Capitolo 22

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Preparatevi per la terza guerra mondiale, Potterhead.

Quando Harry e Ginny si staccarono si accorsero di esser sati avviluppati per un lungo periodo di tempo. Successivamente entrambi realizzarono che Malfoy era andato via, e nemmeno se n'erano accorti.

Ginny guardò oltre la spalla del suo ragazzo istintivamente, ed Harry guardava perso i capelli rossi e setosi della sua ragazza. Non si sentiva in colpa. Insomma, perché mai avrebbe dovuto? Vero che non era stato esattamente la persona più gentile di Hogwarts non salutando nemmeno Malfoy, ma era comprensibile! Aveva avuto paura di perdere Ginny, e le era anche mancata. Quindi non doveva giustificarsi per quella lunga, lunghissima pomiciata. Malfoy avrebbe fatto lo stesso. Non si sentiva in colpa. No.

Ginny imbiancò, e gli occhi si sgranarono, ed Harry si accorse solo in quel momento del ritmo nervoso di una scarpa che colpisce il suolo. Harry si staccò da Ginny, mettendosi al fianco della rossa, diventando improvvisamente rosso, quando vide Hermione con le braccia incrociate fra loro, un espressione corrucciata e l'aria di chi aveva aspettato in eterno ad uno spertacolo a cui avrebbe fatto volentieri a meno. E c'era anche Ron, forse con un'aria più divertita, ma allo stesso tempo leggermente furente sul viso. Era lui che picchiettava. Da quanto erano lì?

«ma buongiorno a voi ragazzi, stiamo solo aspettando, da mezza era, la fine del vostro bacio» fece Hermione. La ragazza gettò una veloce occhiata a Ron, ma il rosso aveva solo incrociato le braccia al petto, imitandola. Hermione fissò il rosso altri due secondi, poi sciolse le braccia per poi dare una gomitata a Ron per invogliarlo a dire anche lui qualcosa.

Il rosso guardò stupito Hermione, massaggiandosi distrattamente il braccio, con uno sguardo mezzo offeso. Poi anche lui aprì bocca.

«già infatti... Si può sapere perché non sei venuto alle lezioni oggi? E perché ti stavi limonando mia sorella in biblioteca?» chiese Ron, tornando a guardare il moro dagli occhi verdi.

Harry arrossì leggmente, per poi sentire una scia fredda percorrere la schiena. Lenta la voce di Peeves raggiunse i suoi pensieri, fredda e lugubre rimbombò. "Nessuno lo deve sapere" Cazzo.

«ehm... I-io... Uhm» e che avrebbe dovuto dire adesso? Non poteva raccontare la verità, era ancora sotto voto infrangibile, e non aveva idea di che sarebbe successo se lo avesse infranto. Ma se Malfoy era stato così preoccupato, e aveva tentennato così tanto... Non sarebbe stato emozionante provarne gli effetti. E nemmeno arrivare ad usare una cruciatus.

Ginny guardò Harry, staccandosi leggermente dal moro, pensando che anche lei avrebbe voluto saperlo molto volentieri. L'aveva trovato seduto accanto -troppo accanto- a Malfoy. C'era qualcosa di strano in gioco.

«...Harry?» fece Hermione, molto sospettosa. Se Harry si era rifugiato nella biblioteca per saltare il test sulla storia della terza rivoluzione dei folletti, avrebbe sentito le sue urla ancora una volta.

«ecco... Ieri sera abbiamo finito tardissimo, e ci siamo addormentati... E- e, uhm... Forse abbiamo dormito troppo» rise leggermente il moro. Fu strano, ma anche Ron vide palesemente che Harry mentì. Harry quando mentiva ridacchiava, i suoi occhi non guardavano precisamente quelli degli altri, e le guance si arrossavano leggermente. Perché aveva mentito?

«ma Malfoy non c'é...» disse Hermione, con voce pensierosa, e poi le si ingrandirono gli occhi. Il moro fu percorso da un ulteriore brivido.

Harry aprì bocca per risponderle, ma lei non gli diede tempo.

«non mi dire che quello stupido serpeverde ha lasciato a te da finire la biblioteca! Lo sapevo! Lo sapevo che non bisognava lasciarlo lavorare con te, lo sapevo!» farfugliò Hermione fra se e se, con voce più alta del normale e le goti più rosse. La ragazza non era abituata ad urlare, ed ogni volta arrossiva. Ma gli avrebbe retto il gioco. Anche se, ovviamente, si sarebbe poi fatta spiegare ogni cosa più tardi.

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