Il caso successivo fu molto difficile, e coinvolse personalmente l'agente Hotchner e anche Spencer. L'SI, infatti, gli aveva sparato al ginocchio, era stato operato, e riusciva a muoversi solo con le stampelle. Rimase a casa per due settimane, senza poter fare nulla se non leggere e guardare film. Fu l'occasione perfetta per invitare Kaitlyn a casa sua. Si sentiva solo, sua madre era lontana e i suoi colleghi erano occupati con il lavoro, anche se qualche volta erano andati a trovarlo. Kaitlyn era sorpresa per questa richiesta, ma allo stesso tempo felice. Un sabato partì da Princeton per passare tutto il giorno con Spencer.
Quando arrivò a casa sua, Spencer le aprì la porta e si mise di nuovo seduto sul divano.
"Scusami, ma non riesco a stare in piedi."- aveva i capelli più lunghi, sembrava un ragazzo di vent'anni. Si era messo una camicia, ma aveva comunque dei pantaloni della tuta, glieli aveva prestati l'agente Morgan. Kaitlyn si mise sulla poltrona, dopo aver poggiato sul tavolo quello che sarebbe stato il loro pranzo.
"Come stai?"-chiese, in modo molto apprensivo.
"Bene, anche se dovrò tenere il gesso per alcuni mesi, poi usare il tutore con le stampelle e alla fine un bastone."-disse il ragazzo, con fare ironico.
"Ti ha fatto male?"
"Abbastanza, ma l'importante è che posso camminare. Mi annoio, però, a stare fermo. Non so che fare, se non leggere. Passo le giornate seduto su questo divano, mentre vorrei aiutare la squadra."- si vedeva che Spencer soffriva a stare in quella condizione, gli mancavano i suoi colleghi e amici, Kaitlyn aveva capito, in parte, quanto erano importanti per lui.
"Siete come una famiglia, vero?"
"Esatto, sono tutto quello che ho, e ci siamo sempre aiutati in questi, nessuno è mai rimasto solo, come loro stanno facendo con me. C'eravamo quando è nato il bambino di JJ, o quando Morgan ha dovuto vivere un caso personale, anche quando hanno sparato a Garcia."-Kaitlyn sobbalzò.-"Abbiamo passato momenti duri, tutti..."-la ragazza capì che c'era qualcosa sotto, che Spencer non aveva usato quel tono triste per caso.
"Che ti è successo?"- Era certa che Spencer non le avrebbe detto molto, era timido, ma forse, dopo che si era confidato con lei al museo, si sarebbe riaperto e lei lo avrebbe conosciuto di più.
"Per noi tutti i giorni è una lotta, vedere le persone morte, doverlo dire ai loro familiari, anche dover sparare ai criminali, ucciderli, non è facile. Quando ho ucciso un criminale per la prima volta, ci sono voluti dei mesi prima che mi riprendessi, ma avevo salvato delle vite. Alcuni giorni ci sono dei casi che ci toccano personalmente, piscologicamente, come quando hanno sequestrato me ed Emily, o quando abbiamo avuto a che fare con un ragazzo dalla doppia personalità, e altre volte anche fisicamente..."-Spencer era sempre più dubbioso.
"Spencer, che ti è successo?"-chiese Kaitlyn, apprensivamente. Il ragazzo si morse le labbra, guardando in basso.
"Poco prima che ci incontrassimo, un ragazzo, con doppia personalità, mi ha sequestrato. Grazie all'intuito della squadra sono ancora qui, ma quel ragazzo mi ha torturato e mi ha anche..."-Spencer si fermò un attimo.-"Drogato. E sono stati dipendente per qualche mese, ma ne sono uscito."- Kaitlyn rimase in silenzio, era felice che le avesse detto quelle cose, ma allo stesso tempo provava molta tenerezza nei suoi confronti, ne aveva passate tante, soprattutto quest'ultima.-"La squadra mi ha aviutato ad uscirne, sapevano cosa avevo, ma non dicevano niente, anche se arrivavo tardi o mi comportavo male al lavoro. è stata davvero dura uscirne, sono cose che quando inizi, diventano una dipendenza. Ed è stata dura anche perchè non lo avevo voluto io, aveva deciso tutto lui per me."-tra i due ci fu un momento di silenzio, che lo stesso Spencer, stranamente, interruppe.-"Questo lavoro ti forma, questa vita ti forma. Ho solo 29 anni e ne ho passate già tante. Papà che se ne è andato, i bulli a scuola, mamma che stava male e tutti i dolori che mi ha provocato questo lavoro."
"Hai mai pensato di mollare tutto?"-intervenne Kaitlyn.
"Sì, tutte le volte che avevo incubi, o che soffrivo per uno dei membri della squadra, ma poi guardo tutte le persone che abbiamo salvato, e penso che ognuno di noi è indispensabile, ognuno di noi sa qualcosa che l'altro non riesce a capire, e questo ci fa salvare tante vite."-Spencer era davvero fiero della sua squadra, ed era anche fiero per essersi riuscito ad aprire con una persona, lui, che era così timido e chiuso, che aveva paura di soffrire, o forse anche paura di provare sentimenti, lui, ora, che cosa provava? Dopo tutto quello che le aveva detto, la guardava e le sorrideva, senza motivo apparente, semplicemente perchè era lì e aveva tirato fuori la sua parte più nascosta.
"Ammiro molto che sei riuscito a dirmi queste cose."-disse Kaitlyn, alzandosi e sedendosi sul divano con Spencer.-"So che c'è tanto ancora da dire, sia su di me, sia su di te, e quando vorrai, io ci sarò."-in questo modo, Kaitlyn, aveva quasi ammesso i suoi sentimenti per lui.
"E tu?"- chiese Spencer.
"Io sono la classica ragazza americana."-disse, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.-"Ho sempre vissuto in modo tranquillo, anche ora. Sai già che con i miei genitori c'è un rapporto altalenante per la mia scelta universitaria, ma spero che cambieranno idea."
"So che c'è qualcosa che non va."- disse Spencer, sfruttando le sue capacità da profiler.
"Hai ragione."-disse la ragazza, guardando in basso per evitare che gli occhi le si riempissero di lacrime.-"All'ultimo anno del liceo e al primo anno a Princeton sono stata con un ragazzo, era l'uomo perfetto, stavamo benissimo insieme, anche lui veniva a Princeton. Un giorno stava tornando al campus, quando un camion lo ha investito, e purtroppo non c'è stato nulla da fare."-le lacrime stavano scendendo sul volto della ragazza, che non voleva farsi vedere così debole da Spencer. Lui non era solito avere contatto con le persone, ma in quell'istante ebbe una reazione stranissima: le prese la mano. Spencer non stringeva nemmeno la mano alle persone che incontrava, ma in quel momento si sentì di fare ciò. Lei era così indifesa e fragile in quel momento, si era aperta anche lei con lui, e Spencer non poteva che esserne felice.
Il resto della giornata lo passarono in maniera più tranquilla, mangiando e vedendo un film. Sembravano quasi una coppia, ma tra i due c'era solo una forte affinità intellettiva e psichica. Spencer, dopo una settimana, tornò al lavoro, ma purtroppo il caso che dovettero affrontare fu il peggiore che gli potesse mai capitare. Un SI, che era scappato dal carcere delle settimane prima, aveva preso in ostaggio Hailey, la moglie di Hotch, e suo figlio Jack. Era riuscito a scoprire la casa segreta in cui si trovavano, li prese e li portò nella casa di campagna di Hotch. Era un caso molto personale, tutti erano con Garcia e ascoltarono le ultime parole che la donna disse a suo marito.
"Promettimi che gli dirai di come ci siamo conosciuti, e di come mi facevi ridere. Deve sapere che non sei sempre stato così serio, Aaron. Voglio che lui creda nell'amore, perchè è la cosa più importante, ma tu glielo devi mostrare. Promettimelo."
Si sentì un colpo di pistola. Quando Hotch arrivò lì, duellò con Foyet, fino ad ucciderlo. Hailey era in una pozza di sangue, e l'agente non si staccava dal suo corpo, la stringeva forte a sè. Quando arrivarono gli altri agenti, trovarono di fronte a loro una scena forte. Era tutto sporco di sangue, e l'agente Hotchner, il loro capo, era coperto di graffi e piangeva. Iniziarono tutti a cercare il figlio, Jack. Era riuscito a scappare, si era chiuso in un baule, come quando giocava con il padre.
Ciao a tutti! Sono felice per i molti commenti nello scorso capitolo, grazie mille per seguirmi! Questo capitolo è molto triste, soprattutto il discorso di Hailey, ogni volta che lo sento piango! Penso sia uno degli episodi migliori della serie, e uno dei più tristi! Ho tradotto io il discorso, non so se sia esatto ^^" Comunque, spero che il capitolo vi piaccia! Il prossimo è già pronto, e vi annuncio che sarà un capitolo di "passaggio", ma comunque intressante! Grazie a tutti per seguirmi!
STAI LEGGENDO
The ones that got away.
FanfictionEntrò nella clinica in silenzio, osservando tutto quello che aveva accanto a lei. Si avvicinò alla scrivania, dove era seduto un uomo abbastanza anziano. "Salve. Chi è venuta a trovare?" "Spencer Reid."- disse, a bassa voce. ... "Lo sapete che i mem...