III - Tutto è perduto

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Crespi e Tronzano si guardarono in faccia

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Crespi e Tronzano si guardarono in faccia. Tutto perduto, mesi e mesi di lavoro buttati al vento. Intercettazioni, appostamenti, straordinari: tutto svanito nel giro di pochi minuti. Era bastato uno dei momenti di interruzione tecnica dal ciclo continuo di sorveglianza a scatenare l'inferno. La questura era letteralmente saltata in aria qualche ora prima, non appena il centralinista aveva ricevuto la telefonata di quell'Omar. In meno di cinque minuti tutte le volanti disponibili si erano precipitate verso l'Olgiata.

«Secondo te chi è stato?» chiese Tronzano.

Crespi rifletté per qualche secondo. Il punto era effettivamente cruciale. Chi diavolo aveva davvero interesse a rapire un politico in Italia? Solo uno sprovveduto poteva arrivare a tanto negli anni dieci del duemila.

«Catania?» buttò lì Crespi.

Tronzano tornò a sedersi sulla sua fantastica poltroncina. Qualche mese prima era riuscito, dopo aver compilato decine di scartoffie e richieste, a farsela cambiare. In precedenza, infatti, aveva una poltroncina scomoda e per nulla ergonomica, tanto da non riuscire neanche a scrivere al computer. Poi era arrivata quella meraviglia tecnologica e la sua schiena finalmente aveva ritrovato la giusta posizione nell'universo.

«No... non torna, Ciccio. Non c'è la motivazione. Perché avrebbero dovuto disfarsi di un pezzo da novanta come quello? E poi il rumore che ne verrà fuori... No! Per me c'è qualcosa di cui non sappiamo nulla.»

«In che senso, scusa?»

«Sono mesi che lo ascoltiamo. Hai mai sentito una volta, dico una, che abbia espresso il dubbio di essere rapito o ammazzato? Mai! Secondo me è qualcosa che non si aspettava neanche lui.»

«Un clan rivale ai Catania? Ma quale? E anche in quel caso: perché?»

Bussarono alla porta. Entrò un giovane agente in divisa.

«Il commissario desidera vedervi.»

Alzarono entrambi gli occhi al cielo. Naturalmente l'agente si riferiva al Commissario Capo.

«Adesso sì che ci divertiamo...»

**************

«Capite? Potete capire come mi sento? Quasi come se sia stata tradita la fiducia che ho riposto in voi. Sì, perché io non capisco proprio come possano succedere cose come queste. Un soggetto sottoposto a sorveglianza che viene rapito. E che soggetto...»

I due guardarono basiti il Commissario Capo Clerici.

«Mi scusi, Commissario. Non ho capito» intervenne Tronzano.

«Sta calmo, Peppe» disse Crespi sottovoce.

«Dicevo che la fiducia che io ho riposto in voi. Viene a mancare in questo momento. Come avete potuto non accorgervi di quanto stava accadendo?»

Crespi rimase ancora in silenzio a guardare il commissario capo Clerici non sapendo esattamente cosa rispondere. Tronzano invece si alzò e cominciò a frugarsi nella tasca interna della giacca.

LA MOSCA (SEASON ONE) - di Mau TrifibaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora