Capitolo 5

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"il professor Silente richiede la vostra presenza, mi ha mandato a chiamarvi, ma da me non avrete più di questa lettera. Non tardate" Harry lesse tutto a voce alta e poco gli ci volle per riconoscere la freddezza e il modo distaccato tipico dei serpeverde. Ed anche se non c'era firma, la scrittura elegante faceva pensare ad una ragazza. E chi se non la Parkinson?

E ora? Harry sapeva che non avevano ragione loro sta volta, ma che avrebbe fatto? Di certo le scuse non sarebbero bastate. E in più non aveva ancora visto Hermione e Ron, sennò li avrebbe ringraziati per averlo aiutato e portato fino in infermeria.
Poi scosse la testa, ora era meglio pensare a come uscirne.
Buttò la lettera a terra e si buttò addosso al materasso su cui si era seduto. Sentì una leggera brezza passare sulla sua pancia scoperta.
Giusto. Doveva cambiarsi al più presto.

«gentile, chi è il mittente?» chiese Ginny riallacciandosi velocemente le scarpe. Cercò velocemente anche la gonna, dato che era ancora in pigiama. Harry invece era ancora mezzo addormentato, lento com'era.

«la Parkinson» rispose allora il moro, ancora leggermente pensieroso. Non vide quindi che Ginny si era irrigidita, e che aveva iniziato a sudare freddo.
Sapeva anche lei di essere nel torto. E poi Pan- Parkinson avrebbe fatto di tutto per metterla nei guai. Maledetta serpeverde, con quel suo atteggiamento di superiorità e un' innocenza innaturale per una come lei.

«su, facciamo in fretta, ha detto che dobbiamo muoverci» decretò allora Ginny.
Harry, ancora dolorante per il pomeriggio prima, non si chiese ancora una volta, perché mai Ginny aveva appena fatto quello che la Parkinson aveva loro ordinato.

«sì, giusto» e così andò velocemente alla ricerca dei pantaloni nella stanza, e in meno di cinque minuti entrambi erano pronti per andare.

[...]

Harry in realtà non pensava che Malfoy avesse ancora il coraggio di andare in giro per scuola a testa alta. Insomma, dopo quello che lui gli aveva fatto, e dopo il probabile richiamo del preside, aveva pensato che se ne sarebbe stato nella sua camera, a scrivere lettere su lettere al padre per dirgli tutto quello che di ingiusto gli era capitato. Perché 'mio padre lo verrà a sapere' e puntualmente suo padre lo veniva a sapere.
Piccolo inutile viziato.

Quindi rimase molto colpito quando lo vide assieme alla Parkinson appena fuori dalla porta del preside. Lo guardò attentamente e sembrava piuttosto di buon umore quella mattina.
Maledetto, sicuramente si sentiva un grand' uomo per aver steso Harry Potter ed averlo messo KO.

«Potter» lo salutò Draco. Pansy lo guardò e rimase piuttosto sorpresa dal fatto che lo salutasse. Ma forse era solo un modo per vedere se lo avrebbe ringraziato.
Però non lo era, e Draco lo sapeva.

«taci Malfoy, non voglio sentire un secondo di più la tua odiosa voce» Harry, se non s'era capito, era piuttosto arrabbiato con Draco. E non so se vi ricordate uno dei tanti commenti di Draco, ovvero che Potter giudicava senza realmente conoscere. Ecco, questa era una di quelle volte. E Draco sentì il sangue ribollirgli nelle vene, e tutto ciò che adesso riuscì a pensare fu che Potter era un gran figlio di puttana, irriconoscente stupido mezzosangue!

«ah bene! È così che-» ma Pansy gli strinse la mano, facendogli segno di finirla lì. Draco la guardò seppur più stupito. Che Pansy non volesse che Potter sapesse?

«sai come so io che ti urlerebbe solo contro di essere un bugiardo per poi andare a chiedere conferma a Weasel e Miss so-tutto-io» spiegò allora Pansy, sussurrando all'orecchio di Draco.
Harry strinse quasi senza accorgersene i pugni, e appena Malfoy distolse lo sguardo per mandargli un' occhiataccia, si rilassò. Ma non si accorse di nessuno dei suoi movimenti, tanto era il disprezzo per la persona bionda e meschina che aveva davanti.

"Everything For Love"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora