Erchomai. I am coming.

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Non erano trascorsi che pochi giorni da quando Sebastian aveva fatto sapere al Conclave di essere ancora vivo, pochi giorni da quando Lilith lo aveva riportato in vita legando la sua essenza e quella di Jace come se fossero un unico essere.
Ricordava ancora nitidamente la sensazione della lama che gli perforava la carne. La fitta lancinante al centro del cuore che gli aveva mozzato il respiro mentre cercava di impartire una dolorosa lezione alla figlia dei Lightwood.
Era successo tutto in una frazione di secondo, non aveva nemmeno avuto il tempo di stupirsi che la mano che aveva mosso tanto rapidamente il pugnale fosse quella del fratellastro. Credeva di averlo indebolito, di aver spento quella fiamma insopportabile che illuminava il suo sguardo, quel bagliore che Sebastian aveva ormai da tempo imparato a collegare al sangue angelico. Purtroppo per lui però, Jace si era dimostrato più forte di quello che aveva creduto in partenza. Era il figlio bastardo di Valentine, quello che portava il cognome dei Morgenstern senza che gli appartenesse, senza che gli scorresse nel sangue. Era il bambino tirato fuori a forza dal ventre di Céline e strappato dalle braccia della morte per uno scopo ben preciso, essere diverso da lui.
Sebastian sapeva di essere morto, se lo sentiva nelle ossa fracassate del torace, nel corpo ormai completamente svuotato dal sangue demoniaco che gli aveva sempre conferito forza, arguzia e quel tocco di pura malvagità che metteva in ogni singola cosa facesse.
Anni di allenamento, di torture fisiche e psicologiche e quello era stato il risultato: ucciso da un maledetto Shadowhunter. Da quella feccia che Valentine gli aveva sempre insegnato a detestare.
Il suo corpo galleggiava inerme tra le acque di uno dei tanti fiumiciattoli che attraversavano Idris e, per quanto si sforzasse di fare il più piccolo dei movimenti, sapeva ormai di averne perso il controllo. Intorno a lui non c'era altro che una vasta e sconfinata distesa di...nulla. Il nulla più assoluto. Era stato inghiottito da un'oscurità senza fine, un agglomerato di tenebre e ombre. Non provava paura, no. Sebastian non aveva mai avuto paura di niente. Fin dalla più tenera età Valentine non aveva fatto altro che insegnargli a combattere contro ogni tipo di creatura infernale, a controllarle come se fossero animaletti domestici e ad impugnare ogni sorta di arma. Più diventava grande e più la sua forza demoniaca cresceva con lui. Ora, all'età di soli diciassette anni, si ritrovava ad essere la creatura più spaventosa che il cielo e gli inferi avessero mai conosciuto.
Lilith ci aveva messo del suo ovviamente, crescendolo come se fosse suo figlio. Come se fosse la sua eredità che si apprestava a lasciare al mondo, e Sebastian aveva approfittato della situazione per imparare tutto ciò che poteva sui demoni e sulla loro dimensione. Su come controllare il sangue che gli ribolliva nelle vene come lava incandescente.
Non era mai stato un grosso problema per lui contenersi. Aveva dovuto imparare a controllare ogni sorta di impeto e desiderio demoniaco per potersi mescolare tra gli Shadowhunters, per poter prendere il posto del vero Sebastian Verlac e fingersi amico, alleato e compagno di persone che disprezzava con tutto se stesso.
Il piano di suo padre era sempre stato questo, usarlo come arma per disattivare le difese delle torri di Alicante dall'interno. Usare Jonathan come asso nella manica.
Jonathan. Solo pensare a quel nome gli faceva desiderare di distruggere qualsiasi cosa gli si parasse davanti. Pensare che per anni quel nome era stato utilizzato impropriamente da quel bastardo di Jace lo faceva fremere di rabbia. -Il mio nome è Sebastian Christopher Morgenstern- aveva detto al Conclave. -Il nome Jonathan è morto con Valentine, per mano di Raziel-.
Ed ora che finalmente il suo padre padrone, colui che gli aveva sempre tarpato le ali e che lo aveva sempre disprezzato non c'era più, Sebastian si apprestava a dar vita a quella che sarebbe stata la battaglia più sanguinosa che il mondo avesse mai visto.
Per un attimo la sua mente tornò al momento esatto in cui aveva conosciuto la sorella, a quando l'aveva vista la prima volta. Sapeva che era tutto ciò che gli rimaneva della sua famiglia. Sapeva di volerla al suo fianco e sapeva che sarebbe dovuto andare a riprendersela. Insieme avrebbero dato nuova vita al cognome dei Morgenstern e avrebbero dominato incontrastati sul loro regno.
-Erchomai. Sto arrivando.- ripetè, citando le esatte parole del messaggio che aveva fatto recapitare al conclave.

The boy who lost his way. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora