Capitolo 18

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«sono qua zia» dichiarò il biondo, mentre a passo lento, entrava nella stanza sinistramente silenziosa.

Bellatrix sostava al centro della loro stanza degli studi, come ogni volta, girata di spalle, mentre nella mano teneva la bacchetta, e posava di lato la testa.

Il rimbombare dei tacchetti di Draco si sentirono finché anche lui non prese posto.

Tese le orecchie e tutti i suoi sensi. Bellatrix era una serpeverde, non avrebbe aspettato che lui fosse pronto per attaccarlo.

«Dato che so che sei fuori allenamento Dracuccio, farò in modo di aiutarti» rise malefica, facendo oscillare la bacchetta fra le dita, e puntando lo sguardo negli occhi del nipote. Draco la guardò gelidamente, non lo avrebbe mai aiutato.

«facciamo così, per riscaldamento dirò il nome degli incantesimi, e te pure, poi proveremo a duellare muti» Bellatrix arrancò verso Draco, ed il serpeverde non si mosse. Sua zia gli prese una ciocca di capelli, e la passò fra le sue dita quasi in modo delicato.
Ma Draco non abbassò la guardia per un movimento ingannevole.

Bellatrix poi gli sorrise, e scomparve in un pop. Draco strinse la bacchetta, fece scorrere gli occhi per la stanza, ora silenziosa... Fin troppo.

Chiuse gli occhi e prese un grosso respiro.
Poi sentì vagamente in rumore di un tacco. Arrivava da sinistra, dal pilastro più vicino alla porta, quindi si scansò da quella traiettoria-

«Confringo!» -appena in tempo, visto che il raggio emesso si andò a schiantare contro uno dei quadri di casa Malfoy. Draco guardò l'impatto, e si coprì il viso quando questi esplose, rovinando anche parecchio il muro.

Girò la testa verso il punto da dove era arrivato l'attacco, e vide vagamente una veste scomparire ancora.

Non era leale smaterializzarsi, Draco non poteva farlo, non lo sapeva fare, ma lei era infida e ipocrita. Era una serpeverde, e non ci si poteva aspettare diversamente.

Si guardò ancora attorno, e corse veloce dietro uno dei tanti pilastri nella stanza. Il cuore gli batteva veloce, e non andava bene. Doveva reagire, quella non era Bellatrix, non era sua zia, era un ricordo. Poteva batterla. Anche se era dannatamente vicino alla realtà, poteva batterla.

Draco prese un grosso respiro, ed appena riaprì gli occhi si trovò davanti a sé il viso di sua zia, che ghignava malatamente.
A draco si gelò il sangue nelle vene, e si sentì impotente, immobile... Non riusciva a pensare.

«bu» fece sua zia, girando di lato la testa. Si leccò le labbra e lo guardò come un lupo guarda il cerbiatto all'angolo.

Doveva reagire, ora, adesso, sennò lo avrebbe finito. Ma cosa avrebbe dovuto fare? Lo stava tenendo all'angolo, e si avvicinava con quel passo lento ed estenuante, e lui non poteva fare a meno di spiaccicare sempre di più contro il pilastro.

«uhm, no no no, Dracuccio caro devi essere meno spaventato, sennò non c'è gusto teso-» continuò Bellatrix.

«Stupeficium!» urlò Draco, interrompendola. Aveva una paura dannata, ma aveva fatto la cosa giusta, per ora. Doveva prendere tempo.

Bellatrix fece solo in tempo a sentire la bacchetta di Draco premere sul suo stomaco, per poi essere scaraventata contro il muro, in una forza impetuosa. Non svenne, era stato un colpo forte, o solo inaspettato, ma non avrebbe abbattuto un Mangiamorte come lei.
Gemette quando venne a contatto col muro dietro a sé.

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