IV - Homo Homini Lupus

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L'uomo era infastidito

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L'uomo era infastidito. Tutto questo non andava bene, nient'affatto bene. Il suo politico di fiducia, la pedina più delicata, necessaria e importante probabilmente era compromessa. Sì... compromessa: perché dietro al disegno divino di una sparizione si nascondono migliaia di strade, ipotesi, congetture che però non portano ad altra interpretazione se non che quell'Onorevole, qualunque cosa sarebbe successa in seguito, era assolutamente perduto. E tutto ciò era intollerabile. Anche il miglior Barbaresco che aveva in casa non riusciva a cancellare il gusto cattivo della preoccupazione.

Dannazione! Fece per gettare il calice contro il caminetto spento ma poi gli venne in mente che si trattava di un Baccarat serie limitata e non gli sarebbe stato facile recuperare il mancante. Gli oggetti sono importanti, le emozioni sono passeggere.

Posò allora il calice sul tavolino in mogano accanto alla sua poltrona e si accomodò su di essa. Mozart spandeva il suo genio per tutto lo studio tramite la Sonata per Pianoforte in Do Maggiore. Barbaresco e Mozart, ma l'inquietudine non passava.

Parliamoci chiaro, non sarebbero mai arrivati a lui. No. Non era possibile. Però il campanello era suonato forte e occorreva fornire contromisure chiare e inequivocabili.

Così come era accaduto la sera prima.

Quel piccolo verme aveva iniziato a prendere le difese di un'insulsa spiaggia della Costa Salentina asserendo che l'imponente villaggio turistico in fase di costruzione, e nel quale l'uomo aveva pesantissimi interessi, avrebbe compromesso l'habitat naturale di non si sa bene quali e quante specie animali. Era chiaro che il pusillanime era in cerca di notorietà. Cosa che l'uomo aveva provveduto a fornirgli in un lampo. Tramite il suo efficientissimo servizio di intelligence, l'uomo era riuscito a risalire a una delle prime fidanzatine dello scarafaggio. Così venne fuori che la signora, ormai trentacinquenne, risultava essere una tossicodipendente con seri problemi economici. E' bastata una semplice intervista dove la signora ha parlato del pessimo rapporto che lei, ragazza semplice ed ingenua, aveva instaurato con il "mostro". Trascinata in un turbinio di sesso perverso e droga, la poveretta aveva perso la propria autostima e il proprio orgoglio per affondare nel corso degli anni nell'alcolismo, nella prostituzione e nella tossicodipendenza.

Sissignori: il paladino ambientalista altri non era che un vile sfruttatore mosso dalle più sordide motivazioni.

L'intervista aveva trovato spazio nel programma "La Lince" alle ventuno e quarantacinque, ovvero nel momento del massimo ascolto. Uno degli autori, suo amico di vecchia data, era stato felicissimo di inserire nel programma l'intervista, perché avrebbe garantito uno share elevatissimo. Poco gli importava che i fatti raccontati fossero veri o falsi. Ovviamente il tutto era rimbalzato sulle cronache dei quotidiani in edicola il mattino successivo. Il tizio aveva perso ogni credibilità e ora doveva pure guardarsi da un'eventuale indagine da parte della magistratura. In tutto erano state mosse otto persone, due giorni di preparazione e una spesa relativamente bassa, appena centoventimila euro totali. Ma il risultato era stato enorme. Ora poteva tranquillamente passare alla fase B, ovvero quella in cui il povero mentecatto, ormai preda del rimorso e della disperazione, si sarebbe suicidato. L'esecuzione avrebbe richiesto qualche giorno in più e sarebbe stato necessario utilizzare il migliore sulla piazza. Bontempo era un artista e come tutti gli artisti era capriccioso. Il suo intervento andava richiesto con un certo preavviso e con un rituale specifico fatto di "pizzini" che avrebbe messo al sicuro sia lui che il richiedente del servizio.

Giusto finale. L'eroe era diventato di colpo una merda, il vomito di un topo di fogna schifoso come la madre puttana che l'aveva generato, lui e tutta la sua famiglia di sfigati bastardi, lui, lurido...

Calma. Era scattato in piedi senza accorgersene e la sua mano tremava per la tensione. Occorreva calma. La fronte gli si era imperlata di sudore. Gli capitava sempre quando pensava a chi metteva il naso nei suoi affari. Tornò a sedersi cercando di ritrovare un po' di contegno. Chi metteva il naso nei suoi affari lo disturbava, lo infastidiva come le zanzare nelle notti d'estate.

Visto che la questione era praticamente risolta c'erano dunque tutti i motivi per festeggiare, ma quel fulmine a ciel sereno aveva rovinato tutto.

L'uomo ora doveva riflettere ma soprattutto doveva capire. Chi aveva avuto il coraggio e l'ardire di osare un evento del genere? A quanto ne sapeva lui, i gruppi che in Italia avevano le capacità per organizzare un rapimento di quel genere erano appena due o tre e nessuno aveva l'interesse di portare a termine un attacco così clamoroso. I due o tre, diciamo così, diretti "concorrenti" non avevano sicuramente l'organizzazione necessaria. Rimanevano degli attori sullo scacchiere internazionale e i servizi segreti. Ma perché avrebbero dovuto farlo? Non era in contrasto con alcun diplomatico ed era stato ben attento a non entrare in qualche affare che potesse renderlo interessante agli occhi dei suoi corrispettivi esteri.

No. Non c'erano ipotesi plausibili. Per quanto potesse sembrare folle, il rapimento era talmente fuori da ogni logica che poteva essere stato organizzato solo da alcune schegge impazzite. L'alternativa era che l'Onorevole fosse andato a complicarsi la vita con qualche piccolo mafioso e che questi l'avesse rapito per fargliela pagare. In questo secondo caso pace all'anima sua, era finito. La questione più importante era che avrebbe dovuto intervenire sulla Polizia e sulle squadre investigative che sicuramente erano già all'opera. Si trattava, insomma, di trafugare eventuali prove. Era sicuro che De Santis a casa sua non tenesse nulla nei propri archivi: per quanto si trattasse di una persona sopra le righe i suoi movimenti erano controllati dai suoi stessi uomini. Sapeva inoltre che era intercettato anche dalla Polizia stessa, ma nulla di ciò che diceva poteva far risalire a lui. Era insomma una pedina che sarebbe stata sacrificata, che era previsto venisse sacrificata, ma più avanti, non in quel momento. Non proprio in quel momento, per la miseria.

L'uomo si alzò dalla poltrona e iniziò a girare per lo studio. Era sera e tra poco avrebbe portato sua moglie e sua figlia a cena fuori, a La Pergola. Era l'onomastico di sua figlia e sua moglie teneva molto a quelle ricorrenze. Sentì bussare alla porta.

«Caro, sei pronto?»

«Naturalmente amore. Solo qualche minuto che metto a posto dei documenti importanti.»

Spense l'impianto Bose e prese carta e penna.

"Caro Bontempo. Ti chiedo la cortesia di voler eseguire un certo lavoretto per il quale sarai adeguatamente ricompensato come al solito e nei modi canonici. Ti allego foto e nome del locale da disinfestare. Tutto il locale deve apparire come se si fosse pulito da solo. Ti lascio qualche giorno di tempo per organizzarti. Grazie mille."

Mise il biglietto nella busta insieme a un ritaglio di giornale con la foto e un articolo su Cosimo Pendoni, l'ambientalista indagato per spaccio di droga e istigazione alla prostituzione. Avrebbe consegnato la busta al suo autista e gli avrebbe chiesto di infilarla nel solito posto mentre lui era a cena con la famiglia. Si mise la busta in tasca e uscì dallo studio. Una ragazzina di undici anni gli corse incontro e lo abbracciò.

«Papà, possibile che sei sempre dentro quello studio?»

«Alice, lo sai che papà lavora tanto per voi tutti.»

«Sbrigatevi voi due che si fa tardi.»

«Hai ragione, amore. Ho una fame da lupi!»   

LA MOSCA (SEASON ONE) - di Mau TrifibaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora