Osservavo il soffitto senza muovermi e senza vederlo realmente, accanto a me sentivo la voce di Gaito che continuava a parlarmi di cose senza importanza. Non aveva più un aspetto, una sostanza, era tornato ad essere una voce dopo la crisi quasi isterica che avevo avuto perché non volevo che mi si avvicinasse.
Ero sdraiata su un divanetto, il vestito bagnato mi aderiva al corpo, ma la mia mante sembra rivivere continuamente quello che era successo quasi non fossi affatto qui. La voce di Gaito mi arrivava da lontano, come se fossi circondata da uno strato di nebbia. Non vedevo con chiarezza le immagini e non riuscivo nemmeno a sentire molto bene le voci. Forse stavo diventando ceca e sorda, poteva essere perché in quel momento non volevo assolutamente sentire niente e non volevo vedere nessuno. Volevo chiudermi in un guscio e sparire dal mondo.
Nella testa mi rimbombavano le urla di Noelle, si sentivo veramente a pezzi.
Cosa avrà provato? Quando mi avrà visto insieme a Lorenzo , cosa avrà provato Noelle? Io che mi sono allontanata da lei ... che difendevo Lorenzo ... guardandomi in quei momenti cosa avrà provato? Noelle, cosa avrà pensato? Quando ho preso le parti dei vampiri, quando li ho protetti ... quando ho scelto Lorenzo e non lei ... In quel momento lei come si sarà sentita?
Se avessi potuto avrei voluto sparire.
Il mondo si dissolse davanti ai miei occhi, lentamente. Capii di essere tornata in uno stato di incoscienza poco prima di sprofondare in un sonno vuoto, senza sogni.Riaprii gli occhi, ero in un luogo che non conoscevo. Il soffitto ad arcate era affrescato magistralmente, così bello ... una bellezza delicata e lontana che non poteva in alcun modo venir toccata, una bellezza che nascondeva tenebre profonde. La sensazione era quella di perdersi, di sciogliersi lentamente nel nulla: sentivo che questa sensazione non era mia, non mi apparteneva, non la possedevo, non mi riguardava.
<< Dove sono? >> sentii domandare la mia voce, sentivo dolore in tutto il corpo, come la prima volta che mi ero risvegliata come sirena.
<< Benvenuta. >> bisbigliò una voce, seguita da un eco. << Benvenuta. >> ripeté. La voce era dolce, aveva una nota gentile. L'aria profumava di ardesie e di salsedine, non sapevo dove mi trovavo.
<< Riesci a muoverti? >> domandò dolcemente qualcuno, il timbro sembrava femminile. Sentii la quella voce che mi dava il benvenuto rimbombare nuovamente.
Muovermi, mi sembrava un concetto difficile, complesso, troppo complicato per essere messo materialmente in atto. Respiravo. Il mio corpo si alzava e si abbassava seguendo il mio respiro. Era tutto ciò che potevo fare , tutto ciò che sentivo.
Un tocco fresco e leggero, una mano fresca che con delicatezza mi scostava i capelli dal viso mi fece aprire gli occhi, poi un volto apparve nel mio campo visivo. Due occhi blu incontrarono i miei e un sorriso gentile si dipinse sul volto della ragazza, i capelli chiari, quasi bianchi, raccolti in una coda bassa dietro alle spalle.
<< Sono lieta di vedere che sei tornata in te. >>
<< Benvenuta. >> risuonò ancora una voce nella mia mente, come un eco lontano che si ripeteva << Benvenuta. >>
<< Di chi è ...? >>iniziai a domandare, interrompendomi. "Di chi è la voce che sento nella testa?" non era una domanda da porre a qualcuno a meno che non si desiderasse ardentemente essere rinchiusi in un istituto di sanità mentale.
<< Di chi è cosa? >> domandò la ragazza, con un sorriso cortese.
<< Questa casa .... >> improvvisai. << Di chi è questo posto? Dove sono? >> Indubbiamente era un luogo che non avevo mai visto, almeno il soffitto.
<< Questa è casa mia. Sei la benvenuta. >> assicurò con un sorriso. Poi si allontanò e sparì dalla mia vita, provai a voltarmi e scoprii di riuscirci se non facevo troppo caso al fatto che il dolore era a mala pena sopportabile.
<< Chi sei? >> domandai, rendendomi conto però di comportarmi da maleducata: io non le aveva affatto detto il mio nome.
Lei si voltò, il solito sorriso dipinto sul volto. << Mi chiamo Telete, piacere di conoscerti. >> disse in tono cordiale.
Non feci commenti sul nome che mi suonava strano e antiquato. << Io sono Rioko. >> mi presentai sforzandomi di sorridere.
<< Rioko ... >> ripeté lei. << Significa "Sogno ", una qualità rara che implica benevolenza, il suo significato richiama anche la un aspetto superficiale determinato da bellezza, postura e comportamento. È un nome molto bello ... e molto impegnativo. La "sogmo" è bellezza e la bellezza è verità. Quale verità porti in te Rioko? >> domandò con un sorriso dolce e un sguardo brillante, acceso, uno sguardo che era in grado di trapassarti e leggerti dentro. Sembrava di vedere l'acqua cristallina del mare che tentava di risucchiarti nelle sue profondità.
<< Anche tu sei una sirena ... >> bisbigliai, un suono appena udibile, ma che per lei era chiaro.
Fece un cenno d'assenso. Indossava un vestito simile a quello delle sacerdotesse e dei sandali alla schiava, era accucciata a terra e stava trafficando con qualcosa dentro un baule. Si voltò nuovamente, ignorandomi.
<< Che stai facendo? >> domandai preoccupata.
<< Sto cercando una cosa. Una pietra ... dello stesso colore dei tuoi occhi. Dovrebbe essere qui da qualche parte. >> spiegò continuando la sua ricerca.
La fissai senza dire niente, confusa, chiedendomi cosa accidenti ci facessi con una sirena che non avevo mai visto in un posto che non conoscevo. Di nuovo tornò una voce, la voce che mi aveva dato il benvenuto. << La pietra. >> rimbombò nella mia testa << La pietra. >> ripeté. << Segui la pietra. Segui la sirena. >>
Chiusi gli occhi chiedendomi se per caso non stessi impazzendo. Insomma cos'era? Una sorta di "salva la cheerleader, salva il mondo?"
Qualcosa mi sfiorò la guancia e io spalancai gli occhi di scatto, girandomi rapidamente. Telete teneva in mano un ciondolo d'argento con una pietra acquamarina e sorrideva felice: << L'ho trovata finalmente. >>disse con un guizzo di vittoria negli occhi. Me la mise al collo senza dire niente.
Allungai una mano a toccare la pietra e mi accorsi di non sentire più dolore. Mi misi a sedere lentamente, cauta, stando attenta a ogni movimento, ma il corpo non mi faceva più male.
<< Ma cos'è questa pietra? >>chiesi sorpresa sfiorandola con un dito.
Lei mi fissò con un sorriso rilassato e iniziò a parlare come una maestra che parla a una bambina.<< Quella pietra è berillio. Il berillio simboleggia la purezza, è la pietra sacra do una principessa sorena; si dice influenzi le correnti del mare e porti stabilità e chiarezza alla persona che la possiede. >>
Presi la pietra tra le dita e la guardai affascinata, poi alzai lo sguardo a incontrare il suo e con aria interrogativa chiesi: << A me sembra sia acqua marina. Ma come mai ha un effetto simile su di me? >>
<< Te l'ho detto, quella pietra è sacra alle principesse sirene. Dentro il tuo corpo, nelle tue vene e come un eco nella tua testa rimbomba il suo potere inarrestabile e volubile come l'acqua. Il tuo stesso corpo, la tua essenza sono fatte di esse. È come mettere due calamite l'una davanti all'altra, l'effetto che ottieni è lo stesso. >>
Tornai a fissare la pietra che tra le mie mani aveva una sfumatura più verde che azzurra, mi chiesi quali segreti fossero chiusi in essa. Telete sembrava conoscere molte cose, eppure i suoi discorsi non portavano a niente. Non sapevo ancora dov'ero finita, lei non aveva ancora risposto alle domande più semplici e sembrava parlare per enigmi.
Con la coda dell'occhio mi accorsi che si era alzata e che si era allontanata da me, i lunghi capelli di un biondo tanto chiaro da sembrare bianco le arrivavano ai fianchi, era più alata di quanto pensassi, almeno un metro e settanta, ma minuta.
<< Dove sono? >> domandai ancora.
<< Questa è una domanda molto importante. Dove sei adesso? >> ripetè con voce dolce.<< In che direzione devi muoverti? Questa è una domanda ancora più importante. >> concluse con tono tranquillo.
Rimasi in silenzio per un po', riflettendo. Un quesito filosofico: proprio quello di cui avevo bisogno, soprattutto quando non avevo idea di cosa fare. Odio i quesiti filosofici perché le risposte sono più ingarbugliate delle domande e non sempre esistono. Sospirai.
<< Quindi non mi dirai dove sono? >> disse rassegnata e molto seccata.
<< Lo sai già. >> rispose semplicemente.
Mi guardai intorno, le pareti della casa erano di un materiale che non riuscivo a identificare, c'era una sola finestra, ma non riuscivo a identificare il paesaggio fuori da essa. Il mobilio era minimo, c'erano una cassapanca e un tavolo con un paio di sedie, oltre al letto su cui ero stesa. Il pavimento era bianco e sembrava fatto di stucco.
<< Ti sbagli. A parte che sono un una strana stanza bianca non so niente. >> mi limitai a rispondere.
Lei si guardò intorno tranquilla. << Ti piace? >> domandò con gentilezza, lo sguardo perso nel vuoto. << Questo luogo è un ologramma della mia mente, un ricordo del luogo in cui vivevamo insieme. Sei venuta qui da sola, attraversando molto più che il mero spazio, ma per una ragione molto importante. È per il luogo in cui ti trovi. >>
<< So di essere ripetitiva, ma ... dov'è che mi troverei?>> domandai inarcando un sopracciglio. << Intendo letteralmente. >>
<< In un mondo artificiale, una sorta di dimensione parallela. >> ripose Telete, sedendosi su una sedia.
La osservavo seduta sul letto, mi stropicciai gli occhi tentando di fare chiarezza, ma nella mia mente regnava la confusione.
<< Perché sono qui? >> domandai di nuovo.
Telete sospirò stancamente. << Lo sai già, smettila di continuare a pormi le stesse domande. >>
<< E tu smettila di evitare le risposte. >> ribattei a mezza voce. Rimasi in silenzio a riflettere, se avevo già la risposta allora ... << Sono nel tempio di Gaito? >> domandai.
Lei sorrise in modo comprensivo. << Si, ma io non mi riferivo a una collocazione fisica. >> spigò con dolcezza.
Rimasi in silenzio riflettendoci, di nuovo: ma cos'era? Il giorno degli indovinelli? Mai che ci fosse qualcosa di facile! Mai! Ma perché? Dove mi trovavo? Dove? << Davanti a un bivio. >> Un dannatissimo, esasperante bivio! Mi sentivo in colpa con Noelle e non ero più sicura che stare con Lorenzo e seguire il mio cuore fosse la cosa giusta.
<< Esatto. >> rispose tranquilla Telete.
La fissai sconcertata. << E con ciò? Sono davanti a un bivio, devo scegliere tra la persona che amo e mia sorella, ma anche se lo cose stanno così questo non spiega affatto perché sono qui. >>
<< Invece si. >> rispose lei. << Tu stai soffrendo, sei come dilaniata in due. La tua anima è collegata al tuo corpo, se essa soffre questo si ripercuote inevitabilmente sul tuo corpo. Avviene anche negli esseri umani, ma non in modo così diretto e forte. Non riuscivi più nemmeno a muoverti senza provare dolore. >>
<< Ma che c'entra con il fatto che sono qui? >>
<< C'entra. Tu sei qui perché se no rischieresti di morire. Sei qui per fare una scelta, per comprendere qualcosa. >> spiegò con gentilezza. Tutto in lei esprimeva grazia, bellezza e eleganza, molto più di Noelle, i suoi occhi mi ricordavano il mare come sua calma. La sua voce era come il rumore delle onde: dolce e rassicurante. << Io sono qui per guidarti nella tua scelta. Per fornirti aiuto. >>
<< Come? >> domandai, non era mica un compito, era un scelta puramente personale, una scelta che riguardava solo me, Llrenzo e Noelle.
<< Raccontandoti la mia storia. Aiutandoti a comprendere. >> rispose con calma, l'espressione seria. Si alzò e si mise a sedere accanto a me, i suoi occhi incontrarono i miei.
<< Ti eri innamorata di un vampiro? >> domandai incredula.
<< No, ma mi ero innamorata. Mia sorella, non era davvero mia sorella ovviamente ma era come se lo fosse, la piccola Telsiope non ne era felice. Lo viveva come un tradimento, odiava il mio amore e lo uccise. Così morii anch'io. Non l'ho mai odiata. Per un breve periodo tornai da loro, lasciandolo, ma il mio cuore mi riportava da lui. Non potevo vivere tradendo me stessa... per questo le sirene non dovrebbero amare. Il nostro cuore è profondo quanto gli abbissi del mare e altrettanto difficile da raggiungere, ma quando ci innamoriamo di qualcuno, per quanto raro sia l'evento, noi apparteniamo a questo qualcuno. Per quanto le onde ci chiamino, c'è un richiamo più forte. Per questo non potevo lasciarlo. Per questo nemmeno tu puoi farlo. >>
<< Quindi dovrei abbandonare Noelle? >> domandai.
<< Tu non stai abbandonando Noelle, è lei che ha abbandonato te. Tu pensi di averla tradita, ma hai sempre fatto di tutto per farle cambiare idea, dico bene? >>
<< Noelle ha sofferto molto. >>mi limitai a rispondere.
<< Tu le vuoi bene. >>disse lei.
<< Non cambia niente. >>
<< Non è vero, è importante. >>rispose con dolcezza, prendendomi per mano. << Devi farle capire questo, devi farle capire che è importante per te. Devi spiegarti. >>
<< C'ho provato, non mi ascolta. >>
<< E tu continua a provarci. Ancora e ancora. >>
Scossi la testa.<< Non servirà niente. >> scese il silenzio per un istante. << Io l'ho ferita. Non ho sbagliato a seguire il mio cuore, questo lo so ma. .. non posso cambiare il fatto che l'ho ferita. >>
<< Sentirsi solamente in colpa non porta a niente. Ora non è più così ma, sicuramente c'è stato un tempo in cui eravate unite. Se semplicemente non te la senti di andare avanti escludendola allora porgile la mano. Continua a farlo fino a che non l'afferrerà. >>
<< Detto così sembra molto semplice. >> notai pensierosa.
<< Lo è, se vuoi che lo sia. Devi solo crederlo e fare in modo che sia così. >> spiegò con tono deciso, ma tranquillo.
Scossi la testa << Ci credo poco. >>
<< Perchè ragioni come un essere umano, ma non lo sei più, ora sei qualcosa di diverso, qualcosa di più forte, come una marea. Come un maremoto. E un maremoto può abbattere perfino un grattacilo, se saprai volerlo saprai abbatere i muri del suo cuore perchè il legame che vi univa esiste ancora. Parlale, trasforma quelle parole in canto.>> rispose con semplicità.
<< Quindi il tuo consiglio è la via diplomatica, del tipo "porgi l'altra guancia"? Certo, potrebbe essere un idea teoricamente e teologicamente buona, almeno dal punto di vista di un cattolico, ma materialmente impraticabile se si tiene alla vita. >>
<< Pensi che lei ti ucciderebbe? >>
<< Ci ha già provato. >>sospirai stanca di quella conversazione che non mi portava da punte parti.
<< Ha provato ad uccidere te? >>
<< Ha provato ad uccidere Lorenzo, è più o meno la stessa cosa. >>
Rimase in silenzio e per un attimo il suo sguardo si perse nel vuoto.
<< Se penso a Lore, a quello che ci è successo, a quando l'ho incontrato e a cosa ho provato, a cosa sento quando mi è vicino, quando mi tocca o anche solo quando mi sorride. Se penso a quello che sento quando i nostri occhi si incrociano io so che senza di lui non potrei vivere, mai. Così importante e prezioso, così grande è questo sentimento che devo dire a volte mi spaventa. Però io... se dovessi chiudere gli occhi ed esprimere un desiderio sarebbe quello di stare insieme a Lorenzo per sempre. Ma Noelle ... il suo dolore e la sua rabbia non sono qualcosa che posso ignorare. Adesso mi sento quasi in colpa per come mi sono comportata ... eppure non sono pentita. Ma se mi si chiede di scegliere... >> Non terminai la frase, il discorso mi sembrava già abbastanza lungo così com'era.
<< Devi scegliere solo come comportarti. Devi ritrovare la fiducia in te stessa e la tua forza di volontà. Segui il ciondolo. Hai lasciato a metà la tua strada che avevi iniziato a intraprendere, ora puoi portarla a termine. >> disse alzandosi.
<< Che cosa farà il ciondolo? >>
<< Ti proteggerà. La sua luce ti guiderà a ciò che desideri davvero. >>
<< E se ciò che desiderò non fosse la cosa migliore per me? >>
<< Siamo sirene, viviamo essenzialmente per noi stesse. Ogni nostra emozione, ogni nostro dolore si manifesta in modo fisico, perché la nostra essenza è spirituale. Non abbiamo scelta se non seguire noi stesse. Questo è il mio consiglio.>>
<< Riassunto in due righe sarebbe? >>
<< Scopri chi sei e segui te stessa, fino in fondo, senza esitazioni. >>
Rimasi in silenzio a riflettere. Afferrai il ciondolo e alzai gli occhi per guardarla, lei era in piedi davanti a me e mi tendeva la mano.
L'afferrai senza pensarci e una luce azzurra si sprigionò dal ciondolo avvolgendomi. Chiusi gli occhi e per un istante pensai che mi stavo dissolvendo, poi sentii la terra sotto i miei piedi e il canto degli uccellini. Aprii gli occhi trovandomi davanti a un prato sconfinato pieno di fiori gialli, mi guardai intorno e vidi solo una ragazza che non conoscevo.
Terapia d'urto: nell'immobilità ti scagliano in una situazione così da farti riprendere, o almeno speravo che l'idea fosse quella perché se no ero nei guai: non sapevo né dove ero né come ci ero finita.
MAI FIDARSI DELLE SIRENE.
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||•Mermaid Vampire•||♡Lorenzo Ostuni♡
Fiksi PenggemarRioko è un adolcescente molto particolare, prima di tutto perchè non è affatto un adolescente, poi perchè ha il piccolo difetto di diventare una sirena per sconfiggere il male che si cela sotto gli abissi. ma si innamorerà di un ragazzo che va a scu...