Alex's pov.
"Quindi? Ti va di dirmi cosa è successo?" ci pensai un attimo. Mi girai verso Jack cercando il suo sguardo. Forse ero paranoico ma avevo paura che mi stesse prendendo in giro, che fosse solo una qualche scommessa con la squadra. Però non trovai nulla di tutto ciò, il suo sguardo era sincero, sembrava che ci tenesse davvero. Distolsi lo sguardo e lo Abbassai sulle mie mani adagiate sul mio grembo. Valutai l'opzione di dirgli tutto, ma se lo avesse detto a qualcuno?
Non potevo rischiare. Sentì una mano posarsi sulle mie, e due dita sotto al mio mento. Mi alzò la testa e mi guardò negli occhi.
"Alex qualunque cosa sia puoi dirmela, ti puoi fidare di me. Lo so che dopo tutto quello che ti ho fatto sempro solo un ipocrita, Lex, davvero voglio aiutarti ma devi essere tu a permettermelo" mi disse senza staccare una volta lo sguardo dal mio. Sospirai e decisi che se gli avessi raccontato la verità magari avrebbe potuto aiutarmi davvero, e magari misarei tolto un peso.
"Okay" dissi riabbassando lo sguardo.
"Dopo che Tom... Beh lo sai, è cambiato tutto. Oltre a te, Tom e i miei genitori non avevo nessuno. Tu avevi iniziato a picchiarmi e a darmi la colpa del suicidio di Tom, i miei genitori hanno iniziato a coprirsi di lavoro, non erano mai a casa. Iniziarono anche a bere e le sere che tornavano a casa iniziavano a urlarmi, e a dirmi che non ero e non sarò mai abbastanza. Una sera di due anni fa, mio padre era più ubriaco del solito eh... Lui" non riuscì a finire la frase, avevo gli occhi velati di lacrime e ricordare quella sera faceva male. Le braccia di Jack mi strinsero a se mentre mi sussurrava di fare respiri profondi.
"Se non te la senti non continuare" mi disse.
"N-no voglio, tanto prima o poi qualcuno dovrà pur saperlo" dissi tenendo lo sguardo fisso su un punto impreciso.
"Okay" disse sorridendomi lievemente e lasciandomi un bacio sulla tempia. Presi un respiro profondo e continuai.
"Quella sera iniziò a urlarmi insulti come sempre, ma quella sera si spinse oltre ai semplici insulti e commenti pieni d'odio. Mi picchio fino a farmi svenire sul pavimento di camera mia, e quando mi svegliai mi trovavo fuori dalla porta di casa. Mi trovavo nel parco, probabilmente mio padre sperava che morissi al freddo dato che era inverno, e forse sarebbe stato meglio" mi fermati, non sapevo come dirgli il resto ma lui aveva comunque capito che c'era altro da come mi guardava.
"Perche 'sarebbe stato meglio'? Che è successo la fuori Alex?" il suo tono era preoccupato.
"Io... Non so come dirlo, mi odieresti dopo ne sono sicuro" dico abbassando un altra volta la testa.
"No Alex, qualunque cosa sia successa non ti odierei mai chiaro?" non dissi nulla, continuavo solo a evitare il suo sguardo.
"Alex, hey" mi costrinse a guardarlo.
"Piccolo non ti odierei mai okay?" Poggiai la testa sulla sua spalla e alcune lacrime scesero dai miei occhi. Portò una mano tra i miei capelli, e l'altra sulla vita. Presi un altro sospiro tremante e ricominciai.
"Ti ricordi quando a undici anni un uomo mi aggredì e io finì in ospedale?" gli chiesi senza muovermi da com'ero.
"Si mi ricordo" disse.
"Quella notte a trovarmi fu la stessa persona"*Flashback*
Ero accovacciato ai piedi di un albero a piangere, chiedendosi perche la vita mi odiasse tanto, quando sentì dei passi. Chi diavolo poteva farsi una passeggiata a quell'ora? Mi schiacciai il più possibile contro il tronco, sperando che chiunque fosse non mi notasse. Ma come al solito la mia fortuna è sempre dalla mia parte.
"Ma guarda un po chi c'è! Come mai fuori a quest'ora piccolo?" probabilmente era fatto di qualcosa.
'I-o niente l-lasciami stare" avevo riconosciuto quell'uomo, era lo stesso che mi mandò in ospedale un paio di anni prima. Era ubriaco e mi aveva scambiato per un suo amico con cui aveva litigato, così aveva spiegato in caserma. Iniziai a tremare al ricordo, quella volta mi aveva salvato Tom. Ma quella volta ero solo.
"Dai vieni con me" mi disse con un tono sadico, e il suo sorrisetto non era per niente rassicurante.
"No lasciami" dissi cercando di sfuggirgli e scappare, inutilmente. Ormai mi aveva preso ed era decisamente più forte di me.
"Non voglio lasciami!" cecai di urlare ma era tardi e il parco era isolato, non avevo via di scampo. Mi trascinò alla sua auto, mi buttò sui sedili posteriori ed entrò dopo di me chiudendo dall'interno in modo che non potessi scappare. Mi schiacciai contro la lotteria il più lontano possibile da lui, battendo sui vetri in caso fosse passato qualcuno. L'uomo mi prese i polsi e mi obbligò a sdraiarmi sui sedili, salendomi a cavalcioni per bloccarmi. Cercai di liberarmi in tutti i modi ma non c'era verso, sapevo cosa stava per succedere e non potevo fare niente.
"E stai fermo porca puttana tanto non hai scelta" mi prese i polsi e me li bloccò sopra la testa. Portò il braccio libero in mezzo ai nostri corpi e inizio a sbottonarmi i jeans abbassandoli insieme ai miei boxer, e fece lo stesso con i suoi. Chiusi gli occhi cercando di estraniarmi da quello che successe dopo, reprimendo anche delle lacrime. Dopo circa venti minuti che sembravano ore, uscì dal mio corpo e rivestì entrambi. Usci dalla macchina tirandomi fuori e abbandonando il mio corpo usato e senza forze sul marciapiede, risalì in auto e andò via. Non avevo la forza di alzarmi o fare altro, stavo li fermo come mi aveva lasciato pensando che quel bastardo aveva approfittato di me e mi aveva postato via anche quell'ultima cosa che mi era rimasta, mi aveva tolto la mia verginità a quattordici anni. Le lacrime iniziarono a lasciare i miei occhi mentre per devo i sensi.
*fine flashback*"La mattina mi svegliai in ospedale con mio padre che mi guardava con odio, e quando mi lasciarono tornare a casa le cose erano solo peggio, mio padre mi urlò quanto ero inutile e che sarei dovuto morire per strada. Le cose sono solo peggiorate da quel giorno" fini di raccontare. Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia, e non avevo nemmeno più la forza di piangere, però mi sentivo libero da un peso che mi portavo dietro da troppo tempo. Jack non diceva nulla, probabilmente provava disgusto nonostante ciò che avesse detto prima.
Portò le sue braccia attorno a me e poggo la sua testa sulla mia spalla, e sentì il tessuto della maglia inumidirsi al che mi tirai indietro e gli alzai il viso per vedere che stava piangendo. Sgranai gli occhi quando mi avvolse di nuovo in ubbraccio, che ricambiai subito mettendo la testa tra i suoi capelli.
"Non avrei mai dovuto allontanarti e trattarti come ho fatto, mi dispiace tantissimo Lex"
"Non è colpa tua, e non importa più ormai. Solo promettimi che non mi lascerai più" dissi l'ultima frase con un po di paura.
Alzò la testa dalla mia spalla, alzando anche il mio viso per fronteggiarlo.
"Alex ti giuro che non ti lascio più, per nessuna ragione" sorrise lievemente abbassandosi e baciandami. Ricambiai il bacio e spostai le braccia attorno al suo collo per avvicinarmi di più a lui. Quando ci staccammo ci guardammo negli occhi in silenzio per un po quando una domanda iniziò a farsi strada nella mia testa.
"Jack cosa siamo noi?" chiesi.
Lui sorrise baciandami velocemente.
"Alexander Willian Gaskarth, ti va di essere il mio ragazzo?" chiese sorridendo strofinando il suo naso contro il mio. Non riuscì a trattenere le lacrime che lui prontamente mi asciugò.
"Sei serio?" chiesi guardandolo in quelle bellissime pozze nere che aveva al posto degli occhi.
"Certo che sono serio" mi rassicurò.
"Allora cosa rispondi?" mi chiese allontanando poco la testa.
"Dico si, voglio essere il tuo ragazzo". Detto questo mi sporsi verso di lui e lo baciai.✖✖✖ non odiatemi, mi odio abbastanza da sola per quello che sto facendo ad Alex, però hey! Li ho fatti mettere assieme u.u non ho niente da dire in realtà a parte che non ho voglia di rileggere quindi se ci sono errori pazienza :) commentate voi, bye!
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Get Down On Your Knees And Tell Me You Love Me (Jalex)
FanficAlex e la sua famiglia si trasferiscono a Baltimora, dove lui e Jack diventeranno migliori amici. Ma dopo il suicidio del fratello, ci sarà sofferenza per Alex. È la mia prima Jalex, spero vi piaccia