Preparativi.

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Dal Conclave non era ancora giunta nessun tipo di reazione e Sebastian cominciava a chiedersi se quegli stolti avessero capito che il messaggio che avevano ricevuto fosse da parte del vero figlio di Valentine Morgenstern o se lo stessero semplicemente sottovalutando.

Era stufo di aspettare, di lavorare nell'ombra come aveva fatto suo padre per tanti anni. Voleva attaccare Alicante, distruggere ogni singola casa, ogni singolo ponticello che collegava le varie viuzze colme di ogni sorta di negozietto. lo infastidiva pensare che, mentre lui era costretto a nascondersi, quei maledetti figli dei Nephilim conducevano le loro esistenze come se nulla fosse successo. Lo invastidiva pensare ai Nascosti che ormai brulicavano nella città come migliaia di formiche che zampettano avanti e indietro dal loro formicaio. lo infastidiva pensare a Jace e alla sorella insieme.

Sebastian si chiese cosa stesse facendo Clary, se si ricordasse ancora di lui e se ne stesse piangendo la perdita come avrebbe dovuto fare una sorella alla notizia della morte del proprio fratello maggiore. Ripensò allo sguardo di Isabelle quando lo aveva visto sovrastare il corpo inerme di Max. Aveva visto balenare nei suoi occhi un misto tra rabbia, dolore e orrore. Aveva amato quello sguardo, aveva provato una sorta di gioia e di orgoglio macabro nel sapere di esserne la causa. Non si era pentito di quello che aveva fatto. La morte di quel bambino non lo aveva minimamente toccato o fatto sentire in colpa. Ripensandoci adesso, sapeva che avrebbe potuto benissimo fare a meno di ucciderlo visto come erano andate a finire le cose, ma il desiderio di porre fine alla vita di uno dei figli dei Lightwood lo aveva investito come un fiume in piena. Li aveva disprezzati da sempre, da quando era venuto a conoscenza del loro tradimento alla causa del Circolo e a tutto quello in cui Valentine credeva.

Allora come adesso, le parole del padre gli echeggiavano forti e chiare nella mente come un lamento continuo: "Il Conclave ha fallito. Gli Shadowhunters hanno fallito. Bisogna distruggere il male alla radice e dare vita ad una nuova forma di Cacciatori dediti alla sconfitta di Demoni e Nascosti." Valentine ci credeva davvero, credeva davvero che bisognasse ripulire il mondo da quei Cacciatori divenuti col tempo troppo "corrotti" e magnanimi nei confronti delle forze demoniache. Anche Sebastian ci credeva. Suo malgrado si trovava a condividere ancora le ideologie del padre anche se non era mai stato in grado di provare un affetto sincero nei suoi confronti. Anche se nelle sue stesse vene ruggiva rabbiosamente, come un'orda di cani infernali, il sangue demoniaco.

Risvegliandosi come da un lungo sogno ad occhi aperti, Sebastian si avvicino ad un altare su cui sorgeva un enorme trono rivestito da ossa umane. Lilith sedeva lì, con lo sguardo vuoto, profondo come gli abissi infernali, puntati sul ragazzo che le stava di fronte.

-Madre...- disse Sebastian con voce calma quasi non si rendesse nemmeno conto di essere al cospetto della Regina dei demoni, madre di ogni stregone. -Per quanto ancora dovremmo rimanere nascosti nelle tenebre come vermi che hanno troppa paura di mostrarsi alla luce del sole? Mentre noi siamo qui ad aspettare, quei maledetti Nephilim vivono la loro esistenza come se noi non ne facessimo parte.-

Le labbra cadaveriche della regina dei demoni si curvarono in un sorriso sghembo. -Tutto a suo tempo, figlio mio. Tutto a suo tempo-. Ripetè continuando a guardare Sebastian. -Per preparare una guerra ci vuole tempo. Non possiamo sottovalutarli come aveva già fatto quello stolto di tuo padre-. La mascella di Sebastian si contrasse lievemente ma la regina sembrò non accorgersene nemmeno. Sapeva che Lilith aveva ragione, che Valentine era stato uno stolto incompetente, che aveva sottovalutato non tanto il Conclave quanto la sua stessa figlia. Quella a cui lui stesso, inconsapevolmente, aveva dato poteri che i comuni Shadowhunters non possedevano.

-Sai bene, Sebastian, che non possiamo permetterci un'altra sconfitta. E sai bene quanto me che, prima di tutto, dobbiamo portare tua sorella dalla nostra parte. Ve la siete fatta scappare già una volta, non dovrà succedere ancora.- La voce del demone era calma e piatta ma nel suo tono Sebastian riusciva a scorgere una punta di risentimento e delusione.

Conosceva Lilith da tutta una vita. La prima voce che aveva udito appena nato non era stata quella di Jocelyn ma quella della donna che, con la sua figura imponente e allo stesso tempo aggraziata, sedeva sull'enorme trono davanti a lui. La voce che lo aveva sempre guidato, che lo aveva cresciuto era sempre stata la sua. Per Sebastian Lilith era l'unica vera madre, l'unica con cui sentiva di avere un fortissimo legame di sangue. Dal suo canto anche Lilith nutriva un forte attaccamento per il ragazzo, un attaccamento quasi morboso. Era la sua creazione, la sua eredità. In lui scorreva il suo stesso sangue, la sua stessa malvagità, il suo stesso potere. Lo amava come solo un demone può amare un altro demone. Con quell'amore che non ha nulla di umano o angelico. Sebastian era l'unico a cui era permesso avvicinarla, l'unico che potesse contraddirla o consigliarla. Era suo figlio più di quanto lo fossero gli stregoni e da tutta una vita lo stava preparando a governare non solo sulle dimensioni demoniache, ma anche su quella degli umani che gli Shadowhunters si impegnavano tanto a proteggere.

Sebastian guardò la regina, con una scintilla che raramente illuminava i suoi occhi completamente neri. -Ti chiedo perdono Madre se ho fallito. Non ti deluderò un'altra volta. Se tu me ne dessi la possibilità, potrei usare il legame che ho con Jace per costringere mia sorella ad unirsi a noi. Potrei incidermi un messaggio per lei sulla pelle e di conseguenza marchiare anche il corpo di mio fratello...- disse tirando fuori un pugnale dalla cintura. -Se solo tu me ne dessi il permesso...-

-NO-. urlò Lilith. -Ti ho detto mille volte, Sebastian, che il tuo legame con Jace non deve essere svelato. Non ancora almeno. È l'unico asso nella manica che abbiamo in questo momento. Non possiamo sprecarlo e in ogni caso così facendo non otterremmo il pieno appoggio di tua sorella e sveleremmo la nostra carta vincente per nulla. Ti ricordo che i Fratelli Silenti potrebbero sciogliere il mio incantesimo con un soffio se venissero a conoscenza di come ti ho riportato in vita.- Il tono di Lilith non ammetteva repliche e Sebastian lo sapeva. Sua madre poteva diventare particolarmente violenta quando si arrabbiava, anche con lui. -Devi convincere tua sorella a seguirti di sua spontanea volontà. Non importa come, devi riuscirci. Seducila se ce ne sarà bisogno, sai benissimo che per noi demoni questo non è visto come qualcosa di innaturale o peccaminoso- disse la donna sorridendo. -In più mi era sembrata abbastanza interessata, all'inizio. Gestisci la situazione come meglio credi, figlio mio, ma porta quella ragazza dalla nostra parte e con lei anche il figlio degli Herondale-. Lilith si alzò dal suo trono, quasi fluttuando. Si avvicinò a Sebastian e gli mise una mano sulla guancia. Il suo tocco era delicato ma freddo come l'abbraccio della morte che Sebastian aveva gia avuto modo di sperimentare. -Sei un ragazzo sveglio, Sebastian. In te scorre il mio stesso sangue. Sono sicura che non mi deluderai-.

Sebastian annuì. Non avrebbe deluso Lilith, non di nuovo. Questa volta avrebbe portato Clary con sè. Questa volta i Morgenstern si sarebbero riuniti definitivamente. -Ti renderò orgogliosa, Madre.- disse Sebastian a Lilith mentre quest'ultima si allontanava. La donna si voltò a guardarlo, i suoi occhi vuoti e inespressivi lo scrutarono da capo a piedi -La tua sola esistenza è per me motivo d'orgoglio. Ora va, diamo inizio ai preparativi che ci porteranno finalmente alla vittoria- e con queste parole, Lilith svanì lasciando Sebastian da solo nell'oscurità della dimensione demoniaca.

The boy who lost his way. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora