Sei mia.

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Jace salì a due a due i gradini della scalinata che portavano al piano superiore della casa dei Lightwood.
Non aveva proferito parola quando Asmodeus era scomparso lasciandoli lì con mille domande e perplessità. Era semplicemente uscito dal salotto lasciandosi tutti alle spalle. Tutti tranne Alec che ora lo stava seguendo silenziosamente a pochi metri di distanza.
Entrò in camera sua, richiudendosi la porta così forte alle spalle, che se Alec non l'avesse bloccata con la punta dello stivale, si sarebbe chiusa di colpo, producendo un tonfo secco.
Alec entrò in camera, richiudendosi la porta alle spalle sempre in religioso silenzio.
Osservava il proprio Parabatai che aveva tirato fuori da sotto il letto un borsone e che ora lo stava riempiendo con ogni sorta di arma.
-Alec, se hai qualcosa da dire dilla e basta. Questi silenzi mi snervano soltanto-
Alec si avvicinò alla scrivania a lato della stanza, scostando la sedia e sedendosi.
-Bene. Allora lascia che ti chieda questo: dove hai intenzione di andare?-
-Di tutte le domande che potevi farmi, hai scelto la più sciocca. Sai già la risposta-
-So la risposta ma in cuor mio speravo di sentirti ragionare più lucidamente-
Jace si voltò a guardarlo, stringendo due chakram tra le mani.
-Vuoi forse che ti dica che me ne starò qui buono buono ad aspettare che Clary ricompaia magicamente?-
-No. Non saresti il parabatai che conosco se facessi una cosa del genere. Speravo solo che saresti venuto subito da me per chiedermi di accompagnarti, invece che scappare via-
-Non posso chiederti di lasciare Magnus e di venire con me Alec, non se Sebastian è davvero ancora in vita. Sono quasi morto l'ultima volta, se non fosse stato per Izzy io...-
Alec si alzò dalla sedia, avvicinandosi a lui e prendendolo per le spalle.
-È proprio per questo motivo che verrò con te! Sei quasi morto Jace, credi davvero che me ne starò qui a casa sapendoti lì fuori in pericolo? Ti ho fatto un giuramento anni fa. Ho giurato di guardarti le spalle, sempre-
Jace lo guardò negli occhi. Riusciva a vedere la risolutezza nello sguardo del cacciatore e sapeva che non avrebbe potuto dirgli niente che lo convincesse a restare a casa, al sicuro. Se le parti fossero state inverse non ci avrebbe pensato due volte a seguire Alec e ad aiutarlo, anche se questo avrebbe significato lasciare Clary indietro.
-Potremmo morire entrambi, lo sai questo, vero?-
Alec annuì.
-E sei disposto a lasciare indietro Magnus?
-Non lo farà-
Entrambi i cacciatori si voltarono verso la porta, trovando gli occhi felini dello stregone puntati su di loro. Nessuno dei due si era accorto della sua irruzione e per un attimo Jace pensò che assomigliasse davvero ad un gatto, silenzioso e furtivo.
-Alec non mi lascerà indietro perché anche io verrò con voi-
-Magnus...-
-Avrete bisogno di me, Alexander. Soprattutto per spostarvi senza che il Conclave lo venga a sapere. In più se ci sarà davvero il bisogno di raggiungere la dimensione demoniaca, io sono l'unico che vi ci può portare-
Jace puntò lo sguardo sul borsone. Magnus aveva ragione, era l'unico che potesse aiutarlo a raggiungere Clary e a sorprendere Sebastian. Se il Conclave fosse venuto a conoscenza del fatto che il figlio di Valentine fosse ancora vivo, non ci avrebbero pensato due volte a fare irruzione a Venezia. Ed era anche sicuro che avrebbero ucciso Clary se quest'ultima fosse stata davvero legata al fratello.
-Magnus ha ragione. Mi serve il suo aiuto. Ma non posso chiedervi tanto, non posso chiedervi di sacrificarvi per me-
-Puoi chiedermelo e devi chiedermelo. Sono il tuo fottuto parabatai-
-Ed io, tecnicamente, non mi sacrificherei per te- disse Magnus. -Mi sacrificherei per Alec e per Clary che considero come una figlia. Sai bene che non mi sei mai piaciuto, credi davvero che rischierei il mio magico fondoschiena solo per te?-
Jace sorrise e Magnus ricambiò il sorriso, tornando poi a fissare Alec che gli aveva mimato un "grazie" con le labbra.
-Ok, allora è deciso- disse il biondo, richiudendo il borsone.
-Si parte-
Alec e Magnus annuirono all'unisono e il maggiore dei Lightwood si diresse verso la porta.
-Vado in armeria a fare rifornimento. Vi serve qualcosa?-
Jace scosse la testa e Magnus fece partire uno scintillio bluastro dalle dita.
-Ho tutto quello che serve proprio qui, tra le mani. Vai e torna in cinque minuti-
Il moro annuì, sparendo al di là della porta.
Jace e Magnus rimasero nella stanza da soli e dopo qualche minuto in cui nessuno dei due aveva proferito parola, il cacciatore iniziò a parlare:
-Volevo ringraziarti per quello che hai fatto e che stai facendo. So quanto ti sia costato invocare tuo padre e chiedergli aiuto. Lo apprezzo davvero tanto-
Magnus scosse la mano con fare evasivo.
-Lascia stare, non c'è davvero bisogno che tu mi ringrazi. Clary è una delle poche persone a cui tengo davvero. In più Sebastian ha ucciso il fratellino di Alec...sarebbe davvero soddisfacente se riuscissi a spaccargli la testa in due-
-Era anche mio fratello-
-Per scelta e non di sangue, giusto?-
-Giusto-
Alec rientrò in camera, portando sulle spalle due borsoni pieni di armi e stringendo tra le mani l'arco e la sacca con le frecce.
Magnus lo fissava con gli occhi sgranati.
-Dolcezza, hai per caso svuotato l'armeria?
-Ho preso solo un paio di cose...-
-Di cui la metà andrà sicuramente persa all'interno del portale-
Alec alzò gli occhi al cielo esasperato.
-Se devi fare così per tutto il tempo allora stai a casa-
-Non ci penso proprio-
-Allora piccioncini. Avete finito di bisticciare o dobbiamo restare qui in eterno?- disse Jace, interrompendo il bisticcio sul nascere.
Magnus si diresse verso l'armadio posto al lato sinistro del letto, ignorando completamente il commento del cacciatore.
-Che c'è? Alec ha svaligiato l'armeria e tu vuoi svaligiarmi l'armadio?-
Una gomitata ben assestata colpì il fianco di Jace, che si piegò in due indolenzito.
-Dovresti stare dalla mia parte!-
-È proprio perché mi meni sempre che non sto mai dalla tua parte. Sei più permaloso di tua sorella!-
Lo stregone lanciò un'occhiataccia ad entrambi, interrompendo a mezz'aria il braccio di Alec che si apprestava a dare un'altra gomitata al parabatai.
-Fatela finita, mocciosi! E sappi che non mi servono i toui sudici vestiti. Sto usando il tuo armadio per creare il portale e attraversarlo da qui-
-Mi ricorda tanto Le cronache di Narnia- disse Alec.
-E tu che ne sai di Narnia?- chiese lo stregone.
-Simon mi ha fatto leggere qualcosa di mondano...-
Jace scosse la testa, il diurno stava rendendo i Lightwood una vera e propria famiglia di mondani. Prima Izzy e ora Alec. Promise mentalmente di fargli un bel discorsetto se fossero riusciti a tornare sani e salvi a casa e tornò a concentrare la propria attenzione sullo stregone.
-Fai quello che devi fare prima che qualcun'altro entri da quella porta e decida di unirsi all'allegro trio-
Le labbra di Magnus si curvarono in un sorrisetto furbo e le dita delle mani iniziarono a scintillare di una luce color rosso porpora. Un colore completamente diverso da quello bluastro di prima.
L'armadio iniziò a vibrare sul posto e le ante si aprirono improvvisamente, facendo sobbalzare entrambi i cacciatori.
All'interno del mobile comparve una piccola tromba d'aria che piano piano diventò più densa, prendendo le sembianze di una bolla d'acqua rossastra.
-Ecco a voi il vostro portale. Non preoccupatevi se non assomiglia a quelli a cui siete abituati, vi giuro che è stabile e sicuro-
I due annuirono, affiancandosi allo stregone.
-Al mio tre ci lanciamo dentro, intesi?-
-Si, ma a cosa dobbiamo pensare?- chiese Alec.
-L'unica cosa che conosciamo di Venezia è piazza San Marco- disse Jace
-E che piazza San Marco sia! Pronti?
Uno.
Due.
Tre!-
---
Sebastian prese Clary per mano, trascinandola in una viuzza semi illuminata ai lati della Basilica.
La spinse contro il muro, schiacciando il corpo di lei con il suo e portandole le braccia sopra la testa.
La baciò di nuovo con foga, aprendole le gambe con il ginocchio e portando la mano libera sotto la maglietta di lei.
Fece scorrere le dita sulla pancia liscia e piatta della sorella, percorrendo quel sentiero di carne così lentamente da farle perdere il controllo.
Clary si divincolava, cercando di liberare le braccia. Voleva toccargli i capelli, affondare le dita in quella chioma morbida e spettinata a causa del leggero venticello che aveva iniziato a soffiare.
-Ti prego, Seb...- disse, tra un bacio e l'altro.
Ma la presa del fratello si fece ancora più rigida intorno ai suoi polsi, facendola sussultare per il dolore.
-Sebastian...-
Sebastian la guardò negli occhi, puntando poi il collo e lasciandole una scia umida di baci.
-Puoi pregarmi quanto vuoi. Non ti lascerò andare. Non mi fermerò- disse, continuando a lasciarle baci umidi sul collo e salendo sempre più su con la mano, che ora aveva raggiunto il ferretto della coppa del reggiseno.
Uno sbuffo di piacere lascio le labbra della rossa non appena il pollice del fratello iniziò a tracciare segni circolari sul capezzolo, coperto ancora dalla stoffa dell'indumento.
Sebastian scese ancora più giù con le labbra, fino a che il viso non fu all'altezza del seno che stava torturando.
Con una spianta delle dita, la coppa del reggiseno schizzò verso l'alto, lasciando libero il seno.
Liberò anche il seno sinistro dalla morsa dello scomodo indumento e fece scorrere la maglietta verso l'alto, finche il petto della sorella non fu completamente visibile e preda del suo sguardo famelico.
L'aria fresca della sera fece inturgidire immediatamente i due capezzoli che ora puntavano, tesi e vogliosi, verso le sue labbra.
Ne afferrò uno con i denti, mordicchiandolo e succhiandolo fino a sentirlo gonfiarsi e inturgidirsi ancora di più.
I gemiti di Clary erano diventati incotrollati e il suo desiderio di liberare le braccia dalla stretta di Sebastian si fece sempre più forte.
Il ragazzo continuò a mordere e a succhiare famelicamente il bottoncino di carne della sorella, sfiorando con la mano libera quello dell'altro seno.
Clary era completamente bloccata tra la parete e il suo corpo e riusciva chiaramente a sentire l'eccitazione di Sebastian premere contro la parte inferiore della pancia.
Le lasciò andare il capezzolo, fiondandosi di nuovo sulle sue labbra e facendo scorrere la mano fino al bottone dei jeans. Si trovavano di nuovo nella stessa situazione di qualche giorno fa, solo che questa volta non c'era una Lilith pronta ad interromperli. Erano da soli e Clary sapeva che se non lo avesse fermato di sua iniziativa, questa volta Sebastian sarebbe andato fino infondo.
Slacciò il primo bottone dei jeans, continuando a baciarla e assaporandola con la lingua.
Il corpo premeva sempre di più su quello di lei e la voglia di strapparle i vestiti di dosso e di prenderla lì, era sempre più forte e dirompente.
Slacciò anche il secondo bottone, abbassando contemporaneamente la cerniera e sfiorando con l'indice il tessuto delle mutandine.
Clary ansimò ancora, portando la testa all'indietro e poggiandola sul freddo muro di marmo.
-Lasciami le braccia, ti prego- disse un'altra volta nel disperato tentativo di convincere il fratello a mollare la presa e a lasciarle più libertà di movimento.
La presa di Sebastian si fece più lenta finché le braccia non furono completamente libere.
-Prova ad usarle per colpirmi e giuro che te le spezzo- disse Sebastian, digrignando i denti.
-Non sono dell'umore adatto per giocare a rincorrerti. Ti voglio e ti avrò, proprio qui, contro le mura di questa Basilica-
-E se qualcuno ci vedesse?-
-Oh andiamo Clary, come se questo fosse un problema più grave del fatto che tuo fratello stia per fotterti qui, contro la parete di una chiesa-
Le labbra di Sebastian si curvarono in un sorriso famelico e i neri occhi scintillarono nella semi oscurità.
L'indice della mano attraversò il sottile strato di tessuto, facendosi strada tra la fessura umida di Clary.
-Tutto questo tempo a fingere che non mi volessi e ora scopro che sei anche più pronta di quanto non lo sia io- disse sorridendo e facendo scorrere le dita sempre più giù.
Clary appoggiò la fronte a quella di lui, ansiamando e producendo piccoli lamenti striduli.
-Ti prego...-
-Cosa, Clary?-
-Ti prego Seb...- disse ancora con un filo di voce.
-Dimmi cosa vuoi, e te lo darò. Dimmi che mi vuoi, e mi avrai. Dimmi che lo vuoi, e non avrai altro per il resto della tua vita-
-Ti voglio...-
-Non riesco a sentirti-
-Ti voglio!- disse lei quasi urlando.
-Mi hai-
Il dito di Sebastian si fece spazio tra le labbra bagnate di Clary, riempiendola completamente. Un grido smorzato uscì dalle labbra di lei, che era tornata ad appoggiare la testa contro la parete marmorea.
Sebastian fece scorrere l'indice avanti e indietro, con movimenti sempre più veloci e decisi.
Il corpo della ragazza era scosso da tremori e le unghie erano saldamente conficcate nella carne delle sue spalle.
-Fammi sentire quanto mi vuoi, Clary. Fammi sentire quanto mi desideri-
Clary sollevo la testa, fissandolo con gli occhi offuscati dalla nebbia del piacere che stava provando.
-Voglio sentirti dire il mio nome- disse Sebastian, aumentando la velocità dei movimenti.
-Sebastian...-
-Più forte, Clarissa. Molto più forte-
-Sebastian!!-
Un liquido denso e caldo, scivolò fuori dalla fessura di Clary, ricoprendo la mano di Sebastian.
Quest'ultimo estrasse lentamente il dito dal corpo di Clary, portandoselo alle labbra e leccandone via gli umori della sorella.
Si avvicinò all'orecchio di quest'ultima, mordendole il lobo e i slacciandosi i bottoni dei pantaloni della tenuta, abbassandoli di poco insieme ai boxer e liberando la dolorosa eccitazione.
-Adesso tocca a me divertirmi un po'-
Clary puntò lo sguardo in basso, rendendosi finalmente conto di quanto il fratello la desiderasse.
Sebastian le sollevò im mento, prendendo un labbro tra i denti e mordendolo piano. La spinse ancora di più contro la parete, prendendole le gambe e portandosele attorno alla vita.
Fece scorrere pigramente l'erezione nella fessura ancora umuda della sorella, facendola ansimare sonoramente.
-Se devi farlo, allora fallo!- gridò lei in preda all'esasperazione.
-Non torturarmi più di quanto tu non abbia già fatto!-
Sebastian si bloccò, fissandola negli occhi.
-La prossima volta ci penserai bene due volte prima di farmi arrabbiare fino al punto di non ritorno-
E detto questo, la penetrò con un unico colpo, riempiendola completamente e iniziando a compiere spinte sempre più decise.
Clary iniziò a muoversi a sua volta, ansimandogli sulle labbra.
Una spinta secca e più forte delle altre la fece urlare talmente forte da farle temere di aver attirato l'attenzione di qualche passante su di loro.
Sebastian ridacchiò, ansimando e mordendole ancora il labbro.
Era stanco, i muscoli delle gambe e delle spalle gli dolevano e stavano cominciando a perdere la loro resistenza e l'eccitazione stava quasi per raggiungere l'apice, rischiando di esplodere all'interno del corpo della sorella.
Diede altre due spinte decise e prima che potesse venirle dentro, estrasse il membro gonfio e ancora dolorante.
-È ancora troppo presto per diventare papà, non credi?- disse sogghinando e lasciandole rimettere i piedi a terra.
-Ma una cosa ora è sicura- disse premendosi nuovamente contro il corpo seminudo dei lei.
-Finalmente sei mia!-

-Eccomi qui con il nuovo capitolo.
Che dire? Ho perso vent'anni della mia vita per scriverlo e potete benissimo immaginare il perché.
Credo che tra poco Obama, il Papa e Dio in persona verranno a prendermi per gettarmi nelle viscere dell'inferno. Riesco chiaramente a sentire Lucifero e Lilith che mi chiamano dicendomi di avere in serbo un posto per me accanto ai loro troni...
Niente, non so davvero che dire. Mi è venuto tutto in modo spontaneo e la cosa non è per niente romantica ma fin dall'inizio sapevo, me lo sentivo, che non lo sarebbe stata per niente.
Non sono brava a descrivere queste cose, è la prima volta in assoluto che mi cimento su una ff del genere e su una cosa così quindi abbiate pietà ahah
Come sempre vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate, soprattutto in un capitolo importante come questo.
E niente, ora vado in un angolo e cerco di riprendermi perché sto morendo...
Aspetto di sapere cosa ne pensate.
Un bacione.
-Marts.

The boy who lost his way. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora