Ginevra Cochis si getta a capofitto sui fatti e il rapimento di Carlo De Santis è sicuramente Il Fatto degli ultimi dieci anni.
Giuseppe Tronzano sa tutto di De Santis ma non abbastanza da inchiodarlo.
Nessuno dei due riesce però a immaginare ciò ch...
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Ginevra aveva sempre odiato scrivere di politica e questo, con il mestiere che si era scelto, le aveva causato parecchi problemi professionali in passato. Il primo lavoro, presso un piccolo quotidiano, lo aveva perso proprio a causa di questa sua idiosincrasia nei confronti di un mondo che comprendeva fin troppo bene, fatto di lassismo, ambiguità, deferenza e tanta voglia di denaro facile e potere. Quella volta in particolare l'avevano inviata ad una serata mondana alla quale era presente un politico poco noto, un certo Onorevole Maghini. Il suo compito era quello di porgli una domanda molto semplice, il motivo per il quale l'Onorevole stava presenziando a quell'evento, registrare la risposta e tornare in ufficio a scrivere il pezzo. Basta. Semplice come bere un bicchiere d'acqua. Quando arrivò alla villa dove era stata organizzata la serata, però, Ginevra vide Maghini insultare ripetutamente e pesantemente una cameriera che per errore aveva versato un po' di cocktail sulla sua scarpa. La cameriera era scappata via piangendo e nel farlo aveva urtato Ginevra, la quale aveva tentato di fermarla inutilmente. Poco più tardi, quando l'Onorevole era sorridente e pronto per la domanda, Ginevra chiese testualmente: "Qual è la posizione del Suo partito verso il conflitto afghano e quali potrebbero essere, secondo Lei, le conseguenze a breve termine di un atteggiamento non belligerante della Comunità Europea sul prezzo del petrolio?" Inutile dire che l'Onorevole aveva dimostrato scarsa preparazione in politica estera, ma una notevole propensione all'ira. Cinque minuti dopo il caporedattore le aveva comunicato che il suo periodo di prova era terminato anzitempo. L'unica nota positiva di tutta la faccenda era stata che la cameriera aveva i suoi stessi orientamenti sessuali, per cui aveva passato numerosi notti a farsi consolare in modo appagante.
Il fatto che Maurizio le avesse chiesto di presenziare a un importante contraddittorio dei principali candidati sindaco alla città di Roma in vista delle elezioni amministrative di ottobre, era stato da lei accolto con lo stesso entusiasmo che si può avere per la partecipazione al funerale di un lontano parente che non si vedeva da anni e che si detestava anche un po'. Gini aveva cercato di dissuadere Maurizio in ogni modo, ma quest'ultimo era stato irremovibile. "Devi crescere professionalmente", "Devi sapere cosa ti gira intorno", "Devi saper scrivere di tutto quanto". "Devi". In fondo aveva ragione lui e Ginevra lo sapeva.
Dunque si era rassegnata e ora era lì, al Centro Congressi Piazza di Spagna, ad ascoltare un ex presentatore di successo che parlava del candidato sindaco presentato dal partito da lui fondato. Collettivo Italia era il movimento che, secondo le intenzioni del proprio leader, Rick Geraci, avrebbe cambiato il Paese. Avrebbe riportato freschezza, giustizia, onestà e rigore in tutti i livelli amministrativi e gerarchici del suolo italico tramite regole semplici e l'utilizzo, sapientemente coordinato dal Collettivo, delle nuove tecnologie: internet, web, tablet, smartphone e tutto ciò che poteva ruotare intorno al RickMagicWorld.com, ovvero il "portale di riferimento per l'Italiano libero", definizione coniata dall'ideologo del Collettivo, il misterioso Christian Colli, colui che era dietro a tutte le iniziative del movimento. Il Collettivo era un'allegra accozzaglia di incompetenti volenterosi che stava ottenendo un notevole riscontro, anche, e forse soprattutto, per le doti carismatiche del leader Geraci, che anche in quell'occasione si stava adoperando per promuovere il candidato Enrico Righini, il quale, fino a quel momento, era rimasto chiuso nel più assoluto silenzio. Sorrideva come un ebete al pubblico e basta.
