Capitolo 22

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No, no, no ti prego non morire.

Nella mia mente c'era solo questa litania, avevo il cervello bloccato, la bocca asciutta, il fiato mozzato. Premevo le mani sulla ferita di Adam, avevo un dolore fortissimo al braccio ma cercai con tutte le mie forze di fermare quel maledetto sangue.

<<JAMES! JAMEEES! chiama qualcuno..chiama un'ambulanza fa presto!!>> urlai a quel bastardo di James. Era rimasto immobile a guardar suo figlio morire dissanguato, prese il cellulare dalla tasca e lo sentì chiamare il 911.

<<Arrivano..>> disse chiudendo la chiamata. Marc continuava a lamentarsi, lo vidi muoversi forse per allontanarsi, non potevo lasciare Adam ma neanche lasciare che Marc scappasse.

<<James lega Marc, non lasciarlo andar via..>> rimase lì fermo a guardare Adam << ..James, cazzo muoviti..>>la rabbia si mescolava alla disperazione, poi sentì dei rumori provenire dal piano inferiore dovevano esser arrivati la polizia e l'ambulanza.  Delle persone corsero verso di noi entrando nello stanzone ma non erano i medici ne i poliziotti, erano gli uomini di Marc quelli che mi avevano portato qui.

il più minaccioso dei quattro si fece avanti e in un nano secondo sparò a James che cadde a terra, poi con lentezza si avvicinarono a noi. il più basso andò verso Marc e lo aiutò a tirarsi sù, a fatica si alzò ma rimase appoggiato alla spalla dell'uomo.

<<Uccideteli..>> fu la sentenza di Marc. Lo vidi allontanarsi assieme all'uomo, rimasero i tre. Non ne sarei uscita viva da lì..dovevo prendere tempo così che la polizia sarebbe arrivata in tempo.

<<Prendetela.. potremmo divertirci prima di ucciderla>> disse quello minaccioso, risero di gusto tutti i tre. Cercai di fare resistenza non volevo staccare le mani dal corpo di Adam, il sangue sarebbe uscito più velocemente e sempre velocemente sarebbe morto. Mi tirarono su: uno mi prese per il braccio sinistro e l'altro per il destro. Mi agitai, scalciai ma non riuscivo a liberarmi.

<<..Guarda come si agita questa puttana, ti faremo calmare vedrai..>> disse il minaccioso, gli sputai in faccia. Dopo essersi levato la mia saliva dal volto, mi sferrò un calcio all'altezza delle cosce così che caddi all'indietro sbattendo la testa. Sentì vagamente le loro risate di scherno, poi di nuovo un grande trambusto..infine il buio.

***

La testa mi pulsava. Il rumori erano ovattati. Intorno a me avevo solo il buio.

<<..E si risveglierà?..>> qualcuno parlava, una donna.

<<Si, ha avuto una piccola commozione cerebrale..ci vuole un po di tempo>> rispose un uomo.

<<Bene..la mia bambina>> mamma! Era lì, non riuscivo a muovermi ne ad aprire gli occhi. 

Ritornai al silenzio totale.

Sentivo il bisogno di bere, fu questo forse che mi ridestò dal sonno. Aprì gli occhi lentamente e misi a fuoco ciò che probabilmente era una camera d'ospedale. Era piena di fiori e piccoli regali, c'era anche una foto di Dan e Adam. Adam! Sentì un macchinario suonare convulsamente, non me ne importavo dovevo trovare Adam..cercai di alzarmi, ma un capogiro mi fece sdraiare subito. La porta della mia camera si spalancò, entrò un infermiera seguita da un medico e mia madre.

<<Signora si calmi, non deve agitarsi..>> il medico passava gli occhi da me ai macchinari mentre l'infermiera mi controllava la flebo che avevo al braccio.

<<Melissa..>> piagnucolò mia madre.

<<Devo..devo trovare mio marito..lui è è ferito..>> riprovai ad alzarmi ma il dottore mi respinse giù.

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