Confusion.

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L'orologio del campanile della chiesa, situata a pochi passi dalla palestra in cui gli Shadowhunters si allenavano giornalmente, aveva da poco scoccato le cinque del pomeriggio.
Clary era distrutta, le gambe le dolevano come se avesse appena finito di correre una maratona lunga chilometri e chilometri e la testa le pulsava così tanto da riuscire a stento a tenere gli occhi aperti.
Dopo aver fatto colazione con Jace e aver recuperato con lui un po' di quell'intimità che non sempre riuscivano ad avere ora che si trovavano ad Idris, si era allenata fino all'ora di pranzo, esercitandosi sia sul combattimento fisico che sul perfezionamento di nuove rune. Solo quando il suo stomaco le aveva dato chiari segnali di protesta aveva deciso di fermarsi per un'oretta e di andare nel cucinotto dell struttura a prepararsi qualcosa da mangiare.
Non ci aveva messo molto ad ingurgitare il suo panino e a tornare a chiudersi in palestra dove si era allenata fino a tardo pomeriggio.
Era stanca, tremendamente stanca ma anche tremendamente soddisfatta dei risultati che aveva raggiunto. Non solo le sue rune diventavano giorno dopo giorno più precise e potenti ma anche la sua resistenza fisica, nonostante fosse tanto minuta da sembrare uno stuzzicadenti, era migliorata notevolmente.
Jace le aveva insegnato a migliorare i suoi riflessi e a non sprecare subito tutte le energie durante uno scontro.
-Non puoi permetterti di stancarti subito- le diceva sempre -E non puoi permetterti distrazioni in combattimento. Potrebbero esserti fatali.-
Ecco perché aveva messo tutta se stessa negli allenamenti, per dimostrare a quel mondo tanto diverso da quello dove era cresciuta che poteva farcela. Poteva essere anche lei una Shadowhunter degna di questo nome.
In più vedere lo sguardo di adorazione e di orgoglio di Jace la spingeva a dare sempre il meglio di sé in tutto ciò che faceva, non voleva deluderlo e soprattutto non voleva dipendere da lui, ne aveva passate già abbastanza e non era il caso che le facesse da guardia del corpo in eterno. Doveva e voleva imparare a difendersi da sola e ci sarebbe riuscita a qualsiasi costo.
Afferrò l'asciugamano che aveva lasciato sopra la panca ed uscì dalla palestra, dirigendosi verso la casa dei Lightwood. Non si era ancora abituata alla bellezza di quella casa né alla bellezza delle strade principali e delle viuzze di Idris. Le sembrava sempre tutto troppo bello per essere reale e spesso si ritrovava a pizzicarsi la guancia per assicurarsi che non stesse solo sognando ma che si trovasse finalmente a casa.
Casa.
Le sembrava strano considerare Idris casa sua. Non era passato poi molto da quando aveva scoperto quel mondo, da quando aveva scoperto di essere una Shadowhunter e da quando aveva conosciuto Jace, ma nonostante non fosse passato poi così tanto tempo, dopo tutto quello che avevano passato le sembrava fossero trascorsi decenni senza che se ne rendesse conto. Sapeva di essere cambiata in molti aspetti. Ormai non era più una ragazzina sprovveduta e ignara del mondo. Era anzi ben consapevole dell'enorme potere che aveva e del fatto che in quel lasso di tempo fosse diventata una donna adulta con tante responsabilità di cui farsi carico e tante persone di cui prendersi cura. Non c'erano più solo Luke, Jocelyn e Simon nel suo piccolo mondo, ma anche Izzy, Alec e soprattutto Jace.
Mentre camminava per le strade affollate della città, pensò a quanto fosse bello trovarsi a camminare ogni giorno tra gente diversa proveniente da varie parti del mondo e, ogni volta che li osservava, desiderava tornare a casa a disegnare i loro abiti e le loro armi tanto strane quanto affascinanti. Pensò a Jace e a quanto sarebbe stato bello passeggiare con lui mano nella mano per quelle stradine; lo avevano mandato in missione quella mattina stessa, dopo che avevano fatto colazione e che si erano salutati nell'unico modo che conoscevano e che non implicava il dirsi parole che in quel momento sarebbero risultate futili e prive di un reale significato. Ma Clary non riusciva comunque a togliersi dalla testa il pensiero che per lui fosse ancora troppo presto andare in missione. Non si era ancora ripreso del tutto dallo scontro con Sebastian, e non solo a livello fisico.
Perdere il padre e perdere anche il piccolo Max nel giro di pochissimo tempo lo avevano reso molto più fragile e vulnerabile di quanto lui stesso amasse ammettere e mostrare agli altri. E non era solo Clary a pensarla così, anche Alec si era accorto che il suo parabatai non stava bene, che in lui c'era qualcosa che non andava, qualcosa che in qualche modo lo aveva annullato e lo aveva trasformato in un'altra persona.
C'erano momenti in cui sembrava il Jace di sempre, quello spavaldo e con la battuta sempre pronta. Altri momenti in cui era totalmente assente e perso nel suo mondo e altri ancora in cui aveva improvvisi e violenti scatti di ira.
Clary pensò a quella mattina, Jace sembrava stare bene e si comportava come al solito. Anche quando avevano fatto l'amore era stato gentile e premuroso come ogni volta in cui stavano insieme. Da quando avevano scoperto di non essere davvero fratelli avevano sfruttato ogni secondo libero per restare da soli ma era anche vero che da quando si erano stabiliti in pianta stabile ad Idris le cose erano un po' cambiate. Solo quella mattina erano riusciti a vivere un po' di normalità dopo diversi giorni in cui si vedevano solo per pochissime ore.
Senza rendersene conto Clary si ritrovo davanti la porta di casa Lightwood, ormai faceva così tante volte quella strada che sarebbe riuscita ad arrivarci anche ad occhi chiusi.
Tirò fuori lo stilo dal cinturino legato alla caviglia e con una runa di apertura aprì la porta entrando nell'accogliente dimora.
Una delle tante cose che differenziava Idris dal mondo degli umani era che lì oggetti semplici come le chiavi di casa non erano molto utilizzati, bastava essere in grado di tracciare una piccola runa ed il gioco era fatto.
Solo con alcune porte, aveva constatato, le rune classiche di apertura non funzionavano, questo perché erano ben protette da potenti incantesimi che il Conclave aveva imparato ad utilizzare per difendere i propri segreti o i prigionieri di guerra.
Entrò in camera gettando la borsa con le armi sul letto e iniziado a togliersi gli indumenti sudati che ormai le si erano appiccicati alla pelle.
Stava per sciogliersi i capelli che Izzy le aveva insegnato a legare con piccoli pugnali da usare in casi di estrema emergenza quando il crepitio di qualcosa di familiare attirò la sua attenzione. Sul letto apparve un foglietto e, senza pensarci troppo, si fiondò a prenderlo convinta che fosse un messaggio di fuoco di Jace dove la rassicurava e le assicurava che tutto stesse procedendo per il meglio e che presto avrebbe fatto ritorno.
Rimase inebetita quando si rese conto che la calligrafia non era quella di Jace e, ancora prima di leggere il nome con cui il mittente aveva firmato il foglietto, capì all'istante di stringere tra le mani un messaggio di Sebastian.
"Ho voglia di vederti."
Le sembrava ancora impossibile che qualcuno come Sebastian potesse scrivere qualcosa come un biglietto del genere.
"Vediamoci nella vecchia residenza dei Morgenstern. Voglio parlare un po' con te e magari perché no, possiamo allenarci insieme e vedere i progressi che hai fatto. Spero davvero di vederti.
S."
La vecchia casa dei Morgenstern. Sebastian voleva incontrarla nella vecchia residenza del padre che entrambi disprezzavano tanto. Non riusciva a capire  il perché di quella scelta, perché mai volesse proprio vederla nella vecchia casa di Valentine, ma dopo averci pensato attentamente realizzò che forse era il posto più sicuro per Sebastian.
Ora che sia lui che Valentine erano stati dati per morti, nessuno aveva più messo piede in quel luogo ormai da mesi. Si vociferava che la casa fosse maledetta e che se si fosse varcata la soglia, il Circolo sarebbe risorto e Valentine e il figlio sarebbero tornati dall'Oltretomba per vendicarsi e distruggere tutto.
Tutte stronzate, pensò Clary. Storielle che vengono raccontate ai bambini per spaventarli e per tenerli lontani da posti considerati pericolosi. Valentine era morto, e questo ormai era un dato di fatto. Nessuno sarebbe riuscito a sopravvivere dopo essere stato investito dalla furia di Raziel.
Per quanto riguardava Sebastian invece, il fatto che fosse ancora vivo continuava ad essere un grandissimo punto interrogativo anche per lei.
Dopo un attimo di indecisione, Clary si avvicinò alla scrivania ed afferrò una penna. Non sapeva bene cosa rispondere, voleva andare? No, odiava quella casa.
Voleva vedere Sebastian? Contro ogni ragione logica si, voleva vedere Sebastian.
Da quando aveva scoperto che era ancora vivo qualcosa dentro di lei si era come riacceso, qualcosa che non riusciva a spiegarsi ma che allo stesso tempo la rendeva felice.
Non poteva negare il fatto di aver desiderato fin da piccola di avere un fratello e per quanto Simon fosse la cosa più vicina ad un fratello che avesse mai avuto, Sebastian lo era a tutti gli effetti. Fratelli non per scelta ma di sangue.
Cercò di far cessare il tremolio che improvvisamente le aveva colpito la mano e iniziò a scrivere:
"ci sarò"
Furono solo quelle le parole che riuscì a tracciare prima di rispedire il messaggio a suo fratello.

The boy who lost his way. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora