XX - In perpetuum

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Colonna sonora: Muse - Time is running out



Alighieri rispose dopo quattro squilli. Non gli piaceva rispondere subito ma neanche far attendere troppo il suo interlocutore. In quel caso, poi, si trattava di un personaggio in quel momento per lui troppo importante per poterlo trattare da comparsa.

«Mio caro Bontempo. Come andiamo?»

«La sua Mosca alla fine ha fatto fuori l'uomo che le avevo promesso.»

Si guardò intorno. Il caffè Sciascia era vuoto in quel momento. Il barista si faceva come al solito gli affari propri e non aveva intorno a sé nessun avventore. Poteva parlare liberamente senza uscire.

«E che si è rivelato essere un vero idiota come vi avevo chiesto. Per fortuna.»

«Non capisco il suo gioco. Mi fa telefonare dal suo compare per farsi dare un uomo a supporto della sua Mosca. Poi mi richiama lei consigliandomi di darle l'uomo più inutile che potessi consegnarle perché sarebbe sicuramente morto. Cos'ha in mente?» Bontempo era perplesso, lo si percepiva dal tono.

«Bontempo, voi siete pagato profumatamente anche per non fare domande. Ma in questo caso qualcosa posso dirvi. Diciamo che a volte i miei obiettivi non coincidono del tutto con quelli dei miei compari. La Mosca deve risultare paladina dei deboli e questo i miei "amici" non l'hanno ancora del tutto digerito. Anche se alla fine è intervenuto addirittura il Governo per mettere a tacere la vicenda e quindi l'azione, seppur utile, non avrà visibilità nel brevissimo periodo.»

Silenzio da ambo le parti. Poi Bontempo prese la parola.

«Quindi lei ritiene che la giornalista comunque debba morire.»

«La giornalista no. Tra breve interverranno forze e poteri superiori ai nostri, peraltro totalmente al di fuori del mio controllo. Il giornale non sarà più un problema. Peccato che non si possa dire lo stesso del poliziotto. I giorni passano, Bontempo, e non vedo azioni di sorta.»

«Lo ripeto. Io non uccido i poliziotti. Sto cercando un modo.»

«Tronzano deve essere reso inoffensivo, abbattuto, eliminato. Non mi importa se dopo sia vivo o meno, ma non voglio che indaghi intorno a De Santis o alla Mosca. È troppo fuori dai canoni e sta lavorando fuori dagli schemi. Trovate voi un modo, sarete adeguatamente ricompensato. Honor et virtus.»

«Credo di averlo già trovato. In perpetuum.» concluse Bontempo.

Che pagliacciata! Però i soldi promessi erano talmente tanti che qualunque buffoneria poteva essere ammessa. Occorreva dunque muoversi rapidamente.

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Ginevra si era incontrata con Connors Jones ed era andata a prendere un caffè con lui al bar sotto la redazione. Da vero signore le aveva spostato la sedia per farla accomodare, aveva colloquiato di ogni questione senza mai cadere in argomenti relativi al lavoro, o di ciò che sarebbero andati a discutere insieme tra poco, e all'uscita del bar lei lo aveva preso a braccetto per passeggiare fino all'ingresso del palazzo dove aveva sede la redazione del Planetario. Ginevra notò subito quattro auto scure, sembravano Mercedes, parcheggiate di fronte. Dalla borsa partirono i Muse. Ginevra si affrettò a rispondere.

«Maurizio, stiamo arrivando, siamo qui sotto. Siamo pure in anticipo.»

«Cochis, buongiorno. Dove vi trovate, vi stiamo aspettando. Siete alla stazione?»

LA MOSCA (SEASON ONE) - di Mau TrifibaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora