Capitolo 3

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«Weasley! Lurida sverginata! Come osi anche solo farlo? Non permetterti mai più, ridammelo immediatamente e poi sparisci!» Pansy la guardava in modo così truce che la pelle di ogni persona si sarebbe accapponata. Non scorreva buon sangue fra le due ragazze, e sicuramente non erano nemiche per la vita, ma nemmeno si sopportavano. E le poche volte che avevano avuto un qualche tipo di scontro, era stato verbale. Pesantemente verbale. E forse è il peggior modo di ferirsi.

Però Ginny non si dava per vinta. Dio se la odiava. Quella ragazza aveva tutto, e non le bastava mai. Ora voleva pure il libro che Ginny aveva preso.
Beh... In realtà aveva visto che alla Parkinson interessava proprio quello, e dir che non si voglia, gliel'aveva preso con un semplice accio.
Comunque era più forte di lei. Era così infastidita dalla presenza della Parkinson, e allo stesso tempo voleva farsi vedere da lei. Era insopportabile. E poi che cazzo, la sera prima aveva avuto tutti gli occhi puntati su di lei, sottraendoli a lei ed Harry, che in quel periodo erano sempre stati al centro dell'attenzione.
Si era sentita piuttosto infantile la sera prima, quando se l'era presa con Harry. In fondo, lei voleva avere solamente un momento romantico come quello davanti a tutti. Era chiedere troppo?

«te lo scordi razza di oca! Avevo intenzione di prenderlo da molto prima di te, e ora non sarai tu a portarmelo via!» bugia. Però almeno adesso aveva la completa attenzione e il totale odio della serpeverde su di lei. Era davvero così strano come le sembrava suonasse? Perché , diciamocelo chiaramente, Ginny sentiva che era imbarazzante, ma in qualche modo le piaceva quando tutto ciò succedeva, e l'adrenalina le scorreva in corpo.
Sì, forse era per questo che molte persone avevano delle sottospecie di nemici ad Hogwarts. Non era divertente, ma eccitante, quello sì.

Okay. Suonava parecchio male.

«e sentiamo allora, che te ne fai del libro sulla storia della mia casata?» chiese Pansy, avvicinandosi minacciosa e divertita a quel libro, e alla Weasley. Sapeva di averla nel pugno. Alla Weasley non interessava davvero quel libro. Era ovvio. Che stupida, seriamente pensava che lei non se ne sarebbe accorta? Era così palese, e Pansy sapeva che alla Weasley piaceva infastidirla. E le rodeva che anche lei adesso avesse una storia. L'aveva vista, con quell'aria furiosa sul volto la sera prima. E sapeva perfettamente che non le piaceva non essere più sotto i riflettori.

Ginny arrossì. Che scusa poteva inventare adesso?
«penso possa essere interessante, é Hermione che me l'ha consigliato, e ne sono interessata, quindi me lo tengo io» e fece dietrofront ancora rossa per essere stata colpita in pieno. Ma, sapeva benissimo, che tanto non finiva lì.

«oh non credo proprio. Confundo!» Pansy estraette molto veloce la bacchetta, ed altrettanto in fretta l'aveva puntata contro Weasley, facendola inciampare e cadere di sedere a terra. Il libro cadde poco distante dalla ragazza, che imprecava a bassa voce. Dopotutto erano ancora in biblioteca, in un reparto, e farsi beccare mentre litigavano non era proprio nei loro piani.

«accio libro» e così il fine ultimo di Pansy era fatto. Libro preso,e Weasley a terra. La vendetta, in fondo, bisognava gustarsela fredda- ma che stava dicendo? Quello era un orribile detto babbano! Da quando pensava a quelle cose? L'unica volta che l' sentito era perché a Weasley gliel'aveva dett- e che cazzo! Da quando ripeteva le cose che la Weasley le aveva detto? Quella lurida la stava manipolando.

«sei una stronza Parkinson! Ti va solo bene che siamo in una biblioteca, altrimenti ti avrei già schiantata!» Ginny era furibonda, ma si stava trattenendo. Era una Grifondoro per un motivo più che valido, in fondo.

Pansy non era Grifondoro, però.

«incarcerus» e delle corde si formarono dal pavimento, intrappolandole i polsi delle mani e facendo restare la Weasley a terra, immobile.
O almeno questo era quello che pensava Ginny, perché quello che realmente sapeva era che qualcosa la stringeva e la manteneva ferma lì. E lo sfregare di quel qualcosa contro la sua pelle le fece capire che era proprio una corda. Anche alle caviglie successe la stessa cosa, e Ginny si sentì impotente, mentre era a terra poggiata per quanto potesse sui gomiti e tenendo le gambe leggermente piegate, quel tanto per essere in equilibrio.

"Everything For Love"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora