Capther 16

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Alex's pov.
Quando ripresi coscienza rimasi steso a terra senza muovermi, sentivo ancora le voci dei miei genitori nell'altra stanza, non volevo essere attaccato di nuovo quindi finsi semplicemente di essere ancora svenuto.
"Guardalo, mi viene il disgusto a doverlo chiamare figlio" sentì i passi di mio padre avvicinarsi al mio corpo.
"Tra due anni avrà diciotto anni e lo possiamo lasciare qua, lo so anche io che è una delusione ma purtroppo è ancora minorenne se lo lasciamo per strada finiamo nei guai. Abbi pazienza un altro paio di anni Peter" lo rassicurò mia madre. Quindi avevano già in programma di buttarmi in mezzo a una strada e andarsene?
"Lo so ma proprio non riesco a sopportarlo. Per colpa sua questa famiglia è andata a pezzi, abbiamo perso Tom, noi non possiamo vivere la vita che vogliamo per colpa sua. È solo un peso come può non accorgersene? Si comporta come se lui fosse l'unico a soffrire per la morte di Tom, quando è tutta colpa sua" la voce di mio padre stava diventando infuriata, avevo paura ma cercai di frenare il mio tremore prima che mi notasse.
"Meglio se andiamo adesso, se gli rechi danni fisici gravi lo dobbiamo portare in ospedale e dovremmo spiegare la situazione" disse mia madre cercando di convincerlo.
"Si andiamo così non vedo questo inutile spreco d'aria".
Si allontanarono e sentì la porta sbattere.
Aprì gli occhi ripensando alle parole di mio padre. Quelle parole facevano più male di tutto il resto, erano come lame infilate nel mio petto. Mi si offuscò la vista per colpa delle lacrime che tentavo disperatamente di trattenere. L'unica cosa che risuonava nella mia testa erano le parole di mio padre. Aveva ragione era tutta mia la colpa, avevo distrutto la mia famiglia, se fossi sparito avrei risolto i loro problemi.
Mo alzai a fatica da pavimento, trattenendo il respiro per via del troppo dolore, e con altrettanta fatica camminai verso le scale e mi appogiai a peso morto sul corrimano, ogni passo era un agonia, avevo dolori ovunque ed ero sicuro che alcuni dei vecchi tagli si erano riaperti. Raggiunsi il piano superiore e appoggandomi al muro e mi trascinai fino al bagno, entrai e mi chiusi la porta alle spalle. Mi tolsi la felpa per vedere nuovi tagli ancora sanguinanti e lividi formarsi sulla mia pelle, avrei fatto invidia a un dalmata probabilmente. Alzai lo sguardo sul mio viso, avevo un paio di taglio sul labbro inferiore e uno sul sopracciglio, a giudicare dalla scia secca e rossa sotto al naso, dedussi che avevo preso del sangue anche da li. Sullo zigomo iniziava a scurirsi un livido enorme, sarebbe stato impossibile da nascondere. Altre lacrime mi riempirono gli occhi ma questa volta non le fermai, ero semplicemente disgustato dalla vista. Nei miei occhi non vedevo altro che dolore e voglia di sparire per sempre. Senza pensarci mi diressi verso la cabinetta sopra al lavandino e presi il rasoio, che nemmeno due minuti dopo era smontato e la lama stretta tra le mie dita mi fece sorridere. Guardai il mio polso già coperto di cicatrici e tagli di qualche giorno. La mia mente andò a Jack, gli avevo promesso che lo avrei chiamato, ma se fosse venuto qua mi avrebbe fermato, e le mie intenzioni erano ben chaare nella mia mente. Però non potevo lasciarlo così dopo tutto quello che aveva fatto per me. Tirai fuori il cellulare dalla tasca e aprì il suo contatto.

A Jay: mi dispiace.

Non sapevo che altro scrivere così gli inviai quello. Posai il cellulare e riconcentrai la mia attenzione al gesto che stavo per compiere. Se lo avessi fatto nessuno più avrebbe avuto problemi. I miei genitori potevano andare dove volevano, Kellin e gli altri non sarebbero più finiti nei guai a scuola, e Jack sarebbe potuto tornare alla sua vita, senza doversi più preoccupare di me. Si era tutto positivo, nulla poteva andare storto. Sorrisi tra le lacrime e abbassai la testa sul mio polso facendo alcuni tagli profondi, ma non abbastanza, ma stavo comunque perdendo molto sangue. Iniziai a sentire le vertigini, strizzai gli occhi e li riaprì. Posizionai un altra volta la lametta sul braccio, ma sta volta in verticale, e feci pressione trascinando la lama lungo tutto il polso, facendo una smorfia di dolore e richiudendo gli occhi. Quel taglio era decisamente il più profondo di tutti, il sangue ormai usciva a fiotti, il mio braccio era completamente rosso, e il sangue stava iniziando a riversarsi sul pavimento. Mi era sempre più difficile tenere gli occhi aperti, mi sentivo leggero. Pensai che dopo sarebbe finito tutto, sarebbe andato tutto bene. Mi distesi su un fianco sul pavimento freddo, non riuscendo più a sostenermi, lasciando il braccio continuare a perdere sangue. Mi sentivo sempre più debole, chiusi gli occhi e sorrisi, poi più nulla.

Jack's pov.
Sapevo che qualcosa non andava, me lo sentivo. Dopo quel messaggio di Alex ne ebbi la conferma. Erano passate più o meno quattro ore da quando lo avevo lasciato camminare verso casa sua, e non si era fatto sentire. Preso dal panico avevo spiegato la sua situazione ai miei genitori che erano stati più che disponibili ad aiutare.

Mi dispiace.

Ero letteralmente corso fuori di casa, entrai in auto e corsi fino alla casa dei Gaskarth, con i peggiori scenari in mente.
Parcheggiai nel vialetto vuoto, i suoi non erano in casa. Andai alla porta d'entrata e suonai più volte.
"Alex apri per favore" quasi urlai in panico. Dopo alcuni momenti nessuno apriva, decisi di andare sul retro e entrare dalla cucina, che per fortuna era aperta. Mi precipitai nella casa, all'entrata c'era lo zaino di Alex buttato malamente. Lo chiamai non ottenendo risposta, salì le scale e andai in camera sua, senza trovarlo. Passai davanti alla porta del bagno, il quale era chiusa. Dallo spiraglio sotto la porta filtrava della luce. Senza pensarci spalancai la porta ed entrai nel bagno. La scena che avevo sotto gli occhi era la peggiore che avessi mai visto. Alex era steso su un fianco, sul pavimento, con gli occhi chiusi e il braccio steso sul pavimento, in una pizza di sangue. Andai nel mobiletto cercando delle bende per bloccare il flusso. Non potevo portarlo in ospedale, lui non avrebbe voluto e poi avrebbe dovuto spiegare troppe cose, ed era abbastanza fragile così. Trovai quello che mi serviva e mi inginocchiai di fianco ad Alex. Con mani tremanti presi il suo braccio e tamponai via il sangue, misi le bende e le legai strette per fermare il sangue. Finita l'opera notai il resto del suo corpo, era coperto di lividi e tagli decisamente troppo freschi. Il suo viso era altrettanto distrutto. Tornai a guardare il suo corpo e notai che le sue costole erano fin troppo sporgenti.
Ricacciai indietro le lacrime e presi il suo corpo stringendolo al mio petto.
"Oh Alex, ti prometto che non ti metterà più un solo dito addosso piccolo mio" dissi al fragile ragazzo tra le mia braccia. Cercai con lo sguardo i suoi vestiti, per trovarli sporchi di sangue di fianco a dove poco prima giaceva il suo corpo. Mi tolsi la felpa e la misi addosso a lui, per poi mettergli un braccio dietro la schiena, e l'altro sotto le ginocchia per sollevarlo. Una cosa era sicura, non lo avrei lasciato in questa casa coi suoi genitori, anche se avevo dubbi a definirli tali. Scesi le scale e uscì dalla casa, aprì la portiera del passeggero e adagiai Alex sul sedile, andai a sedermi al posto del guidatore e mi diressi verso casa mia. I suoi genitori non avrebbero mai scoperto che ero stato io a portare via loro figlio da quell'inferno. Nemmeno cinque minuti dopo eravamo a casa mia. Ripresi Alex tra le mie braccia e lo portai in casa. I miei non c'erano, sapevano dove stavo andando e forse avevano deciso di darci un po di spazio, per fortuna. Adagiai Alex sul mio letto e andai in bagno a prendere l'occorrente. Mia madre era infermiera quindi queste cose le sapevo fare, tornai in camera con flaconcino di disinfettante, batuffoli di cotone e garze. Gli tolsi la mia felpa e i suoi jeans, per poi iniziare a disinfettare tutti i tagli e bendarli. Presi una bacinella d'acqua e ci immersi un panno, lo strizzai e lo passai sulla parte critica, aveva diversi tagli sul braccio, e punendoli dal sangue ormai secco notai il lungo taglio verticale. Sentì di nuovo le lacrime, che non fermai. Aveva tentato di suicidarsi, se non fossi arrivato ora non sarebbe più qui con me. Dovevo fare qualcosa, non potevo perderlo. Finì di ripulirlo e bendarlo, per poi infilarlo sotto alle coperte e lasciarlo riposare.

✖✖✖ okay scusate :( attualmente ho alcuni capitoli già scritti perché ho molto tempo libero, e penso che ci saranno meno di una decina di capitoli alla fine quindi boh... Comunque non ho riletto perche sono pigra :)

Get Down On Your Knees And Tell Me You Love Me (Jalex)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora