Chapter 2

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Alex's pov.
Mi risveglia al cimitero, dovevo aver pianto fino allo sfinimento per poi crollare. Era buio e per fortuna questo cimitero era sempre aperto.
Mi alzai a andai al cancello. Faceva freddo e avevo addosso solo una felpa per coprirmi, avevo lasciato la giacca a scuola probabilmente. Camminai nelle strade fredde e solitarie con la sensazione di essere seguito, ma ogni volta che mi giravo non vedevo niente e nessuno. Stavo impazzendo ne ero certo. Mi sembrava fosse passata un infinità, prima di vedere casa mia. E le luci del salone erano accese. I miei erano a casa. Cercai di sgattaiolare all'interno senza farmi sentire, fallendo miseramente. Chiusa la porta di casa trovai mio padre ad aspettarmi.
"Alexander" un unica parola a far capire che probabilmente aveva bevuto talmente tanto, da avere più alcol che acqua in corpo. Sospirai rassegnato e abbassai la testa.
"Mi dispiace di aver fatto tardi..." "Non mi interessano le tue scuse. Dove sei stato?" tuonò lui.
"Al cimitero" dissi semplicemente non osando alzare la testa.
"Oh al cimitero. Buffo che tu abbia il fegato di andare li sapendo che ciò che è successo è solo colpa tua" disse con una risata ironica. "E quell'occhio nero? È colpa dei bulli a scuola? Beh te lo meriti! E ora levati dalla mia vista mi fai schifo" disse senza lasciarmi la possibilità di rispondere. Alzai la testa notando che mia madre era sullo stipite della porta della cucina e mi guardava con odio e disprezzo. Ricacciati indietro le lacrime e corsi di sopra senza dire un altra parola, ero stato fortunata a scamparmela con una sfuriata. Mi chiusi a chiave come tutti le volte che loro erano in casa e buttai lo zaino sul letto. Fu una questione si secondi che mi lasciai scivolare contro la porta, portando le ginocchia al petto e misi le mani tra i capelli tirandoli. Ero stufo, a sedici anni ero stufo di qualunque cosa. Mi trascinai fino al letto e mi ci buttai sopra seppellendo la testa nel cuscino e cadendo tra le braccia di Morfeo qualche secondo dopo.

Mi svegliai il mattino dopo nella stessa posizione e con i vestiti del giorno prima ancora addosso. Non avevo assolutamente la forza di alzarmi per andare a scuolsa ma dovevo farlo per forza, già i miei voti erano pessimi, non potevo rischiare di mancare troppe volte e fare chiamare a casa. Con un po di fortuna non avrei incontrato nemmeno Jack, perché c'era la partita di football e lui faceva parte della squadra. Così controvoglia mi alzai e iniziai la routine di tutti i giorni. Finito di prepararmi scesi di sotto e mi fermai davanti alla porta della cucina. Quanto tempo era che non facevo un pasto che non comlrendesee una semplice mela? Cinque giorni? Una settimana? Non era importante non avrei mangiato comunque nonostante la fame. Mi diressi verso la porta e uscì dirigendosi velocemente alla fermata dell'autobus. Era pieno di ragazzi e la cosa mi metteva al quanto a disagio. Aspettai il pullman isolato in me stesso e con i green day ad altro volume nelle mie cuffie. Sentivo gli sguardi della gente addosso ma ci ero abituato e non ci davo più peso.
Il pullman arrivò dopo una decina di minuti e si accalcarono tutti per salire e avere i posti in fondo per fare casino. Ridicolo. Io come al solito salì per ultimo e mi addetti nei primi posti.
"Hey Alex!" mi salutò l'autista.
"Ciao" risposi tirando un sorriso.
"Quell'occhio nero?" mi chiese.
"Oh niente, una semplice rissa cose da liceali credo" risposi velocemente ma dallo scuardo che mi diede capì che non se l'era bevuta.
"Okay non ti chiedo altro ho capito" mi guardò con compassione, anche se non gli avevo mai detto nulla dei bulli credo sia evidente. Il resto del tragitto a scuola fu silenzioso se nonnsi contano i ragazzi al fondo del pullman con le casse e della musica che non può essere definita tale. Arrivati a scuola mi affrettai a scendere velocemente e dirigermi il più in fretta possibile verso l'aula di musica. Amavo quella materia, la musica era l'unica cosa che mi desse un po di speranza. Entrai in classe dove c'era già l'insegnate che appena mi vide mi sorrise sinceramente. La signorina Pope era l'unica a cui importava davvero di me, era un po come la madre che ho sempre desiderato per me.
"Buongiorno Alex"
"Buongiorno prof" risposi posando la mia roba in un angolo della stanza e dirigendosi subito verso la mia amata chitarra. Questa chitarra acustica era la cosa a cui tenevo più al mondo, fu l'ultima cosa che mi regalò Tom. Decisi di lasciarla a scuola per non rischiare di distruggerla, se dovessi portarla con me ogni volta conni bulli finirebbe male, e a casa non parliamone mio padre l'avrebbe già fatta a pezzi probabilmente. Quindi si ho fatto la scelta migliore almeno è al sicuro. La presi e inizia ad accordarla.
"Alex la professoressa di matematica mi ha riferito cosa è successo ieri, e gli altri insegnati mi hanno detto che non ti sei presentato a nessuna delle loro lezioni. E quell'occhio nero... È successo di nuovo non è vero?" mi chiese realmente preoccupata.
"Si" risposi semplicemente. Lei era l'unica a sapere dei bulli e della mia situazione a casa, sapeva anche dei tagli e del mio problema con il cibo, ma le avevo fatto promettere che non avrebbe detto niente a nessuno per nessun motivo. Non volevo avere altri problemi di nessun genere.
"Alex io so che non vuoi, ma se ci rivolgessimo a un assistente sociale potremmo migliora-"
"No! Assolutamente no! Non dirò niente a nessuno e lei nemmeno. Ho già abbastanza problemi non ne voglio altri. Voglio che le cose restino così come sono" le risposi senza darle la possibilità di finire la frase.
"Alex non avresti problemi anzi non avresti più problemi a casa e con la scuola si può aggiustare anche questo" disse dolcemente. "No non voglio. Se intervenissero gli assistenti sociali mi porterebbero in una di quelle case famiglia dove ci stanno i delinquenti che non hanno niente a che fare con me. Davvero prof non voglio che le cose cambino" dissi già tufo di quella conversazione. Sapevo che lei stava provando ad aiutarmi ma non ne avevo bisogno.
"Okay" disse sconfitta, intanto era suonata la campanella e iniziavano ad arrivare anche gli altri studenti. Ritornai sulla mia chitarra, andai in una delle sale insonorizzate e inizia a suonare un pezzo che avevo scritto io.

Make it a sweet, sweet goodbye
It could be for the last time and it's not right
"Don't let yourself get in cover you head" he said

Mentre cantavo sentivo le lacrime salirmi agli occhi lasciando la mia mente formulare quei dolorosi ricordi. Continuai a suonare fino alla fine della canzone per poi suonarne altre, per lo più cover. Non mi ero accorto di essere osservato fino a quando non sentì qualcuno applaudire. Alzai di scatto la testa non credendo ai miei occhi.
"Sei migliorato alla chitarra da l'ultima volta" mi disse Jack. Cosa ci faceva lui qui? La campanella suonò e mi affrettati a prendere le mie cose e lasciare la stanza ma lui si parò davanti alla porta impedendomi di uscire. "Cosa vuoi Jack?" chiesi guardandolo finalmente negli occhi. Lui rise e rispose. "Volevo suonare la mia chitarra ma l'aula era già occupata e ho deciso di ascoltarti" ero confuso tutta la situazione.
"Ma io ora dovrei andare a lezione" dissi cercando di passare ugualmente, ma senti le sue mani sulla mia vita. "Oh andiamo Alex sappiamo entrambi che non andrai a lezione" mi disse avvicinandosi un po troppo per i miei gusti. Iniziai a tremare e raccolsi le forze per spingerlo lontano da me e corsi dall'aula. Cosa diavolo era appena successo?

✖✖✖ hey persone! Volevo aggiornare ieri ma ops aggiorno oggi accontentatevi. Comunque non ho molto da dire su sto capitolo, è un po confusionale per voi però non preoccupatevi capirete nei prossimi capitoli. Intanto continuate a leggere, votare e commentare se vi va. Ci vediamo al prossimo capitolo! Bye

Get Down On Your Knees And Tell Me You Love Me (Jalex)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora