Richieste inaspettate.

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-Chi di voi, luride canaglie, ha osato invocare me, Asmodeus, re degli inferi?-

Il cuore di Magnus iniziò a battere all'impazzata non appena il demone prese la parola; aveva un vago ricordo della voce del padre, come di qualcosa di affilato e tagliente che penetrava all'interno delle orecchie squarciando di netto i timpani.

Le gambe gli tremavano e la gola gli si era seccata all'istante, rendendolo incapace di deglutire e di parlare. Alec gli stringeva la mano così forte da riuscire a percepire le unghia del cacciatore sotto pelle, e quando il dolore fu tale da diventare insopportabile, lo stregone si ridestò dal suo stato di trance e girò lo sguardo verso il figlio maggiore dei Lightwood.

-Puoi farcela- gli stava sussurrando Alec a pochi centimetri dal viso.

-Sono qui, Magnus. Sono qui. Andrà tutto bene- disse senza distogliere nemmeno per un secondo lo sguardo da quello dello stregone.

Magnus annuì, lasciando riluttante la mano di Alec e dirigendosi a piccoli passi il più vicino possibile alla linea del pentagono, stando bene attento a non ustionarsi con le fiamme che ricoprivano quest'ultimo.

Quando fu abbastanza vicino da riuscire a vedere oltre le fiamme, si rese conto che quello che fino a poco tempo prima era solo un agglomerato di fumo denso con un paio di occhi rossi, ora aveva assunto una forma quasi umana, una forma che ricordava molto bene.

Le labbra di Asmodeus si curvarono in un ghigno spietato

-Immaginavo fossi stato tu ad evocarmi, ma ero un po' scettico al riguardo. È da tanto che non ci si vede, vero figliolo?- disse il demone continuando a fissare Magnus che non aveva ancora proferito parola.

-Allora, a cosa devo questo incontro inaspettato? Sappiamo entrambi che non sono qui per fare quattro chiacchiere con te, giusto?-

-Giusto- disse Magnus deglutendo e mandando giù il groppo di terrore che gli aveva serrato la gola fino a quel momento.

-Sinceramente non credevo nemmeno che mi avresti riconosciuto, considerando il fatto che come padre lasci alquanto a desiderare-

-Oh andiamo, Mag! Non dirmi che ce l'hai ancora con me per quel malinteso!- disse il demone con ancora il ghigno stampato in faccia.

-Beh, se per malinteso intendi l'aver cercato di uccidere tuo figlio e tua moglie allora si, direi che ce l'ho ancora con te per quel malinteso-

Il ghigno scomparve dal volto di Asmodeus che fece qualche passo in avanti avvicinandosi a Magnus. I due adesso si fronteggiavano, separati solo dalle fiamme ormai non più così alte e divampanti.

-Sai bene che non avrei mai voluto fare del male a tua madre, mai. Si è trattato di un incidente-

-Lo so, non era lei il tuo obbiettivo. Ero io. Peccato solo che sia riuscita a mettersi in mezzo prima che tu riuscissi a colpirmi. Che peccato, a quest'ora sarei morto e sepolto da un pezzo. Invece eccomi qui-

-Già, eccoci qui. Allora Mag, vuoi dirmi perché mi hai invocato e perché mai questa stanza pullula di Cacciatori armati fino ai denti?-

Alec, che fino a quel momento era rimasto in disparte protetto dalla sagoma alta e slanciata di Magnus, fece un passo in avanti, affiancandosi allo stregone con l'arco ben teso e una freccia pronta a scoccare in qualsiasi momento.

Lo sguardo del cacciatore era di fuoco; sapeva che tra Magnus e suo padre non correva buon sangue ma pensava fosse dovuto al fatto che fossero completamente diversi l'uno dall'altro. Non era mai venuto a conoscenza di quello che Asmodeus aveva cercato di fare al suo compagno, né di quello che aveva fatto alla madre di quest'ultimo. Prese un bel respiro profondo e puntò la freccia contro il demone, che lo fissava come se fosse un insetto da schiacciare e buttare tra i rifiuti.

The boy who lost his way. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora