-I love you -

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Sbattei le palpebre un paio di volte chiedendomi come fosse possibile che tutto andasse così velocemente. Il calore del sole e il canto degli uccelli, insieme al profumo dei fiori riempivano l'aria. L'erba era poco alta e in lontananza si vedevano degli alberi che non saprei identificare. Mi grattai la testa sconcertata: un attimo prima ero seduta su un letto in una stanza che non avevo mai visto, con una ragazza che non conoscevo, a parlare del mio senso di colpa e della mia totale incapacità di prendere una decisione chiara e ora invece mi trovavo in una sorta di luminosa radura. Come accidenti era successo?
La ragazza inginocchiata nel prato stava raccogliendo i fiori, non mi vedeva come era già successo nella visione di Noelle. Aveva dei lunghi capelli biondi chiari, mossi in fondo, indossava un vestito rosa con i merletti in stile primi del novecento e aveva un corpo sottile e minuto, o almeno era questa impressione che mi dava. Si alzò lentamente, era alta quasi quanto me, quindi dire che era all'incirca uno e sessantacinque, aveva delle spalle sottili e una vita piccola, sembrava delicata come un giunco. Provai un po' di invidia perché io non avevo mai avuto un aspetto simile, nonostante tutto non ero mai sembrata delicata.
Lei si voltò lentamente: aveva i capelli che le ricadevano sul viso in modo scomposto, la pelle candida e gli occhi, incorniciati da ciglia lunghe, erano del colore del lapislazzulo. Gli zigomi erano bassi e sottili, il naso diritto, ma un po' all'insù, le sopracciglia sottili e lievemente più chiare del biondo dei capelli. Le sue labbra erano piene, ma non troppo grandi, il mento lievemente a punta; nella mani dalle dita lunghe stringeva un mazzo di fiori gialli. Aveva all'incirca sedici anni, o almeno li dimostrava, ed era vestita come una bambola, ora che era davanti a me la vedevo chiaramente.
La fissai attentamente: il suo viso mi ricordava quello di qualcuno, non mi ci volle molto per rendermi conto che quel qualcuno ero io. Mi assomigliava in modo disarmante. Era come guardare il proprio riflesso allo specchio, con i capelli di un colore diverso e un vestito che non avrei mai messo nemmeno sotto minaccia. Si avvicinò e mi oltrepasso con passo tranquillo. Mi voltai per seguirla con lo sguardo e la vidi un ragazzo al limite della radura, appoggiato al tronco di un albero, riparato alla sua ombra, che leggeva. Prima non lo avevo davvero visto! Ma c'era anche prima?
La ragazza si mise a sedere sull'erba accanto a lui, io la seguii per guardarlo meglio, da dove ero vedevo solo che era vestito con una giacca scura blu e una camicia bianca sotto e un paio di pantaloni blu. Aveva i capelli castani spettinati, sembravano dei fili di cioccolato , alzò gli occhi e capii all'istante che quello che avevo davanti era Lorenzo . Era più giovane però, solo di qualche anno o almeno era questa l'idea che dava. La sua pelle era rosa chiaro non quel bianco estremo che avevo visto la prima volta che l'avevo incontrato, non era alabastro era più un marmo rosa, una sfumatura sempre chiara, ma più accesa. Gli occhi però erano sempre gli stessi: azzurro chiaro, brillante e acceso, ma non più metallico. Mi inginocchiai e allungai la mano per toccarlo, gli sfiorai i capelli, le guance, le labbra, senza mai toccarlo davvero perché non potevo farlo. Sentii una fitta al cuore.
-Lorenzo .- lo chiamai. -Lorenzo !- "Guardami! Guardami ti prego, alza il viso e guardami negli occhi come fai sempre." In quel momento il mio cuore batteva così forte che sembrava stesse per scoppiare.
Lorenzo  si voltò verso la ragazza seduta accanto a lui e sorridendo dolcemente chiese -Hai finito di raccogliere fiori?-
-Si, mi piace stare qui quando c'è il sole. È un posto bellissimo non credi?- rispose con la voce pervasa dalla gioia, una voce diversa dalla mia, più profonda.
Lui allungò una mano per toglierle una ciocca di capelli dal viso e lei gli sorrise. -Torniamo a casa ora?-
La ragazza si guardò intorno con aria rapita -Restiamo qui un altro po'? È così bello questo posto.-
Lui le appoggiò con delicatezza la mano al volto e lasciò sprofondare le dita nei suoi capelli -Il dottore ha detto che non devi affaticarti, ricordi?-
-Non mi sto affaticando.- assicurò allegramente -Come faccio a stancarmi raccogliendo fiori? Com'è quel libro?-
Lorenzo  abbassò la mano e fissò il libro. -Noioso, piuttosto deprimente e abbastanza ripetitivo. Per di più in francese.- rispose con una smorfia.
-Mi piacerebbe tanto andare in Francia! Vedere Parigi ... dev'essere così bella!- raccontò con aria sognante.
Lorenzo  la guardò con dolcezza e io provai una fortissima fitta di gelosia per il fatto che rivolgeva quello sguardo a un'altra.
-Un giorno ci andremo. Visiteremo tutta la Francia, non solo Parigi. Non ci fermeremo mai a lungo nello stesso posto, esploreremo ogni luogo cogliendone la bellezza.- suonò alle mie orecchie come una promessa.
Mi sentivo così male, tanto che se avessi potuto avrei ucciso con le mie stesse mani la ragazza che stava davanti a me e che lo guardava con gli occhi sognanti, mentre lui ricambiava lo sguardo. Gli occhi di Lorenzo  sembravano voler dire "Ti amo", mi si stringeva il cuore al pensiero che provasse quel sentimento per un'altra.
Non guardarla in quel modo! Ti prego ... ti prego non guardarla in quel modo!
Distolsi lo sguardo, fu un riflesso involontario, lo fissai a terra.
-Passeggeremo insieme, tenendoci per mano, di sera, sotto il cielo notturno, guarderemo la Senna ...- la voce sognante della ragazza mi arrivò e mi dette il voltastomaco. Mano nella mano con il MIO Lore? Se lo può scordare!
-Credo che sarebbe abbastanza pericoloso.- replicò lui con un tono ironico.
-Ma ci saresti tu a proteggermi, no?- domandò, alzai lo sguardo in tempo per vedere uno strano luccichio nel suo sguardo.
-SCORDATELO!- gridai, sapevo che non mi avrebbero sentito.
Lorenzo  però sorrise e fece un cenno d'assenso, i suoi occhi erano incredibilmente dolci, tanto che non potei fare a meno di piangere. Mi sentivo arrabbiata e confusa e non sopportavo che lui guardasse in quel modo qualcuno che non ero io. Scossi la testa tentando di ragionare lucidamente, senza però riuscirci del tutto. Lorenzo , il mio Lorenzo . Mio e basta. Ora era seduto davanti a me e faceva gli occhi dolci a un'altra ragazza, che aveva un aspetto molto simile al mio. Questa considerazione portò un lampo di lucidità: me ne aveva parlato. Mi aveva detto, quando ci eravamo conosciuti, che io gli ricordavo qualcuno a cui teneva molto, una persona appartenente al tuo passato: che fosse quella? Era quella la ragazza che gli ricordavo?
Ero nel passato di Lorenzo , di quello mi ero già resa conto, ma non avevo paura perché sapevo che Lorenzo  era diventato un vampiro e che quindi al massimo lo avrei visto morire per poi tornare in vita. Ed è così che sarebbe arrivato da me. Incontrarlo, oltre lo spazio e il tempo, come in una bella favola. Ma la domanda resta la stessa: chi accidenti era quella ragazza? E perché stava così vicina a Lorenzo ?
Calma! Calma! Calma!
Quello era il suo passato e il passato non si poteva cambiare, ora lui stava con me e era a me che regalava quegli sguardi colmi di dolcezza. Lorenzo  era mio, io avevo il suo presente e se lo volevo credo anche il suo futuro. Questo era quello che contava. Ora dovevo concentrarmi. Era importante che capissi perché ero lì altrimenti non sarei mai potuto tornare da Lorenzo .
-Parlami ancora di quando andremo in Francia.- lo pregò la ragazza.
Lorenzo  fece un cenno d'assenso con la testa. -Con piacere.- rispose, il tono divertito. -Vediamo, potremmo fare un giro lungo la costa, vedere il mare.-
Lei scosse la testa. -Non amo il mare.-
Le tirai un occhiata obliqua: come sarebbe a dire che non ama il mare? Chi è che lo odia?
-Allora che ne dici delle montagne? Potremmo andare verso il centro della Francia, guardare le praterie, i monti, i fiumi e i laghi.- raccontò.
-Mi piacerebbe moltissimo.- esclamò con voce sognante.
Lorenzo  alzò gli occhi a guardare il cielo, il sole nascosto dietro una nuvola, il vento gli scompigliò i bellissimi capelli biondi, più a lungo lo guardavo più sentivo una stretta al cuore. Amavo i suoi capelli, gli occhi di un blu limpido e chiaro come il cielo, ma troppo scuri per essere semplicemente azzurro, la linea decisa e delicata della mascella, i tratti del suo viso fanciulleschi, quasi femminei, ma con una nota mascolina, le ciglia lunghe ... com'era bello, così perfetto. Anche in quel momento in cui era ancora umano hai miei occhi appariva bellissimo, un monumento vivente all'avvenenza.
Si alzò con un balzo, a quanto pare la sua agilità era qualcosa di innato, che non aveva niente a che fare con la sua trasformazione in vampiro. Si voltò a guardare la ragazza e le porse la mano con un sorriso. -Dobbiamo rientrare.- si limitò a dire.
La ragazza prese la sua mano ricambiando il sorriso e si alzò con il suo aiuto, insieme si diressero versi due cavalli le cui briglie erano legate a un ramo basso di un albero e che brucavano tranquillamente. Lorenzo slegò le briglie e aiutò la ragazza a salire.
-Mi raccomando Riu non tentare di mandare il cavallo al galoppo.- la avvertì Lorenzo  -Lo sai che non ci riesci e finisci solo col farlo irritare.-
Lei fece un cenno d'assenso e quando Lorenzo fu salito in sella lo seguì a un andatura a metà tra la corsa e la passeggiata, forse il trotto. Io fui trascinata dietro, come al solito fu come scivolare incredibilmente veloce su una lastra di ghiaccio, solo che non c'era il vento che mi scompigliava i capelli o il freddo della pista. Non avevo nessuna percezione fisica se non quella che aveva il protagonista di quella storia, perciò percepivo la brezza e il calore senza provarli veramente. Il paesaggio mi scorreva attorno in modo confuso e io non riuscivo a metterlo a fuoco in alcun modo, mentre mi spostavo suoni confusi mi avvolgevano. Lo scalpiccio degli zoccoli, il canto degli uccellini e un chiacchiericcio lieve, i respiri affannosi e il nitrire del cavallo si mescolavano nelle mie orecchie. Quando ci fermammo mi misi subito a sedere sul prato, mi rannicchiai mettendo la testa appoggiata alle ginocchia e respirai lentamente. Accidentaccio a loro! Ma si rendevano conto di quanto fosse snervante fare una cosa del genere? Perché non se ne stavano buoni? O non tornavano camminando? Camminare fa bene! Non lo sanno?!
-Eccovi finalmente!- gridò una voce ansiosa.
-Madre calmatevi. Mi state stritolando.- rispose la ragazza, la sua voce sembrava smorzata.
-Ero molto in pensiero-
-Ci spiace di averla fatta preoccupare.- si scusò Lorenzo , la sua voce bellissima mi fece alzare la testa nonostante la sentissi girare. Incrociai i suoi occhi che erano persi nel vuoto.
-Lore, sono tua madre, quando la smetterai con tutte queste cerimonie?- domandò la donna dai capelli scuri raccolti in una crocchia e gli occhi verdi, aveva la massimo una trenta cinquina d'anni ed era monto bella.
Lui si limitò a mostrarle un sorriso gentile, ai miei occhi appariva dolcissimo, un sorriso che mi sciolse il cuore come ogni suo sorriso. Mi mancava Lorenzo , anche se era lì davanti a me, non mi vedeva, non potevo toccarlo, i nostri occhi non si incrociavano. Mi mancava, era come se qualcuno mi avesse tolto il respiro. Volevo sentire la sua voce che mi bisbigliava nell'orecchio, volevo sentire il tocco delle sue mani, la dolcezza del suo respiro, la delicatezza delle sue labbra quando si posavano sulle mie con dolcezza. Come avevo fatto anche solo a pensare di allontanarmi da lui? Ora era lì e io sentivo che sarei impazzita se non avessi allungato una mano per sfiorarlo, ma sapevo che se anche l'avessi fatto non sarei riuscita a toccarlo.
Lorenzo  entrò in casa senza dire niente, mentre la donna e la ragazza dimanevano lì a fissarlo con un sorriso. Poi la donna si voltò verso la ragazza e sorrise.
-Beh, è migliorato.- disse in modo incoraggiante, un sorriso sulle labbra carnose.
La ragazza le sorrise. -Con me è sempre molto dolce e gentile.- il tono di voce era conciliante, lo sguardo però sembrava brillare.
Entrai in casa lasciandole lì, non ci fu nemmeno bisogno di bussare, semplicemente attraversai la porta e entrai in un ingresso sfarzoso, un tavolo di legno lucido era in un angolo, il soffitto era ad archi finemente lavorati, le colonne delle pareti erano lavorati come le colonne dei templi greci, in stile corinzio, che avevo sempre trovato belli anche se sfarzosi. Il salone era ampio e dava su una lunga scala con i manici ai lati di legno intagliato e finemente lavorato, il muro e bianco candido, ma il soffitto era affrescato.
Lorenzo  era all'inizio della scala, la mano poggiata al corrimano di legno scuro che contrastava con il bianco del pavimento e delle pareti. Sembrava un principe che è rientrato alla sua dimora, bellissimo e affascinante, perfetto. Eppure era diverso dall'Lorenzo che avevo conosciuto, era sempre bellissimo, ma aveva un tocco di innocenza in più, i suoi occhi erano più luminosi, era più giovane. Forse era solo un impressione che avevo io, forse si trattava di qualcosa che non aveva niente a che fare con l'aspetto fisico. Lorenzo   di un tempo, quello che avrei amato alla follia comunque, quello che non era mio, quello che guarda qualcuno che non ero io con lo sguardo che riservava a me. Che fastidio!
Impazzivo se ci pensavo, ero lì da poco eppure mi sembrava che ci stessi già da troppo. Eppure non pensavo di poter essere tanto gelosa! Ma non potevo farci niente, era colpa sua. Sua che mi aveva viziato all'inverosimile, sua che mi era sempre stato accanto guardandomi che incredibile dolcezza, sua che mi aveva fatto sentire amata, sua e basta.
Scossi la testa tornando alla realtà e seguii Lorenzo  che stava entrando in una gigantesca stanza con un letto a baldacchino, un tavolo, uno scrittoio munito di sedia e un caminetto. Lorenzo  si lasciò cadere sul letto all'indietro e fissò in silenzio il soffitto, mi avvicinai lentamente, allungando una mano per toccargli la testa. La trapassai, non potevo toccarlo ovviamente.
-Accidenti!-lo sentii bisbigliare. Si mise a sedere di scatto e si guardò intorno, alla fine si alzò e andò alla finestra, spalancandola. Il vento entrò scostando le tende e sparpagliandogli i capelli, Lorenzo  guardando in basso sorrise, mi ci volle un attimo per rendermi conto che il suo sorriso era rivolto a quella ragazza.
Incrociai le braccia al petto, seccata, e continua a fissarlo senza dire niente mentre lui guardava quella ragazza.
-Cavoli! Ho bisogno di un bagno freddo.- aveva la voce un po' rauca.
D'accordo era attratto da sua sorella, forse la sua sorellastra, che era identica a me ... Freud avrebbe amato questa situazione! Però, non è che Lorenzo  stava con me solo perché gli ricordavo sua sorella? Forse la verità era che a lui non importava davvero niente di me. Forse ciò che vedeva quando mi guardava era lei. I baci, le carezze, tutta la sua dolcezza era davvero per me? Quanti dubbi può avere una persona? Non lo so davvero ma la mia testa stava per esplodere come il mio cuore.
Lorenzo  usci dalla stanza a io lo seguii in silenzio chiedendomi dove stesse andando. Non ero affatto sicura di volerlo sapere però, se fossi di nuovo andato da lei avrei urlato.
Dei suoni provenienti dal piano inferiore attirarono la mia attenzione, mi avvicinai al corrimano che si affacciava di sotto e Lorenzo fece lo stesso, c'era un gran viavai . La donna di prima si voltò verso l'alto e guardò Lorenzo .
-Tesoro va a cambiarti, tra qualche ora inizieranno ad arrivare gli ospiti.- lo ammonì con un sorriso gentile, quasi non volesse essere severa.
-Sarò pronto per l'inizio della festa.- assentì lui con un sorriso, prima di voltarsi e proseguire per il corridoio.
Non un'altra festa per favore! Ma non avevano altro da fare i ricchi nel passato? Che cosa seccante! E io sarei dovuta restare lì ad assistere a quello spettacolo tutto il tempo? Ditemi che è uno scherzo!
-Lorenzo !- chiamò una voce alle nostre spalle. Che ragazza seccante!
Lui si voltò sorridendole, lei aveva in mano un mazzo di primule gialle che teneva strette contro il petto con un sorriso gentile dipinto in volto.
-Eri uscita a raccogliere fiori?- domandò.
-Si. Guarda, non sono splendidi?- chiese porgendogli i fiori.
Lui gli lanciò un occhiata. -Non è esattamente ciò che i ragazzi apprezzano, sai?-
-E cosa apprezzano allora?- domandò inclinando la testa, i lunghi capelli raccolti in una treccia.
Lui la guardò negli occhi, il suo sguardo bruciava e di nuovo provai una gelosia folgorante che mi consumò come la fiamma consuma la candela. Rimasi a fissarli desiderando di fare a pezzi la ragazza davanti a me senza però dire nemmeno una parola.
-Ora va a cambiarti, è tardi.- ordinò Lorenzo , poi la oltrepasso e tornò nella sua stanza. Ma perché accidenti era uscito? Per vederla forse? Era per questo?
Aprì un baule e tirò fuori un abito che sembrava elegante, in realtà anche quello che indossava in quel momento mi sembrava elegante, gli abiti del novecento erano tutti strani. Mi chiesi se avrei mai visto l'epoca dei figli dei fiori. Dopo aver depositato con delicatezza gli abiti sul cassetto Lorenzo  si buttò sul letto fissando il soffitto della sua stanza. Incrociò le braccia dietro la testa e sorrise con gli occhi chiusi. Mi chiesi a che stesse pensando.
Lentamente, con attenzione, mi misi a sedere accanto a lui sul letto. Sapevo che non potevo toccarlo, così mi limitai a stendermi accanto a lui e a fissarlo in silenzio. Rimasi lì ferma per molto tempo, incantata dal suo viso. Non potevo toccarlo, ne parlargli, ma almeno potevo guardarlo, ammirare le ciglia lunghe che disegnavano ombre sul suo viso, i capelli biondi arruffati che gli finivano sul cuscino. Rimasi a fissarlo incantata per diverso tempo, fino a quando qualche seccatore non bussò alla porta.
-Avanti.- si limitò a dire Lorenzo , mettendosi però a sedere sul letto. Una donna sulla quarantina, con i capelli castani raccolti dietro la testa e un vestito blu con il grembiule entrò nella stanza e con lieve inchino salutò Lorenzo .
-Signorino, la signora mi ha mandato a controllare che si stesse preparando.- disse cortesemente.
Lorenzo sbuffò. -Devo solamente cambiarmi.-
-La prego signorino, non inizi a fare storie. Ormai è grande.- lo rimproverò dolcemente.
Sorrisi e mi stesi sul letto, rigirandomi a pancia in giù per guardarli battibeccare comodamente. Lorenzo  si alzò in piedi sbuffando.
-Va bene. Va bene. Mi cambio. Ma chi sia chiaro: odio queste inutili e noiosissime feste in cui non si fa altro che ballare.-
La signora rise uscì dalla stanza con un sorriso dipinto in volto. Mi ero aspettata uno scontro un po' più agguerrito, ma a quanto pare qui era molto più accondiscendente di quanto non fosse nel futuro.
Lorenzo  gettò la giacca sul letto, rimanendo con la camicia, i pantaloni e le scarpe. Ovviamente iniziò a sbottonarsi la camicia e io rimasi lì, impietrita, a fissarlo. Che dovevo fare? Da una parte mi rendevo conto che non era affatto bello che me ne stessi l' a fissarlo, dall'altra non avevo nessuna intenzione di distogliere lo sguardo. Mentre lo osservavo slacciare i bottoni della camicia mi toccai il volto e come mi aspettavo lo trovai bollente. Se in quella stanza ci fosse stato uno specchio in grado di ritrarmi sono sicura che sarei apparsa rossa come i semafori agli incroci. Feci vari respiri profondi, ma quando si tolse la camici per buttarla sul letto e si mise ad armeggiare con la cintura dei pantaloni mi voltai. Anche se adoravo guardarlo, anch'io avevo dei limiti. I pantaloni finirono sul letto insieme a tutto il resto mentre io nascondevo il volto tra le mani, lieta che Lorenzo  non potesse vedermi, perché a quel punto avrebbe già iniziato a prendermi in giro spietatamente.
Rimasi ferma e immobili finché non si mise a sedere sul letto per allacciarsi le scarpe; solo allora mi voltai a guardarlo e mi accorsi che era davvero molto attraente. Nonostante fossimo in un'altra epoca, Lorenzo riusciva comunque ad apparire bello e affascinante. Indossava dei pantaloni scuri, eleganti, di un blu notte che faceva risaltare la carnagione chiara. La giacca ovviamente era abbinata ai pantaloni, come la cravatta, mentre la camicia, di un semplice bianco ,si vedeva appena attraverso la giacca abbottonata.
Lorenzo  andò al tavolo dove era posata una brocca d'acqua e ne verso un po' sulle dita di una mano, per poi passarsela sui capelli nel tentativo di tenerli indietro. Si osservò un attimo in uno specchio prima di uscire dalla stanza scuotendo lievemente la testa e sbuffando sonoramente.
Scendemmo in sala, Lorenzo camminava con passo elegante, le spalle bel diritti e lo sguardo annoiato, era sempre affascinante. Mentre guardava le poche persone che erano arrivate nella sala sembrava che per lui quello spettacolo fosse qualcosa di abituale, volgendo lo sguardo a un divanetto su cui era seduto un ragazzo con i capelli rossi e la pelle leggermente abbronzata sorrise. Si diresse verso di lui con passo tranquillo e sicuro, arrivato al divanetto si lasciò cadere con eleganza nel posto vuoto accanto al ragazzo.
-Ehy, Josh!-salutò con tono piatto.
-Ehy, Lorenzo !- rispose l'altro con lo stesso tono.
-Ti hanno minacciato?- domandò. Inarcai un sopracciglio, leggermente confusa: minacciato?
-Quasi.- assentì lui con un sospiro. -Comunque eccomi qui. Non sei lieto di vedermi?-
Lorenzo  sbuffo guardandosi attorno, poi scosse vigorosamente la testa -Sarà una delle serate più noiose della storia.- commentò guardandosi attorno.
Mi accorsi in quel momento che stava arrivando gente, un mucchio di persone vestite tutte in modo strano, sembrava di essere in uno di quegli insipidi romanzo novecenteschi. Mi voltai verso Lorenzo , che anche vestito come in un insipido romanzo novecentesco era bello come un dio e sentii il cuore sobbalzare, andando a singhiozzi. Come sempre. Lui aveva un espressione annoiata mentre parlava con il ragazzo accanto a lui. Improvvisamente si irrigidì, il suo volto parve illuminarsi e incupirsi al tempo stesso. Fissava un punto al di là della mia spalla, per metà irritato per metà estasiato. Quando mi voltai per vedere di che si trattasse rimasi scioccata: era la ragazza di prima, quella che mi assomigliava e che in quel momento più che me ricordava una principessa, tanto era elegante. Il vestito che indossava era di seta rosa, che faceva risaltare i suoi capelli e le fasciava con eleganza il corpo. A proposito dei capelli, niente elaborate acconciatura per lei, ma un semplice cerchietto in testa, un cerchietto adorno di perle e diamanti. Era sconcertante ... incredibilmente bella e sconcertante. Lo era perché non sembrava assolutamente apprezzare gli sguardi di ammirazione che si era giustamente guadagnata conciandosi in quel modo. Abbassava le palpebre, come a volersi nascondere e si guardava attorno spaesata, a disagio. Poi adocchiò il mio ragazzo e con un sorriso radioso si diresse verso di noi.
-Lorenzo , meno male.- disse con affanno. -Odio queste feste.-
Lui le sorrise. -Sei bellissima.- la sua voce era dolce emntre le prendeva la mano e la invitava ad accomodarsi.
Lei arrossì leggermente, a disagio, ma gli sorrise con aria complice. -Grazie.- bisbigliò sedendosi, mentre Lorenzo la guardava rimanendo in piedi accanto al sofà.
Che nervoso!
-Spero che non ve ne starete da una parte tutta la sera come fate di solito alle feste!- disse una voce alle mie spalle, mi voltai, appena finito di fulminare con lo sguardo la ragazza, e mi trovai davanti la donna di prima. Era vestita elegante ed era molto bella, sorrideva con aria cortese, ma nei suoi occhi si scorgeva la preoccupazione.
-Cara, vieni a salutare il figlio dei Feshbin.- parlò allungando le mani alla ragazza che si era appena seduta, guadagnandosi un occhiata un po' seccata.
Ah, ah! Ben le sta! Fuori dai piedi bambolina!
Sua madre la trascinò a conoscere un ragazzo alto, con i capelli rossi ordinati all'indietro , le spalle ampie e l'espressione gentile. Aveva l'aria da bravo ragazzo e le fece un sorriso colmo di gentilezza quando lei lo raggiunse, erano carini insieme ... anzi direi che erano perfetti!
-Idiota!- bisbigliò Lorenzo  con voce rabbiosa, mi voltai e vidi che lanciava occhiate a dir poco velenose verso il ragazzo che era dall'altra parte della sala con sua sorella.
Per tutta la sera stetti insieme a Lorenzo , che continuava a non perdere di vista sua sorella un attimo, incenerendo ogni ragazzo che le chiedeva di ballare o che si avvicinava per parlarle.
Io continuavo a essere travolta da insicurezze e ondate di gelosia alternata a pura disperazione, mi sentivo sempre peggio e mi chiedevo perché dovessi assistere a delle scene simili. Alla fine mi allontanai, non facendocela più a rimanere lì ferma ad osservare Lorenzo  che fissava sua sorella come se volesse uccidere ogni ragazzo che le si avvicinasse.
-Lorenzo , datti una calmata.- gli disse il suo amico alla fine, io mi ero seduta sul divanetto a neanche un metro da loro e li sentivo benissimo.
-Se la smettessero di ronzarle attorno la smetterei.- rispose inviperito.
-Lorenzo , è tua sorella!-lo riprese lui.
-Non abbiamo nessun legame di sangue!-ribatté lui freddamente.
Il ragazzo sopirò stancamente e scosse la testa.-Allora chiedi semplicemente a tuo padre di fartela sposare.-
Lui aprì bocca, come per dire qualcosa, ma si congelo. -Bastardo! - ringhio, attraversando la stanza e facendosi spazio tra le persone.
Gli andai dietro con rassegnazione, io non dovevo farmi spazio, niente mi toccava, era come attraversare delle proiezioni. Attraversai tutta la sala arrivando alla porta di una stanza adiacente.
-Smettila!- sentii gridare, con voce appena udibile tra il frastuono della sala.
Lorenzo  quasi buttò giù la porta per entrare, la scena che trovammo era strana: lui la stava abbracciando, solo abbracciando, nient'altro. Lorenzo  però emise un suono simile a un ringhio.
-LASCIALA SUBITO!- gridò inviperito.
Il ragazzo che stava abbracciando sua sorella la lasciò di scatto, voltandosi a fissare Lorenzo con aria scioccata e anche discretamente spaventata. In effetti la stanza era scarsamente illuminata e a causa della festa i rumori che uscivano da essa erano molto attutiti, sarebbe stato incredibilmente strano che di sentisse qualcosa nella stanza accanto.
Respirando a fatica, il mio vampiro sembrava lottare per mantenere il controllo di se e non fare sciocchezze -Vattene prima che decida di strapparti il cuore a mani nude.- ringhiò sommessamente.
Il ragazzo poverino uscì di lì di corsa, cosa che sinceramente se fossi stata al suo posto avrei fatto anch'io.
Lorenzo  coprì la distanza che lo separava da Riu con un paio di falcate e la strinse dolcemente.
-Stai bene?- domandò preoccupato.
Lei lo abbracciò e appoggiò la testa sul suo petto, all'altezza del cuore. -Si, non mi ha fatto niente.-
-Se non ti ha fatto niente perché hai gridato?- domandò furioso, allentando la presa del suo abbraccio.
-Perché mi ha sorpreso ...- farfugliò imbarazzata.
Lui la guardò interrogativo, lasciandola andare per incrociare i suoi occhi.
-Ha tentato di baciarmi.- spiegò arrossendo.
-E vai! S'è trovata il ragazzo!- esultai.
-LO AMMAZZO!- ruggì Lorenzo  furioso, il che spense la mia gioia.
-No.- lo bloccò lei con gentilezza. -Lorenzo non puoi comportarti così... non puoi proteggermi per sempre. Sei mio fratello ... non il mio fidanzato!-
Lui emise un suono rabbioso e inarticolato, non l'avevo mai visto così fuori di se; poi lentamente riprese il controllo e la guardò.
-Annabelle.- pronunciò il suo nome con dolcezza e serietà, la guardò diritto negli occhi, se io fossi stata al suo posto mi sarei sciolta. -Io... cavolo- imprecò passandosi una mano nei capelli. Si voltò a guardarla, lei lo fissava incantata e spaesata, Lorenzo si avvicinò di nuovo a lei e le afferrò i bracci attirandola a se. -Ti amo- bisbigliò. -Sposa me.-
Mi sentii mancare, quasi svenni. Cosa aveva detto? Non lo aveva detto davvero, vero? Non stava accadendo. Vi prego ditemi che non era vero. Mi sembrava che il mondo mi si sbriciolasse sotto i piedi e io non sapevo cosa fare.
-Lori... io... - la sentii farfugliare.
-Non vuoi? - domandò lui, il cuore mi faceva così male che pensavo qualcuno mi ci avesse versato sopra dell'acido nitrico.
Il silenzio nella stanza durò alcuni istanti, poi lei rispose: -Anch'io ti amo.-
L'ultima immagine che ricordo era Lorenzo che si chinava a baciarla .... Poi la pietra azzurra brillò di una luce accecante e io non riuscii a tenere le palpebre aperte tanto era forte. La luce mi avvolse e io non vidi più niente. Fu come svegliarsi dopo un lungo sonno, sentivo tutti gli arti intorpiditi e le palpebre pesanti, mentre una voce che ancora non riuscivo a identificare mi riportava alla realtà. Lentamente ripresi il contatto con la realtà, iniziai a identificare i suoni, gli odori, le sensazioni. Qualcuno mi teneva tra le braccia, la sua voce mi chiamava costantemente, avevo freddo, tanto, ovunque. Spalancai di colpo gli occhi quando mi resi conto che ero praticamente nuda. Ma come c'ero finita in quello stato?
-Rioko . Grazie al cielo!- Lorenzo mi strinse a se con forza mentre io cercavo in qualche modo di coprirmi, nella mia mente si affollavano immagini confuse. L'unica cosa chiara era la voce di Lorenzo  che riecheggiava nelle mie orecchie.
-Rioko, stai bene?- domandò preoccupato, scostandomi i capelli dal viso. Smisi di muovermi e mi limitai a fissarlo. -Cos'hai?- domandò inquieto -Hai freddo?- chiese ancora togliendosi il giacchetto, tenendomi con un solo braccio. Me lo avvolse intorno, ma mi resi conto che stavo tremando in modo convulso. Lorenzo mi strinse nuovamente a se accarezzandomi la schiena con dolcezza, come tentando di rassicurarmi. Lo allontanai con una spinta e lui mi guardò negli occhi preoccupato, non me ne preoccupai. Gli afferrai la maglia attirandolo verso di me, poi lo baciai...

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