-Here there and evrywhere-

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Non ci capivo niente! Anzi persino dire così era riduttivo: ci capivo meno di niente, a malapena capivo il significato delle parole. Non importava quante volte rileggessi quella roba, continuava a risultare incomprensibile. Chiusi il libro di fisica con un colpo e poi mi alzai, e mi diressi verso l'angolo della biblioteca in cui c'era stato l'assassinio. Non potevo continuare a fare così! Non avevo nemmeno iniziato a fare delle ricerche.
Intanto la prima cosa da fare era cercare di sapere se qualcuno abitava nei dintorni della scuola, perché se i vampiri avevano trovato un rifugio abbastanza vicino da poterlo sfruttare come base per non essere beccati quando veniamo a cibarsi allora non erano nella scuola, in caso contrario ero nei casini. Dovevo sbrigarmi a individuarli.
Il fatto è che non sapevo come fare, non avevo idea di come individuarli: non avevo un localizzatore GPS per vampiri!
Andai a una finestra e guardai fuori, il paesaggio si stendeva, illuminato dai raggi del sole che sembravano donare ancora più vita ai colori, tentando di pensare a qualcosa da fare, magari a un trappola.
Ci pensai attentamente: i vampiri si erano mostrati solo quella sera, quando ero andata a indagare sui corpi dei ragazzi... Ma perché? I ragazzi erano morti, che senso aveva stare lì? Non erano stati trasformati in vampiri, quindi che senso aveva andare lì? Quanti vampiri c'erano veramente in quel posto?
-Sembri soprapensiero.- un bisbigliò così dolce da sciogliermi, mi voltai lentamente e mi trovai come immaginavo davanti a Lorenzo .
In mensa ero fuggita, mi ero alzata e ero corsa via dicendo che avevo da fare, senza lasciargli il tempo di ribattere o di fermarmi. La verità è che in quel momento avrei voluto abbracciarlo, un sentimento simile non era da me e non volevo provarlo perché non potevo permettermelo, io ero lì in missione, non ci sarei rimasta a lungo e non potevo legarmi troppo a qualcuno o lo avrei messo in pericolo.
-Come mai da queste parti?- chiesi sentendomi fortemente a disagio.
-Studiavo ovviamente, e tu?- chiese con gentilezza e con un espressione particolare nel volto, avrei voluto abbracciarlo, di nuovo. Che mi stava succedendo?
Mi voltai sopprimendo quell'impulso -Anch'io, ma poi ho capito che era inutile.-
-Inutile?- domandò con un tono preoccupato.
-La fisica non fa per me.- confessai con tristezza e una punta di imbarazzo.
Scese un silenzio, ma fu solo per una decina di secondi, poi mi prese per un braccio.
-Andiamo!- disse trascinandomi a un tavolo.
-Che vuoi fare?- ero solo un po' preoccupata.
-Insegnarti fisica.- suonò come una promessa solenne.
Lo guardai scettica e lui mi sorrise, un sorriso da diavoletto.
-Preparati, dopo saprai la fisica come mai prima d'ora!- l'avvertimento suonò serio e sarcastico insieme, mi chiesi come fosse possibile... probabilmente anche quello faceva parte del suo naturale fascino. Gli riusciva naturale qualunque cosa, anche la più strana, come se fosse abituato a farlo.
Rimasi molto sorpresa: non capivo niente di fisica, ma lui, invece di scherzare e prendermi in giro, come mi aspettavo, si dimostrò incredibilmente serio. Iniziò dalla base, mi spiegò tutto con calma e attenzione, era molto paziente quando non capivo, mi spigava qualunque cosa gli chiedessi e non se la prendeva quando gli dicevo che era poco chiaro. Praticamente mi spiegò tutto il programma con attenzione, nel dettaglio, alla fine perfino io avevo capito fisica alla perfezione. Era impossibile non capirla visto che ogni cinque teorie mi faceva un test e se lo sbagliavo ripartiva da capo, mi entrava in testa in tutti i modi.
Non mi accorsi che il tempo passava mentre studiavo, non amavo molto studiare ma ero brava a concentrarmi per ignorare il resto, lo avevo fatto spesso quando vivevo con mio padre. Quando finimmo e mi lasciai andare contro le schienale della sedia, mentre lui tutto tranquillo controllava le mie risposte al suo test, l'orologio sulla parete in fondo segnava le sette. Io non avevo un orologio, ero immortale, il tempo non aveva importanza per me.

-Buona prova.- commentò pensieroso abbassando il foglio dopo appena cinque minuti di lettura.
-Hai gai finito di leggere?- chiesi sorpresa, avevo scritto due fogli!
-Scrivi in modo chiaro, non mi ci vuole molto a leggere.- spiegò con un sorriso.
Scossi la testa, poco convinta.
-Dai vieni.- dissi alzandomi. -Ti invito a cena per ringraziarti.-
Lui mi fissò sorpreso e mi rivolse un sorriso dolcissimo che mi fece sciogliere, incrociai le braccia al petto tentando si sopprimere il desiderio di abbracciarlo. Sorrisi forzatamente e feci un cenno verso la porta chiedendo -Andiamo?-
Lui afferrò il mio zaino prima che potessi farlo io e se lo mise in spalla dopo averci infilato il libro, lo lasciai fare senza protestare e mi avviai appena se lo mise in spalla, il mio cuore aveva incredibilmente accelerato il battito. Volevo nuotare. Era strano da capire per chi non era una sirena ma nuotare nel mare ti dava un senso di libertà e completezza che cancellava tutto il resto, per questo non sono mai riuscita a capire la sirenetta da Hans Christian Andersen che ha rinunciato alla vita per un uomo.
-Cosa fai dopo cena?- domandò mentre scendevamo dalle scale della biblioteca.
Scrollai le spalle sentendomi a disagio. -Non saprei, andrò a letto.-
-Alle otto? Cosa sei, una vecchietta?- mi prese in giro lui, fissandomi incredulo.
Alzai le spalle. -Intanto ceno, dopo penserò a quello da fare.- lentamente stavo iniziando a sentirmi più tranquilla. Lasciai andare le mani lungo i fianchi sentendomi vagamente più tranquilla mentre ci dirigevamo verso la seconda rampa di scale.
-E per domani hai programmi?- continuò imperterrito.
Ci pensai su: volevo andare in città a cercare i vampiri, stavo prendendo la cosa troppo sottogamba, se continuava così mi avrebbero affiancato qualcuno, o nel caso peggiore sostituita nella missione.
-Si, domani ho da fare.- risposi con un mezzo sorriso. -Come mai così curioso dei miei programmi?-
-Perché sei ancora indietro con fisica, non siamo ancora arrivati dov'è la classe. Stasera è un po' tardi, e per oggi hai studiato abbastanza, ma domani devi rimettertici se vuoi essere in pari.- la sua voce era seria, e ricordava quella di un professore che sgrida gli alunni.
-Mi basta capire di che parla il prof.- risposi tranquilla, non pensavo fosse una buona idea continuare a vederlo, mi agitavo troppo. Che fosse perché ero lontana dal mare? Le mie emozioni erano più forti e confuse.
-Non è un bel modo di pensare per passare l'anno.- mi fece notare.
-Non penso resterò tanto a lungo.- confidai, ero soprapensiero e misi male un piede su uno scalino, così scivolai e rischiai di rompermi la testa. Prima ancora che me ne rendessi conto Lorenzo mi afferrò per la vita impedendomi di cadere, senza sapere come era successo mi ritrovai premuta contro il suo petto. Sentii la schiena insolitamente calda, nonostante le sue dita a contatto con la pelle della mia pancia fossero fredde.
Rimasi paralizzata, non riuscivo a muovermi, poi sentii il suo respiro sul collo e fui percorsa da mille brividi.
-Hai un odore strano... come di mare.- bisbigliò, lasciandomi andare lentamente, attento a non farmi cadere. -In effetti il tuo cognome è Azkume... per caso i tuoi sono originari delle coste?-
Non riuscivo a parlare quindi mi limitai a scuotere la testa, facendo profondi respiri, in silenzio mi precipitai alla fine delle scale e poi mi fermai, rendendomi conto che non potevo scappare visto che ero stata io a invitarlo a cenare insieme. Mi voltai e lui era due gradini dietro di me, la sua espressione era preoccupata e divertita.
-Ti senti bene?-
Feci cenno di si e mi avviai lentamente verso la sala mensa, lui camminava accanto a me, sentivo che ogni tanto mi lanciava un occhiata, era una sensazione, ma visto che non avevo controllato non ero sicura di niente.. Camminavo guardando fisso davanti a me, mi sentivo un po' troppo nervosa, dovevo abituarmi ad avere a che fare con ragazzi normali e anche a quel nuovo ambiente, senza contare che in giro c'erano dei vampiri, probabilmente era per quello che avevo i nervi a fior di pelle.
Entrammo nella sala semi deserta, di sabato sera erano tutti in paese e la vuotezza di quella sala aveva qualcosa di soffocante. Mi incamminai in silenzio verso il buffet e mi fermai rigida: c'erano solo pietanze a base di pesce... Pesce! Sbiancai, non potevo impedirmelo.
-Che succede? Ti senti male?- domandò preoccupato Lore, nell'ultima mezz'ora mi ero comportata in modo decisamente strano, ero la prima ad ammetterlo, non era strano che fosse preoccupato.
Scossi la testa, per me mangiare pesce sarebbe stato come mangiare un essere umano per un altro essere umano, non ce la facevo a rimanere lì davanti, avevo quasi le lacrime agli occhi e sentivo il forte desiderio di piangere.
-Io... credo che andrò in camera... non mi sento molto bene...- farfugliai con un filo di voce, continuando a guardare orripilata la pietanze a base di pesce. Mi voltai e corsi via alla velocità della luce.

||•Mermaid Vampire•||♡Lorenzo Ostuni♡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora