Chapter 12

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Jacks pov.
Ero scioccato alla vista di tutti quei lividi e tagli che fino al giorno prima non c'erano. Nessuno dei bulli che giravano intorno ad Alex era in giro quel giorno per via della partita. Prima di andare a casa la sera prima, aveva detto che doveva tornare immediatamente a casa e aveva a dir poco uno sguardo preoccupato. Iniziai a pensare che centrassro i suoi genitori.... Nah i Gaskarth erano brave persone non avrebbero mai una cosa simile a loro figlio. Giusto? Si ne ero certo.
Alex continuava a stare in silenzio con la testa bassa. Nuove lacrime gli stavano rigando le guance.
"Alex, per favore dimmi cosa è successo, chi è stato?" richiesti con tono sempre meno paziente.
Scosse la testa in segno di negazione.
"Non è successo niente, lasciami stare Jack non è un problema tuo" disse alzando gli occhi.
"Si che è un problema mio Alex..." non mi fece finire la frase.
"E da quando lo sarebbe? Per quale motivo dopo quattro anni passati a rendermi la vita un inferno, di punto in bianco vuoi aiutarmi? Laciami stare non sarò oggetto di divertimento per te, e di certo non voglio al tua compassione" disse alzandosi e corse via, lasciandomi li. Ero spiazzato. Dovevo aspettarmi che pensasse ci fosse altro sotto. Dovevo fargli capire che la mia non era pena o compassione, io ci tenevo davvero a lui e non volevo che gli succedesse niente di male. Il problema era che non sapevo come fare.

Alex's pov.
Avevo deciso la strada più semplice, avevo deciso di non dirgli la verità. Non volevo rispondergli in quel modo ma dovevo andarmene da li. Mi sentivo terribilmente in colpa, ma non potevo tornare indietro. Il danno era fatto. Uscì da scuola, non volevo affrontare nessun'altro. I miei erano già partiti quindi avevo via libera. Stavo tagliando troppe ore, probabilmente la scuola avrebbe chiamato a casa ma sinceramente non mi interessava. Entrai in casa e chiusi la porta, feci un breve giro della casa per essere sicuro che non ci fosse nessuno. Tutto perfetto, via libera. Mi buttai sul mio letto e guardai il soffitto non pensando a niente in particolare. Stavo semplicemente li. Lo facevo spesso quando ero solo. Dopo un po il mio stomaco si fece sentire, stavo morendo di fame era quasi una settimana che non toccavo cibo. Decisi di provare a mangiare qualcosa. Andai in cucina e aprì il mobile. Non c'era niente di sano da mangiare, solo merendine e altri tipi di cibo spazzatura. Optai per un pacco di patatine. Lo presi e mi andai a sedere sul divano iniziando a mangiare. Avevo talmente tanta fame che mi stavo ingozzando, ma quando riacquistai un po di lucidità mi fermai. Mi sentivo strano, lo stomaco mi si stava stringendo. Ero pieno, avevo mangiato decisamente più di quello che il mio stomaco poteva sopportare. Probabilmente col mio disordine alimentare che andava avanti da quasi quattro anni si era ristretto, mi ero informato e avevo scoperto che era possibile. Mi sentì male e corsi immediatamente in bagno, mi misi davanti allo specchio. Mi spogliai lasciando solamente i boxer. Quello che vidi mi disgustava al quanto. Il mio corpo era coperto di lividi, tagli e cicatrici. Ero pelle e ossa, ma ancora non mi bastava, non mi sentivo a mio agio, volevo diventare più magro di così. Mi guardai in volto. Ero un disastro, i capelli erano un casino e andavano in tutte le direzioni, avevo un taglio sullo zigomo e uno sul labbro inferiore. Il mio colorito era pallido. Sotto agli occhi avevo due spesse occhiaie, i miei occhi erano spenti, non c'era più vita o allegria. Erano solo due buchi neri pieni di sofferenza. Ero a dir poco uno schifo. Posai di nuovo lo sguardo sul mio stomaco. Mi ricordai di quello che avevo mangiato, e mi si formò un nodo alla gola. Mi sedetti davanti al water e mi portai due dita in gola, rigettando tutto il cibo. Non potevo con permettermi di mangiare e ingrassare, il mio obbiettivo era l'opposto. Quando avevo finito tirai l'acqua e tirai giù la tavoletta, mi buttai contro il muretto della vasca e mi accovacciai, nascondendo la testa tra le braccia, e piansi. Ultimamente i miei erano tutti pianti disperati, di sfogo. Avevo anche allontanato l'unica persona che avrebbe potuto aiutarmi. Mi sentì ancora peggio ripensando a quello che avevo detto a Jack. Mi rialzai a fatica e mi rivestì, tornai in camera e presi il telefono.
Cercai il contatto di Jack e decisi di mandargli un messaggio.
'Mi dispiace per oggi' non sapevo che altro dire quindi gli mandai solo quello, sperando che non ce l'avesse troppo con me.

Jack's pov.
Dopo quell'episodio Alex era uscito da scuola.
Ero in ansia, non volevo gli succedesse nulla di male. A pranzo avevo raccontato a Zack e Rian l'accaduto, e mi avevano consigliato di andare da lui a vedere come stava. Avevo intenzione di seguire il consiglio, ero troppo preoccupato. Quella mattina era disperato, non lo avevo mai visto in quel modo, era come se stesse cercando aiuto in silenzio. Il problema era che non potevo aiutarlo senza sapere qual'era il problema.
Era l'ultima ora e il prof era stato convocato nell'ufficio del direttore scolastico, e ovviamente la classe era un casino. Io ero in disparte, tirai fuori io cellulare quando mi arrivò un messaggio, era Alex che si scusava per il suo comportamento. Proprio lui che sarebbe stato l'ultimo a doversi scusare.
'Non preoccuparti, dovrebbe esserevio a scusarmi. Stai meglio? xx' gli inviai.
Non ci mise molto a rispondere.
'Diciamo. Ma tu non sei in classe?'
'Si ma il prof è uscito. Ti va se sta dopo passo da te? Non voglio sembrare pesante o altro è solo che ho bisogno di parlarti' speravo in una risposta positiva.
'Okay ci vediamo dopo se ti ricordi dove abito :)' sorrisi alla sua risposta.
"Certo che si. A più tardi!" e misi via il telefono perché il prof era rientrato a fare lezione.

Mi trovavo davanti alla porta di casa di Alex, indeciso se bussare o meno. Non volevo davvero essere invadente e non volevo che si trovasse costretto avermi intorno. Mi feci coraggio e suonati il campanello. Presi un respiro e poco dopo la ta si aprì, rivelando un Alex dall'aria decisamente stanca. Aveva gli stessi vestiti di quella mattina ma aveva aggiunto una felpa decisamente troppo grande per lui, i capelli erano un disastro, e le occhieie ancora più marcate. Nonostante questo era comunque l'essere più bello dell'universo ai miei occhi.
"Hey entra" mi disse sfoggiando un piccolo sorriso.
"Hey" gli sorrisi di rimando, entrai e lo strinsi tra le mie braccia. Non c'era una ragione precisa semplicemente mi andava. Ricambiò la stretta portando le sue braccia attorno al mio collo.
"Mi dispiace davvero per questa mattina, non volevo rispondenti in quel modo" disse e sembrava sinceramente pentito, anche se non aveva motivo di esserlo.
"No scusami tu, non dovrei essere così invadente con te, è solo che non possdovrea gudare mentre cadi a pezzi" dico allontanandolo per guardarlo negli occristretto, miedire a qualcosa di già rotto, di rompersi".
"Allora lascia che ti rimetta insieme" erano parole sincere le mie, volevo davvero che mi permettesse di rimettere insieme i suoi pezzi distrutti. Vidi uno spiraglio di speranza nei suoi occhi, mentre un sorriso gli illuminò il volto. Misi una mano sulla sua guancia e avvicinati il suo viso al mio. Poggiai le mie labbra sulle sue e il resto del mondo scomparve. 'Ce la faremo Alex te lo prometto'

✖✖✖ okay rieccomi! Allora venerdì ho visto i 5sos e dico che è stato il giorno più bello di tutta la mia vita. Scriverò una storia dove racconterò tutta la mia esperienza del concerto se vi andrà di leggerla, tanto vi avvertirò quando la pubblicherò. E niente detto questo, ora tornerò a scrivere i capitoli normalmente :)

Get Down On Your Knees And Tell Me You Love Me (Jalex)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora