avevano fatto, per come lo avevano fatto senitre, ma sapeva che c'erano dei motivi e, in fondo, era felice di rivederlo.

"Andiamo, dobbiamo parlare."-gli disse Derek, prendendogli la valigia dalla mano. Spencer lo seguì, posarono la valigia in macchina e iniziarono a passeggiare. Spencer non riusciva ancora a dire niente, non vedeva Derek da più di un anno e mezzo, e non sapeva perchè si fosse allontanato. Dopo che aveva lasciato la BAU le cose erano cambiate, sapeva che la squadra si era sciolta e che ognuno aveva preso cammini differenti. Era venuto al funerale di Diana, era stato vicino a Spencer tutto il tempo, ma dopo quel pomeriggio sparì completamente.

"Come sta Hank?"-fu Spencer, inaspettatamente, a rompere il silenzio. Quel bambino portava il suo stesso nome, anche se come secondo, e la cosa lo rendeva orgoglioso.

"Sta bene, ha due anni ormai, è molto attaccato a me."-Spencer lo aveva visto solo al suo battesimo, non aveva idea di come fosse fatto o a chi assomigliasse. Avrebbe voluto chiedere a Derek come stava sua moglie, sua madre, ma non ne aveva la forza, e l'amico lo sapeva.-"La vita va avanti, Savannah lavora sempre come medico, fa dei turni estenuani, ma abbiamo l'aiuto dei suoi genitori con Hank, e spesso vengono a trovarci mia madre e le mie sorelle."

"E tu, dove lavori?"-chiese, quasi arrabbiato, il più giovane.

"Mi avevano offerto un lavoro ai crimini esteri, ma avrei dovuto viaggiare troppo, quindi ho rifiutato. Ora alleno le reclute a Quantico, mi occupo della loro preparazione fisica."

"Sei felice?"-chiese Spencer, interrompendolo. Sapeva che Derek amava lavorare sul campo.

"Sì, non viaggio e non rischio la vita, sto con la mia famiglia. Mi manca l'azione, è vero, ma questo è il meglio per me e loro."-Derek rimase in silenzio per qualche minuto, prima di sedersi. Sapeva che era arrivato il momento di parlare veramente.-"So che ti sei chiesto tante volte perchè non sono venuto a trovarti, e vorrei darti una spiegazione che mi possa giustificare, ma non la trovo. Sono successe tante cose nella mia vita, e sono stato egoista, ho pensato solo a me stesso, a godermi i momenti felici con la mia famiglia e a cercare un nuovo lavoro, dimenticandomi di chi aveva bisogno di me. Ti voglio chiedere scusa, e spero che tu mi possa perdonare, ma se non vorrai, ti capisco. Non mi sono comportato da amico, non ti ho aiutato nelle difficoltà, non ci sono stato per te come avevo promesso, e mi dispiace."-il volto di Derek era coperto di lacrime. L'agente non aveva mai pianto in quel modo, in nessuna occasione, tranne in quel momento, mentre chiedeva perdono a Spencer. Il ragazzo non sapeva cosa pensare o dire, l'amico era sincero, le sue lacrime erano vere, e nonostante tutto il dolore che aveva provato, non poteva non perdonarlo. Gli accarezzò la schiena e lo guardò negli occhi: quello sguardo fu come un segno di pace per i due.

The ones that got away.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora