Kaitlyn era molto agitata per quella serata, non sapeva se poteva definirlo un appuntamento o una semplice uscita tra amici. Era arrivata più puntuale di Spencer, proprio nel luogo che le aveva indicato.
"Ciao."- Spencer arrivò dopo poco.-"Non volevo farti aspettare."
"Non ti preoccupare."-Spencer non era un ragazzo molto espansivo, non abbracciava, non dava baci, ma quella sera era più freddo del solito, e Kaitlyn lo notò subito.
Dalla porticina davanti la quale avevano l'appuntamento, uscì un uomo, che salutò Spencer.
"Avete tempo fino all'apertura."-era il custode, che sarebbe rimasto dentro mentre i due visitavano il museo Smithsonian. Avevano una lunghissima notte davanti, solo per loro, e per l'arte. Spencer commentava tutte le opere d'arte del Medioevo e del Rinascimento, la ragazza quelle più moderne, dagli impressionisti a quelle degli ultimi anni. Spencer sapeva già tutto, ma sentirla parlare con quella passione lo affascinava. Passarono ore ed ore ad ammirare quadri tra i più belli al mondo, entrambi raccontando vari aneddoti e dicendo la propria opinione. A volte pensavano la stessa cosa, altre volte no, ma era proprio la loro diversità a rendere bella quella uscita, il loro scambiarsi pareri diversi e saperci ridere sù.
"Sei molto brava, saresti adatta a questo lavoro."- disse Spencer, tutto d'un tratto.
"Nessuno me lo aveva mai detto."- rispose Kaitlyn, sorridendo.
"Non molti credono in te, vero?"- Spencer ruppe il silenzio che si era creato, e la ragazza lo guardò di scatto. Si ricordò subito di avere a che fare con un profiler, che probabilmente aveva capito dai suoi gesti, o dalla sua voce, ciò che aveva passato.
"Molti mi hanno detto di fare altro, come economia, o scienze, e io ci ho anche pensato, in fondo ero brava, ma ho deciso di seguire la mia passione, anche andando contro tutti."
"Anche i tuoi genitori?"- quando disse quella parola, Spencer cambiò espressione.
"Sì, anche loro, ma ormai si stanno quasi abituando che non sarò una banchiera come loro."
La loro visita continuò altre ore, ma i due non parlarono molto. Spencer era sempre più cupo, e questo non era passato inosservato alla sua amica.
"Andiamo a vedere l'alba?"- chisa Kaitlyn, che voleva parlare con Spencer del suo atteggiamento, ma in un luogo diverso. Il ragazzo la guidò, le fece salire molte scale, ma la vista era spettacolare. Entrambi rimasero senza parole, dal tetto dell'edificio la città era magica e stupenda. Tutto taceva, ma stava per prendere vita. Il sole iniziava ad illuminare le case, le strade, e si iniziavano a sentire i primi rumori. Kaitlyn si mise su una sedia e fece segno a Spencer di mettersi vicino a lei.
"Cosa succede?"-chiese la ragazza. Reid rimase un po' spiazzato da quella domanda, ma in fondo non era l'unico a capire cosa succedesse nella mente delle persone.-"Riguarda l'ultimo caso?"- la risposta era sì, lo si poteva notare dall'espressione sul volto di Spencer. Ormai non si poteva più nascondere, inoltre aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno. Con la nascita di Henry, il figlio di JJ, tutti erano giustamente concentrati su altro, e nessuno gli aveva pià chiesto come stava. Tranne lei.
"Ho avuto vari incubi, sognavo un bambino, in una cantina, ed era privo di vita. Ho pensato di chiedere a mia madre, ma non ho ottenuto risposte, così ho chiesto a mio padre. Non lo vedevo da anni. Colleziona tutti gli articoli dove c'è il mio nome, ma non mi vede da quando sono piccolo. Pensavo c'entrasse lui, che fosse stato lui, ma non era così. Mi sono vergognato moltissimo, ma quel bambino mi tormentava. Alla fine mia madre e mio padre mi hanno detto la verità, mi avevano protetto da un assassino."-Spencer aveva quasi le lacrime agli occhi, mentre raccontava cosa gli era successo. Erano stati due giorni intensi, per lui, per suo padre, ma soprattutto per sua madre.
"Posso chiederti perchè non vedevi tuo padre da così tanto tempo?"- Spencer la guardò negli occhi e deglutì. Non aveva mai detto a nessuno di sua madre, ad eccezione dei membri della squadra. Non era un segreto, ma si sentiva in colpa per quello che aveva fatto. Era qualcosa di suo, di personale, e condividerlo con un'altra persona era inusuale per lui.
"Mia mamma è schizofrenica."-disse, tutto d'un fiato.-"Mio padre non ne poteva più, e ci ha abbandonato. Quando avevo 18 anni l'ho fatta ricoverare in un centro, a Las Vegas, ed è stata la decisione più dura della mia vita. Ero solo, non sapevo cosa fare, lei mi implorava di tenerla con me, ma non potevo. Ancora mi sento in colpa con lei, le scrivo una lettera al giorno."-Kaitlyn sorrise, avrebbe voluto abbracciare Spencer, era felice che si fosse fidato di lei. Sembrava un bambino che aveva appena confidato un segreto importantissimo, ed era forse anche quell'ingenuità, quella purezza che rendevano Spencer un ragazzo particolare, ma allo stesso tempo bellissimo.
Il sole era ormai sorto, e i due rimasero in silenzio ad ammirarlo. Avevano capito entrambi una cosa fondamentale sul loro rapporto: ognuno si poteva completamente fidare dell'altro, e avrebbe trovato nell'altro un confidente.Ciao a tutti! Grazie mille per i commenti allo scorso capitolo! Spero vi piaccia anche questo!
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The ones that got away.
FanfictionEntrò nella clinica in silenzio, osservando tutto quello che aveva accanto a lei. Si avvicinò alla scrivania, dove era seduto un uomo abbastanza anziano. "Salve. Chi è venuta a trovare?" "Spencer Reid."- disse, a bassa voce. ... "Lo sapete che i mem...