XXXVII - Metal detective

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Mentre salgono sul camion, Onzi si ricorda di un posto in cui forse ha visto del piombo, senza contare i rifiuti tossici presenti a sottomarina. Di tornare a Padova a mani vuote non se ne parla, quindi la decisione più logica è quella di proseguire. "Verso la Macedonia?" domanda Vincent, senza nemmeno sapere cosa fosse la Macedonia. "No, io preferisco il frullato" commenta Franz, non lasciando dubbi sul perché fa il muratore. Al confine con la Serbia, il controllo consiste in una fucilata sulla tempia. Devono inventare un modo per scamparla. Si fermano poco prima del confine, lontani dal raggio visivo delle guardie serbe. Guardano la scatola contenente le granate. No, troppo banale come soluzione: se l'aspettano. 3 ore dopo, gli viene l'idea: entrare a tavoletta nel territorio investendo le guardie. Forse però le guardie si accorgeranno di tutto ciò molto prima, perciò non va bene. Decidono quindi di caricare Vincent nel rimorchio, con una scorta di mattoni. Al confine c'è una specie di rete. Poca roba, la sfondano. Prima che le guardie salgano sulla macchina loro fanno in tempo ad essere molto lontani. Siccome il tir è lento, ci mettono poco a raggiungerli, seppur con un'utilitaria usata. Quando sono vicini, con un comando i due davanti aprono le porte del rimorchio, dove all'interno Vincent aveva costruito una copertura di mattoni con tanto di malta. Loro gli sparano addosso con l'AK-47, ma i mattoni non cedono. Ce lo insegna la favola dei 3 porcellini. E poi è stato costruito da Vincent, mica da un ignorante... in materia dei muri, intendo. Prima o poi finiranno il caricatore quelle merde, pensò tra lui e lui. Si guarda in giro, cercando qualcosa per fare la bua a quei luridi. Vicino c'è la sua cassa di banane alla cocaina. Mmh... no, non va bene, anche perché servono. Si gira dall'altra parte: ci sono delle granate. Ma chi se ne frega, quelle non vanno usate per difendersi da chi ti spara, quelle vanno tirate al posto delle uova nelle case dei prof che ti mettono 4 oppure vanno usate a capodanno ad altezza uomo. Più avanti nota dei pezzi di ferro che hanno raccolto dalla fabbrica abbandonata. Non sa cosa fare. Siccome quand'era in Nigeria assumeva parecchio, ogni tanto ha ancora qualche allucinazione. Sulle sue spalle appaiono un angioletto ed un diavoletto come nei cartoni, il diavoletto rigorosamente sulla spalla sinistra perché è quella del diavolo, infatti questo racconto è stato scritto da un mancino. L'angioletto gli consiglia di usare le granate – forse qualcosa non va in quell' "angioletto", anche se è vero che non poteva suggerire di andare a parlargli – mentre il diavoletto gli suggerisce di prendere il basso elettrico più vicino, di salire in piedi sul muro di mattoni e di improvvisare un pezzo heavy metal. Inutile dire che qualcosa non va nella testa di quest'uomo, del resto l'ha avuta lui l'idea di infilare la cocaina dentro alle banane come Banderas infila il cioccolato dentro ai cornetti, e vi garantisco che la confettura si sente anche all'estremità delle banane. Stava per lanciare un mattone, poi però succede un fatto inaspettato: in Serbia sono quasi peggio che in Italia per quanto riguarda la sicurezza, per cui i freni dell'utilitaria prendono fuoco di colpo, straziati dal caldo violento dell'asfalto d'estate piena. Seminata la ferrea sicurezza del confine serbo, a quanto pare non a prova di camion pesante con 3 muratori dentro, sorge un altro problema: lo stramaledettissimo piombo. Nessuno ha voglia di inoltrarsi nei campi minati, né di mettersi nei casini con il mercato nero della mafia russa: Onzi, soprattutto, non vuole barattare i suoi organi ora che ha una ragazza. E allora? Dove si va? "Ora che ci penso, in Austria li vendono ancora i metalli pesanti" Si ricorda Franz. Potete immaginare il carico immenso di bestemmie che segue il suo consiglio.  

De Mattonibus Vol. 1 (anzi, I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora