Lilith.

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Sebastian la stava trascinando, tenendola per mano, lungo il corridoio che Clary aveva scoperto uscendo dalla stanza dove era stata fino a quell'istante, ma non le aveva ancora rivolto la minima parola o detto dove la stesse portando.

Da quando era tornato non aveva fatto altro che apparire dal nulla e trascinarla in luoghi in cui, normalmente, non avrebbe mai pensato di mettere piede.

Era furiosa, furiosa con lui e con se stessa per essersi lasciata andare in quel modo e per avergli quasi permesso di prendere il suo corpo. Ma quello che la faceva infuriare ancora di più era l'enorme delusione che aveva provato quando lui aveva smesso di toccarla e si era come pietrificato. Non riusciva a spiegarsi il perché di quel comportamento né il perché, tutto d'un tratto, fosse diventato così serio e distaccato con lei.

Le veniva da piangere e non sapeva nemmeno perché. Avrebbe voluto prenderlo a pugni e riempirlo di insulti fino a perdere l'uso della voce, ma qualcosa in lui la frenava ogni volta che lo guardava. Non sapeva spiegarsi esattamente cosa fosse, forse il fatto che ogni volta che la stringeva o che la baciava con tanta disperazione, riuscisse ad avvertire quanto grande fosse la solitudine che provava e quanto intenso fosse il bisogno che aveva di tenerla accanto a sé.

Era palese che Sebastian nutrisse per lei un tipo di sentimento del tutto diverso da quello che un fratello dovrebbe provare per la propria sorella, ed era anche vero che quello stesso tipo di sentimento stesse prendendo forma anche nella mente e nel cuore di lei.

Sebastian continuava a camminare imperterrito divorando il terreno, a tratti scivoloso e appiccicaticcio, con lunghe falcate. Clary cominciava ad essere stanca e a faticare a reggere il passo e quando lui se ne rese conto, iniziò a rallentare fino a fermarsi del tutto e voltandosi verso di lei.

-Scusami se sto andando troppo veloce. Non sono abituato a trascinarmi dietro una ragazza e di certo non mi sento per niente pronto per quello che succederà tra poco-

-Cosa succederà?- chiese lei con una punta di nervosismo a renderle la voce tremolante

-C'è una persona che vorrebbe conoscerti. Una persona che per me è stata fondamentale e a cui devo tanto, forse troppo- disse.

-E perché l'espressione che hai adesso sembra quella di una persona che ha appena visto in faccia la Morte?-

Sebastian rise e l'avvicinò a sé stringendola e lasciandole un bacio tra i capelli.

-Non devi preoccuparti, ci sarò io con te. Non ti lascerò sola nemmeno un istante, mi hai capito?-

Clary annuì non del tutto convinta. Il fratello si stava comportando in modo strano, quasi come se fosse spaventato, e se Sebastian Morgenstern aveva paura di questa persona che dovevano incontrare, allora stare calmi diventava un'impresa pressoché impossibile.

Sebastian la prese di nuovo per mano conducendola davanti ad un enorme porta di legno scuro simile a quelle che aveva visto in camera del fratello.

Questa si aprì da sola producendo un frastuono infernale di cardini vecchi e arrugginiti.

Entrarono insieme tenendosi ancora per mano e quando Clary si abituò alla luce accecante di quella stanza, rimase pietrificata da quello che le si materializzò di fronte.

Al termine della lunga scalinata che aveva davanti, si ergeva un trono fatto completamente di ossa. Due demoni dalle sembianze di enormi mastini erano posizionati ai due lati opposti dei braccioli e una donna dai lunghi capelli neri e vischiosi sedeva su di esso. Aveva la pelle pallida, molto più pallida di quella di Sebastian, e gli occhi erano due cavità semi vuote contornati da lunghe e folte ciglia.

The boy who lost his way. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora