Promessa mantenuta.

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La stessa luce che qualche giorno prima l'aveva fatta sobbalzare per lo spavento, investì nuovamente la stanza di Clary. Questa volta però non ne ebbe affatto paura, sapeva già chi si sarebbe trovata di fronte.

Sebastian atterrò in ginocchio, sollevandosi poco dopo e spostandosi il ciuffo ribelle dagli occhi. Doveva prendere provvedimenti per quei capelli che da troppo ormai avevano assunto vita propria, torturandogli gli occhi e la fronte.
Sorrise nel trovare Clary seduta sul letto a gambe incrociate, con lo sguardo rivolto verso di lui. Stringeva un pennello tra le mani e una macchia di tempera azzurra le sporcava l'angolo sinistro del mento. Il suo sorriso s'ingrandì mentre le si avvicinava. Il fatto che non stesse dando di matto nel vederlo era un buon segno, almeno così credeva. Le passò delicatamente il pollice sul mento, nel tentativo di rimuovere la macchia di colore.
-Sei sempre la solita, non ti smentisci mai- disse continuando a sorridere e a sfregare il pollice sulla sua pelle.

-Beh, a quanto pare combinare disastri è un vizio di famiglia!- esclamò Clary, ricambiando lievemente il sorriso.
Sebastian non sapeva come comportarsi, l'atteggiamento calmo e sereno della sorella lo metteva a un po' disagio. L'ultima volta nel suo sguardo aveva individuato quello che era solito vedere nello sguardo di tutti, paura. Ora, negli occhi di Clary, non c'era più traccia di quel sentimento, non sembrava nemmeno sorpresa di vederlo lì. Clary scostò la tela che stava dipingendo dal letto. Raffigurava i campi verdi ed il cielo azzurro di Idris, e questo spiegava la presenza di quella macchia di tempera azzurra sul suo viso.
-Siediti Seb, non ti mangio, promesso- sorrise al fratello e quest'ultimo ricambiò sedendosi, facendo attenzione a non colpire la tela con le lunghe gambe.
-Questa sarebbe dovuta essere la mia battuta! Non sembri sorpresa di vedermi, e non sembri nemmeno...- ebbe un attimo di esitazione e Clary decise di finire la frase per lui.
-Terrorizzata? Sconvolta?- chiese. Il ragazzo annuì, grattandosi la nuca. Clary pensò, per l'ennesima volta, che quel gesto compiuto dal fratello stonasse con l'immagine che aveva sempre avuto di lui. Tutto stonava con quell'immagine; a partire dal sorriso di Sebastian, che non faceva affatto paura come un tempo, per finire con la sensazione di serenità che provava ad averlo così vicino.

-Non sono sconvolta perchè sapevo che saresti tornato-
Sebastian ridacchiò e a Clary parve tanto la risata di uno di quei bambini che vengono colti con le mani nella marmellata e cercano di sfuggire agli sguardi di finto rimprovero dei genitori.
-Ti avevo promesso che sarei tornato a trovarti, no?-  Clary annuì, spostandosi un riccio ribelle dietro l'orecchio.

-Già, lo avevi detto. Promessa mantenuta, fratellone. Sono commossa- rise e per un attimo il cuore di Sebastian sembrò compiere uno strano sussulto. Era bello sentirla ridere dopo aver udito le sua grida in quel maledetto sogno. Era bello vedere che stesse bene e che, soprattutto, stesse ridacchiando a causa sua. Si sentiva al settimo cielo. L'ansia che gli aveva attanagliato le viscere era sparita e ora si sentiva più leggero, come se non avesse nessuna preoccupazione al mondo. Come se non esistesse nient'altro, oltre a loro due.

Clary lo guardava, non distoglieva mai lo sguardo. Era una ragazzetta minuta ma non mancava mai di mostrare al mondo la guerriera che custodiva dentro di sé. Gli era sempre piaciuto questo lato della sorella; non solo aveva i capelli rosso fuoco ma sembrava anche che quel fuoco scoppiettasse all'interno del suo corpo. Notò che lo sguardo di lei era puntato sui suoi capelli e che le sue sopracciglia si erano contratte tanto da formare un cipiglio adorabile. Rise di nuovo, portandosi una mano tra capelli.
-Lo so, sono un disastro. Dovrei sistemarli ma non ne ho avuto molta voglia ultimamente- ammise, prendendo il ciuffo tra l'indice e il pollice e tirandolo appena verso l'alto.
Clary si mise sulle ginocchia avvicinandosi a lui e, finalmente, portò la mano tra quella chioma folta e disordinata. Aveva desiderato quel contatto da quando lo aveva rivisto e quando iniziò a passare le dita tra le ciocche chiare, si accorse dei leggeri, quasi impercettibili sussulti emessi dal corpo del fratello. Istintivamente cercò di allontanarsi, temendo che quel contatto potesse infastidirlo, ma Sebastian le afferò di nuovo la piccola mano riportandola sulla propria testa.
-Non smettere. Lo trovo...piacevole- disse, e lei sorrise, intenerita da quella confessione tanto inaspettata.
-Dovresti tagliarli un po' o tra poco assomiglierai a uno di quei cani con il pelo davanti agli occhi- rise appena, immaginandosi la scena.
-Se vuoi- proseguì - posso tagliarteli io, l'ho gia fatto molte volte sia con Simon che con Jace-
Si accorse della gravità di quello che aveva detto solo quando un lampo di furia omicida attraversò lo sguardo del fratello. Sebastian forse sembrava un po' cambiato ma l'odio che provava per Jace, per Simon e per tutti quelli che lei amava, era ancora lì. Poteva percepirne l'intensità.

The boy who lost his way. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora