X - Labbra

587 70 59
                                    

Colonna sonora: The Cult - She sells sanctuary

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Colonna sonora: The Cult - She sells sanctuary

Ginevra era stata svegliata dai Muse alle cinque e trenta del mattino. Aveva dormito appena un'ora e, mentre cercava di capire dove aveva ficcato il cellulare, stava pensando che ormai non aveva più l'età per quel tipo di vita. La sera precedente era andata a festeggiare il successo dell'articolo con due sue amiche in un locale del centro. Non aveva voluto parlare di Cecilia, nonostante le loro insistenze, e si era lasciata andare a qualche mojito di troppo. Il che equivaleva a una tacita confessione. Gloria e Patrizia non avevano insistito più di tanto. Si erano limitate a tenerle compagnia mentre si scatenava in pista ben sapendo che la misteriosa amante di Ginevra si era volatilizzata spezzandole il cuore. E lei ballava, ballava, ballava. La verità era che quello non era più il suo stile, il suo mondo. Ben presto i fumi dell'alcool avevano preso il sopravvento e si era ritrovata a vomitare nei cessi del locale. Matthew Bellamy continuava ad urlare a squarciagola quando finalmente realizzò che il telefono si trovava in sala. Riuscì a raggiungerlo all'ultimo acuto.

«Che cazzo vuoi, Maurizio?»

«Buongiorno a te, Gini. Tre, forse quattro morti ammazzati al Ponte Milvio. Vai e tira fuori qualcosa di decente. Tessari sarà sotto casa tua tra... cinque minuti?»

«Ma di nuovo lui? No, dai! E poi... ma hai visto l'ora?»

«Squadra che vince non si cambia. E' tardi. Sbrigati!»

Arrivare nella zona del Ponte Milvio fu un delirio. Parcheggiare fu un delirio. Cercare di rimanere svegli fu un delirio.

La polizia aveva transennato tutta la zona con il risultato di mandare in tilt il traffico di mezza capitale. Ginevra e Tessari si misero subito al lavoro. Il ragazzo estrasse dalla borsa il suo cannone e cominciò a cercare una posizione valida per scattare foto al ponte, memore della lezione di Ginevra della volta precedente. Lei iniziò a vedere se trovava in giro i suoi soliti contatti all'interno della polizia. Dopo neanche un'ora aveva materiale sufficiente per chiudere un articolo adatto alla mattinata. Nel pomeriggio ci sarebbero stati gli aggiornamenti, gli approfondimenti, le novità delle indagini ma la priorità era quella di chiudere un articolo dettagliato che contenesse gli elementi conosciuti dagli inquirenti in quel momento. L'ora di punta dei collegamenti internet era tra le sette e trenta e le nove e trenta. Stava scrivendo sul suo tablet quando oltre le transenne comparve una figura che conosceva. Un colpo di fortuna.

Ginevra si alzò e corse verso le transenne.

«Claudio! Claudio, sono qui.»

Claudio Manenti sbuffò tutto il fumo fuori. La pancia prominente, la schiena leggermente curva e l'altezza non proprio elevata ne facevano uno di quei maschi difficilmente desiderabili. Non tanto per l'aspetto fisico quanto per la trascuratezza che il suo aspetto fisico comunicava. Quando vide Ginevra gli esplose il sorriso sul volto.

«Gini! Gini, come va?»

Si avvicinò alle transenne e l'abbracciò. Claudio, buono come il pane ma tanto fesso. Claudio era cotto di Ginevra dal primo momento che l'aveva vista un paio di anni prima. Era talmente ripiegato sui suoi sentimenti da non accorgersi di quanta poca passione gli sarebbe mai stata restituita. Ginevra dal canto suo approfittava spudoratamente di quella condizione.

LA MOSCA (SEASON ONE) - di Mau TrifibaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora