Clarissa.

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Quella sera Sebastian era più irrequieto del solito. Non ne poteva più di aspettare. Voleva raggiungere Clary.
Clarissa. Quel nome era impresso nella sua mente da giorni. Anche quando Jace lo aveva mortalmente colpito una settimana prima, il suo pensiero era subito corso alla sorella. Continuava a pensare a lei. Era diventata un chiodo fisso, qualcosa di cui non riusciva a liberarsi nemmeno mentre dormiva.
Continuava a sentirsi bruciare dentro ogni volta che la immaginava in compagnia di Jace, tra le sue braccia.
Più di una volta il pensiero di ferirsi mortalmente gli aveva solleticato la mente. Il pensiero di come avrebbe reagito la sorella vedendo il ragazzo che amava morire davanti ai suoi occhi lo riempiva di un macabro senso di felicità. Quella stessa felicità che aveva provato nell'uccidere il piccolo Lightwood per poi vedere lo sguardo distrutto ed impotente di Isabelle.
Voleva fare soffrire Clary, voleva distruggerla per poi plasmarla a sua immagine e somiglianza. Voleva rendarla quella che era sempre stata destinata ad essere, la sua fedele compagna. Una Morgenstern.

Per un attimo pensò a come sarebbe stato stringerla tra le braccia. Infilare le mani possenti, tanto simili a quelle di Valentine, tra i suoi capelli mossi per sentirne la morbidezza. Per la prima volta si rese realmente conto di quanto si sentisse solo, di quanto desiderasse più di ogni altra cosa poter avere Clary al suo fianco. Si rese conto che non avrebbe mai potuto farle del male o ferirla in alcun modo, come aveva pensato di fare. Non capiva la natura di questi sentimenti, nessuno gli aveva mai insegnato a distinguerli, a dar loro una forma ed un significato. Tutto quello che aveva imparato dalla vita glielo aveva insegnato Valentine. Tutto quello che sapeva fare era incentrato sul combattimento. La sua intera esistenza era incentrata sulla vendetta. Sulla distruzione.
Si ritrovò a pensare a come sarebbe stato crescere con Jocelyn e con Clary. A come si sarebbe sentito nel ricevere quello che gli umani chiamavano "amore". Un amore che non chiedeva nulla in cambio, se non altro amore.

I suoi pensieri furono interrotti da un fruscio alle sue spalle. Poteva riconoscere il rumore riprodotto dalla veste di sua madre anche ad occhi chiusi.
-Sebastian-
Sebastian ruotò lentamente la testa incontrando gli occhi scuri del demone. -Madre, cosa posso fare per te?- chiese con il tono della voce il più riverente possibile.
Lilith sorrise compiaciuta e si avvicinò al ragazzo. -So bene che questi giorni sono stati parecchio stressanti per te. Che l'attesa ti sta logorando. Per questo motivo ho deciso che è giunto il momento di compiere una bella riunione di famiglia.-
Il sorriso sul suo volto si ingrandì ancora di più quando un guizzo di gioia e impazienza attraversò lo sguardo di Sebastian.
-È ora di riportare Clarissa a casa, non sei d'accordo?- chiese con una punta di ironia mal celata nella voce.
Le labbra di Sebastian si curvarono in un sorriso tanto raggiante da illuminare quasi l'intera dimensione demoniaca. -Sono più che d'accordo, Madre.- disse cercando di contenere la gioia che stava provando in quel momento. -Quando potrò andare da Clary?- chiese aspettando impazientemente una risposta dal demone.
Ci fu un momento di silenzio, che a Sebastian parve interminabile, prima che Lilith si decidesse a parlare. -Se lo desideri, e so che lo desideri- disse continuando a sorridere -puoi andare anche ora. Ma devi promettermi una cosa- disse, e dal tono della sua voce Sebastian capì che non si aspettava una risposta diversa dal "si". -Devi promettermi che lascerai fuori Jace da questa storia, per il momento. Ti ho già spiegato l'importanza che ha il tuo legame con lui, non possiamo commettere errori-. Lilith guardò Sebastian aspettando che le facesse capire di aver ricevuto il messaggio, forte e chiaro. Sebastian annuì, nonostante dentro di lui il pensiero di dover lasciare in vita Jace lo facesse infuriare.

Lilith diede le spalle al ragazzo e iniziò ad incamminarsi verso il suo possente trono. Con un unico e impercettibile movimento prese posto e tornò a concentrare la propria attenzione sul figlio. -Bene, questo è quanto. Se hai capito non ho motivo di trattenerti ancora, puoi andare a riprenderla-. Sebastian non se lo fece ripetere due volte, fece un inchino alla madre ed uscì di gran corsa dalla sala del trono, situata all'interno di un enorme castello dalle mura fatiscenti, logorate dall'aria malsana che si respirava in quel luogo privo di vita.

L'unico modo per poter abbandonare la dimensione demoniaca era attraverso un particolare tipo di portale. Si trattava di una breccia, un enorme crepa che attraversava il suolo melmoso di quel luogo dimenticato dagli Angeli. Da quello squarcio nel terreno, che a Sebastian ricordava una ferita inferta da una spada angelica, i demoni entravano ed uscivano a loro piacimento, pronti a creare scompiglio nel mondo degli esseri umani.
Sebastian sapeva che quello squarcio, proprio come un portale normale, lo avrebbe condotto nel posto in cui più di ogni altra cosa desiderava andare, da Clary.
Senza pensarci due volte saltò all'interno della fessura, schivando qualche demone che si apprestava a tornare a casa. Chiuse gli occhi, i viaggi attraverso i portali non erano mai piacevoli. Ancora adesso, nonostante tutto l'allenamento fatto, gli facevano provare un senso di nausea.

Pensò con tutte le sue forze a Clary e attraverso le palpebre chiuse riuscì a vedere una stanza. Ed eccola lì, finalmente riusciva a vedere la sorella. Era seduta sul letto, indossava un ridicolo pigiama con gli orsacchiotti ed era concentrata sul suo album da disegno. Stava mordicchiando la parte superiore della matita, rigirandola ogni tanto tra le labbra carnose. Sebastian si ritrovò a sorridere peccaminosamente per quel gesto e quando riaprì gli occhi la luce si fece più intensa e in quel bagliore comparve un'altra breccia. Si affrettò ad attraversarla prima che si richiudesse e in un battito di ciglia si ritrovò catapultato ai piedi del letto della sorella.
Clary sobbalzò per quel bagliore improvviso che investì la stanza e per il frastuono che il corpo di Sebastian produsse sul parquet.
Si catapultò verso il comodino e afferrò la spada angelica che aveva lasciato lì accanto. Sapeva che se si fosse trovata davanti un demone di livello superiore, non avrebbe avuto possibilità di salvarsi ma doveva perlomeno provarci. Con la spada tra le mani tremolanti si avvicinò alla parte opposta del letto. Quando si ritrovò il fratello davanti, Clary lasciò cadere la spada che andò a conficcarsi sul pavimento. Istintivamente si portò una mano alla bocca cercando di contenere lo sgomento che stava provando in quel momento, un misto tra paura è sconcerto.
Sebastian curvo le labbra in un sorriso e si alzò in piedi, lisciandosi il tessuto dei pantaloni di pelle con le mani. Soddisfatto dopo essersi assicurato di essere tornato alle proprie condizioni ottimali, sollevò lo sguardo incontrando quello impaurito e sconvolto di Clary.
-Ciao sorellina, ti sono mancato?-

The boy who lost his way. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora