Non era ancora giorno quando Sebastian si svegliò in preda ad un incubo. Era abituato a dormire poco la notte, svegliandosi quasi ogni ora annaspando in cerca di aria.Gli incubi non gli toglievano solo il sonno, lo lasciavano completamente stordito e con una strana insofferenza, come se il dolore provato nella sua mente lo rivivesse, attimo per attimo, sul suo corpo.
Quasi ogni notte, da quando aveva fatto quello che beh...aveva fatto, riviveva il momento esatto in cui Jace lo uccideva, colpendolo alle spalle con una spada angelica. Nel sogno lui faceva sempre la parte dello spettatore, costretto a rivivere continuamente la sua stessa morte senza poter fare nulla per impedirla. Riusciva a vedere il sorriso soddisfatto del fratellasto che, una volta messo lui fuori gioco, si apprestava a dare soccorso alla figlia dei Lightwood.
Da lì in poi c'era solo il buio e la continua sensazione di star annegando a causa dell'acqua del fiume che gli scendeva giù per la gola, riempiendogli i polmoni. Ogni notte era sempre la stessa storia, lui che moriva e annegava, Jace che vinceva e tornava a casa soddisfatto.
Non sapeva di preciso cosa gli desse più fastidio, sapere che Jace lo avesse ucciso o essere consapevole che quel maledetto sarebbe poi tornato a gettarsi tra le braccia di Clary.
Clary.
Improvvisamente si ricordò cosa lo aveva svegliato. Non era stato il solito sogno, questa volta era stato qualcosa di peggio, qualcosa che gli aveva fatto desiderare di distruggere tutto e porre fine alla scena che stava vivendo nella sua mente.
Nel sogno, Lilith e Clary si fronteggiavano. Quest'ultima stava cercando con tutte le sue forze di parare i colpi incessanti del demone, senza successo. Lilith era riuscità a ferirla ad un fianco e con un colpo secco le aveva spezzato una gamba, impedendole così ogni possibilità di fuga. La rossa era lì, ansimante e sanguinante ai piedi della spietata regina dei demoni che, con un ghigno raccapricciante stampato in volto, si apprestava ad infliggerle il colpo di grazia.
Sebastian stava cercando disperatamente di raggiungere la sorella ma le gambe non volevano saperne di muoversi. Guardando ai suoi piedi, si rese conto che il materiale melmoso che rivestiva il suolo della dimensione demoniaca, lo aveva intrappolato risucchiando le sue gambe fino alle ginocchia. Cercò di liberarsi con tutte le sue forze, scavando con le mani fino a farsi uscire il sangue dalle unghie. Capì che era tutto inutile, più si dimenava e più quella sostanza immonda lo trascinava giù.
Sollevò lo sguardo, urlando per cercare di attirare l'attenzione di Clary ma dalla sua bocca non uscì nessun suono. Lilith non solo lo aveva intrappolato ma gli aveva impedito anche di parlare in modo che, in queste condizioni, non potesse essere di nessun aiuto alla sorella.
Lilith sollevò lo sguardo, sorridendo in direzione di Sebastian. Le sue labbra si piegarono in una curva sghemba, uno di quei sorrisi che deformavano l'intero viso. -Te lo avevo detto, Jonathan, che se non ci avesse aiutato di sua spontanea volontà, avrebbe fatto una brutta fine- e così dicendo, sollevo rapidamente la mano artigliata e la conficcò nel petto di Clary, strappandole via il cuore.
Ci fu un momento in cui Sebastian non capì e non sentì più nulla, l'unica cosa che riusciva a vedere era il cuore pulsante della sorella, l'unico membro della sua famiglia che gli era rimasto, stretto nella mano del demone e la maschera di terrore e sconcerto dipinta sul volto di Clary che, lentamente, si accasciò al suolo priva di vita.
Il silenzio venne interrotto dai lamenti dei demoni che festeggiavano la vittoria della loro padrona e dalla risata, simile allo stridio di due pezzi di metallo, della madre che guardava compiacuta l'organo che ancora reggeva in mano, prima di gettarlo sul cadavere inerme di Clary. Sebastian cominciò a dimenarsi più affannosamente, inveendo contro la madre come un forsennato, anche se, dalle sue labbra non uscì alcun suono. Era come quando inveiva contro Jace tutte le volte che sognava la sua morte; nel sogno lui gridava, annaspava per raggiungere il fratellastro, ma nessuno sembrava curarsi di lui, nessuno lo ascoltava. Alcune lacrime, le prime che avesse mai versatoin tutta la sua vita, nere come il sangue che gli scorreva nelle vene, gli rigarono le guance rese ancora più pallide dalla vista della scena in cui la sorella perdeva la vita.
Dopo essersi dimenato fino a sbattere violentemente contro la testiera del letto, si era risvegliato ed ora si trovava seduto al centro, sudato e ancora in evidente stato di shock.
Scrollò più volte la testa, cercando di liberarsi da quell'orrenda sensazione che gli attanagliava la bocca dello stomaco. Decise di alzarsi e di andare a farsi una doccia, era sicuro che, dopo essersi immerso sotto il getto di acqua fredda, sarebbe stato meglio.
Si diresse verso il bagno, togliendosi un indumento alla volta e gettandolo a terra lungo il tragitto. Entrò in doccia e aprì il getto di acqua gelida, immergendosi completamente. Ancora non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che, nella dimensione demonica, ci fosse la presenza dell'acqua. Probabilmente Lilith era ricorsa a qualche trucchetto magico per rendere il suo soggiorno in quel luogo più "confortevole".
Stette per quelli che sembrarono minuti interminabili immobile, lasciando che l'acqua portasse via con sé tutta la sua frustrazione e la rabbia. Prese un po' di shampoo, altro dono di Lilith, e prese ad insaponarsi i capelli. Quando ebbe finito, prese il bagno schiuma e fece lo stesso con il corpo, strofinandosi così forte che si ritrovò a pensare di aver strappato via almeno tre strati di pelle.
Si risciacquò ed uscì dalla doccia, avvolgendo un asciugamano di soffice spugna attorno alla vita. Uscito dal bagno si diresse in camera sua, sedendosi a bordo del letto.
La doccia era servita, certo, ma continuava ad essere inquieto. Di rimettersi a dormire non se ne parlava proprio. Iniziò a fare su e giù per la stanza, cercando qualcosa da fare per tenere la mente occupata. Si mise a pulire le armi, ma erano già pulite, quindi non lo tennero occupato più di tanto. Cercò di sistemare i vestiti, ma anche quelli erano già stati messi in ordine.
Si poteva dire di tutto su di lui, ma non che fosse un ragazzo disordinato. Valentine gli aveva sempre insegnato ad avere il controllo di tutto, dalle cose più serie a quelle più banali. Gli aveva insegnato che avere una vita ordinata era sinonimo di ordine spirituale, e che grazie a quello sarebbe diventato un leader eccezionale, rispettato da tutti.
Ricordare gli insegnamenti del padre, però, non faceva altro che innervosirlo ancora di più. Nonostante fosse morto da mesi, il suo fantasma contiuava a perseguitarlo e questo lo faceva andare su tutte le furie. Voleva staccare la mente anche solo per qualche minuto, voleva dimenticare tutto e riuscire a non pensare più a niente. Fu allora che prese una decisione: sapeva che l'unica persona che sarebbe riuscita a tranquillizzarlo e a donargli quella calma e serenità di cui avea bisogno era solo una, sua sorella.
Si rivestì di fretta e furia e cercando di attirare meno attenzione possibile, si diresse verso la breccia. Sapeva che una volta attraversata, sua madre ne sarebbe venuta a conoscenza. Sapeva sempre quando e quanti demoni attraversavano il portale e ne conosceva sempre il motivo. Bisognava chiederle il permesso prima di raggiungere il mondo degli umani in modo da dimezzare il numero delle vittime tra i demoni, eliminati dalle spade dei Cacciatori di ombre.
Sebastian però non doveva dirigersi nel mondo degli umani, lui doveva andare a Idris perché era lì che Clary si trovava. Sapeva che il vero problema di quello che stava per fare non era il Conclave, quegli stolti non si erano accorti della sua presenza nemmeno quando era andato a trovare Clary giorni fa, perché avrebbero dovuto notarlo proprio oggi? No, il vero problema era Lilith. Sapeva che si sarebbe infuriata al suo ritorno ma in quel momento non gli importava di niente e di nessuno. Voleva solo andare da Clary, voleva vederla e voleva parlare con lei. Alle conseguenze di quel gesto ci avrebbe pensato più tardi, al suo ritorno.
Si guardò attorno e, dopo essersi assicurato nuovamente che non ci fosse nessun demone nel paraggi, chiuse gli occhi e saltò all'interno della breccia.
"Ti avevo promesso che sarei tornato, piccola Clary. E i Morgenstern mantengono sempre le loro promesse".
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The boy who lost his way.
Fanfictionff sui Clebastian: -Ma credimi anche quando ti dico che non m'importa se mi dirai di no. Sei mia e non ti lascerò andare per niente e nessuno al mondo. Né orde di demoni inferociti né schiere di Angeli vendicatori riusciranno a portarti via da me. M...