Il televisore stava di nuovo dando i numeri. Carlo non poteva neanche mollargli qualche schiaffo sopra come faceva quando c'erano i cari vecchi tubi catodici. 'Sti cavolo di schermi piatti saranno anche leggeri, eleganti, fighi ma quando non funzionano non c'è proprio nulla da fare. Quadratini. Non si vedevano altro che quadratini. Tecnologia moderna: televisore cinquanta pollici e passa, satellite , accadì, ultraccadì, uessebbì e chi più ne ha più ne metta. E poi...? Poi non funziona nulla. I televisori vecchi facevano le righe o la neve, ma se gli si dava una manata ben assestata sulla schiena tornavano a posto. Questo nuovo se gli dava un cinque dei suoi sul fianco dopo doveva raccogliere i cocci. Tutto ciò che è nuovo è fragile, pensò Carlo. A proposito.
«Sonja!»
Era ospite per qualche giorno a casa sua. Tutto organizzato con discrezione, eleganza, segretezza. La discrezione è importante. Non sia mai che si venga a sapere di certe frequentazioni a casa sua... no, no. Il televisore: forse lei avrebbe saputo dargli una mano. Lei era pratica di tutte quelle puttanate nuove: le piacevano così tanto. Oddio, non le piacevano solo quelle cose. Diciamo che per avere tutte quelle robe tecnologiche era disposta a fare certi giochetti...
«Sonja! Dove cazzo sei?»
Nessuna risposta. Sarà stata di nuovo in camera con le cuffie nelle orecchie. Era tutto quello che sapeva fare: ascoltare musica, fare shopping, usare cellularitablettelevisorischermopiatto e scopare. La sera prima lo aveva demolito. Sul serio. Lo aveva lasciato sul pavimento della camera senza più un goccio di vita dentro. Gran bella ragazza, insomma, ma stupida come una gallina. L'aveva portata a casa sua offrendole semplicemente smartphone e coca. Non aveva dovuto neanche impegnarsi più di tanto: farle fare un giro sulla Maserati nuova, per esempio, promettere un posto ben retribuito, presentarle un attore famoso. Niente. Era bastata la coca e lo smartphone ultima generazione.
"Vieni con me?" "Sì." Semplice come bere un bicchiere d'acqua.
Si vedeva che lei sapeva valutare le persone bene, molto bene, soprattutto il portafoglio. Ma rimaneva comunque un'oca, perché una ragazza un po' più furba avrebbe saputo aspettare, si sarebbe guardata intorno, avrebbe saputo leggere lo scenario e la delicatezza della situazione, calcolandone i vantaggi nel tempo. Lei no: una volta che aveva capito chi aveva di fronte si era lasciata andare subito.
«Sonja!»
Nessuna risposta. Lasciò perdere ragazza e televisore e decise di uscire in giardino. Era luglio, faceva caldo, ed erano le due del pomeriggio. Solitamente a quell'ora Sonja rimaneva rintanata in camera sua: la sua pelle era così chiara che a quell'ora si sarebbe solo scottata. Bionda e bianca come il latte. Come le piacevano le bionde... Così diafane e delicate. A lui invece il caldo torrido piaceva e poi voleva abbronzarsi: solo gli sfigati rimangono bianchi. Eh sì: in fondo Sonja era solo una sfigata. Si levò il costume ed indossò l'accappatoio. A Carlo piaceva il nudo integrale. Lo faceva sentire macho, virile, possente. Dominatore, insomma. Si poteva dire che aveva scelto quella villa fuori Roma quasi solo per quel motivo. Lì all'Olgiata tutti si facevano i cazzi propri. Passò accanto alla piscina per dirigersi verso la sdraio, quando si ricordò di aver scordato gli occhiali. Fu a quel punto che intravvide quella figura.
Era in piedi, davanti a lui, proprio dove c'erano le sdraio. Aveva qualcosa in mano che non riuscì a identificare subito. A parte il fatto che non doveva esserci e pur non riuscendo a distinguere chiaramente i dettagli, Carlo percepì immediatamente la sensazione di pericolo che quella figura emanava.
«E tu chi cazzo sei? Cosa ci fai in casa mia? Omar!» urlò senza quasi pensare e senza riuscire, nonostante gli sforzi, a mettere bene a fuoco l'intruso. Dannati occhiali! La sua miopia era leggendaria.
La figura non rispose e non mosse un muscolo. Omar non rispose a sua volta. Carlo, allora, cercò di mettere a fuoco quel tizio a pochi metri da lui, ma tutto ciò che riusciva a distinguere era una sagoma grigia e qualcosa di vagamente rosso, una macchia forse, sulla testa. E forse una specie di cappuccio? Carlo voltò le spalle alla presenza sgradita per iniziare a sbraitare verso la postazione del suo "cane da guardia", come gli piaceva definirlo.
«Omar, chi è questo? E tu dove sei? Dormi? MA POSSIBILE CHE NESSUNO RISPONDA IN QUESTA CASA? OMAAAR! CHE CAZZO CI FA QUESTO IN CASA MIA!»
Si voltò nuovamente verso l'intruso. Ormai era sopraffatto dal panico e quello che vide di lì a poco non fece che peggiorare il proprio stato d'animo. L'intruso, infatti, si stava avvicinando e nel farlo alzò lentamente la mano destra e con l'indice andò a sfiorare la propria testa.
Sshhht, zitto. Riuscì a identificare perfettamente il gesto nella nebbia della sua miopia.
Quello zittire fece proprio incazzare Carlo. Anzi più che altro gli fece prima un terrore fottuto, ma poi si incazzò a stretto giro. In ogni caso iniziò a indietreggiare.
«Ma brutto bastardo, ma chi ti credi di...?»
Qualcosa di tremendamente duro arrivò a colpirlo sulla sua tempia, all'improvviso. Era stato un gesto rapidissimo, non aveva visto partire nulla. Cos'era stato? Un pugno? No, la figura era ancora a due o tre metri da lui. Il dolore lo accecò, sentì le proprie gambe cedere e si ritrovò a terra in ginocchio. Tentò disperatamente di alzarsi in piedi, quando un nuovo colpo ancora più tremendo arrivò sulla schiena lasciandolo senza fiato. A questo punto dovette buttare le mani a terra e si ritrovò a quattro zampe. Un calcio, quello lo riconobbe, lo raggiunse al fegato e lo fece voltare pancia all'aria. Stremato, con l'accappatoio aperto, nudo come un verme. Vide cosa lo aveva colpito. Sembrava una lancia o comunque un bastone molto lungo. La figura si spostò verso il suo viso e lo guardò dritto negli occhi. Carlo capì di essere confuso e sopraffatto dal dolore dal momento che iniziò a piagnucolare.
«Omar! » pronunciò di nuovo senza convinzione.
«Omar non può aiutarti in questo momento. Nessuno lo può fare.» intervenne l'altro. La voce era il sibilo di un serpente.
Lui sgranò gli occhi sconvolto dalla convinzione che la figura sopra di lui aveva ragione. Tentò uno scatto per afferrare la caviglia dello sconosciuto, ma per tutta risposta ricevette la punta del bastone sui testicoli.
«Aaaaahhhh. Santiddio, che vuoi? Cosa vuoi?»
«Ma non lo hai capito? Voglio te, Carlo. Proprio te.»
E detto questo l'intruso fece scendere la punta del bastone nuovamente sulla testa di Carlo, il quale vide diventare tutto nero fuori e dentro di lui.
Colonna sonora: Subsonica - Lazzaro
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LA MOSCA (SEASON ONE) - di Mau Trifiba
Mystery / ThrillerGinevra Cochis si getta a capofitto sui fatti e il rapimento di Carlo De Santis è sicuramente Il Fatto degli ultimi dieci anni. Giuseppe Tronzano sa tutto di De Santis ma non abbastanza da inchiodarlo. Nessuno dei due riesce però a immaginare ciò ch...