Capitolo 16

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Erano passate tre ore. Lo sapeva benissimo adesso. Tre dannate ore, dove nella prima avrebbe potuto benissimo essere scambiato per un pazzo da manicomio.
La prima ora era stato qualcosa di orribile. La sensazione era quella di una cella, dove in primis non potevi uscire, poi semmai avesse deciso invece di farlo, si sarebbe trovato davanti altra cruda e strana realtà, ed era esattamente ciò che, più al mondo, voleva evitare.

Si era detto che, se avesse trovato qualche "errore" in quel sogno così realmente falso, si sarebbe rassicurato, dato che avrebbe avuto più di una prova e motivo per credere che quello fosse un sogno.
Chiariamoci, ne aveva già, era impensabile per Draco andare a credere di aver sognato quasi tre mesi di scuola e di essersi trasportato, a caso, indietro nel tempo.

Però era tutto come sempre.
Le tende erano quelle, il lenzuolo di seta ricamato in argento del suo sontuoso letto matrimoniale per uno, la sua biblioteca personale, i suoi segretissimi passaggi segreti, il suo album dei ricordi (Draco trovava imbarazzante il fatto che ne possedesse uno, ma gli piaceva pensare che, almeno in un breve periodo della sua vita, la sua fosse potuta somigliare ad una normale famiglia felice), il suo kit per fare pozioni...
Insomma era tutto lì! Come sempre, come li aveva lasciati! Ma era impossibile! Non poteva davvero essere la realtà, era assurdo! Lui prima era ad Hogwarts, quella era la vera realtà! Quello era un limbo e doveva scoprire come uscirne!

Ed ecco perché le due ore successive si era letteralmente buttato a peso morto sul suo letto -disfandolo- a pensare a come andarsene.

Aveva tre opzioni, ma non sapeva dire di quale si fidasse di più.

La prima- provare coi metodi normali, come, ad esempio, spavento, autoinfliggendosi dolore, e giù di li.

La seconda- andare a creare metodi più attendibili per svegliarsi dagli incubi.

La terza- prendere quel dannatissimo libro di pozioni che, da ore, era lì a fissarlo, e leggere se riusciva a riconoscere quale fosse la pozione che aveva fatto cadere là sotto.

A dirla tutta, Draco aveva una propensione per la terza opzione, visto che era quella, forse, più intelligente, però, dopo quella che sembrava una mezza eternità passata a non fare nulla sul proprio letto, qualcuno bussò alla porta.

A Draco si gelò il sangue nelle vene, aveva un presentimento orribile, come se i suoi guai fossero appena iniziati.

Scattò in piedi ancora prima di rendersi conto di essere teso al massimo, ed altrettanto in allerta.
Poggiò una mano sulla sua tasca, e fu immensamente felice di sentire la sua bacchetta ancora lì.

«chiunque tu sia, prima dimmi chi sei!» urlò Draco volendo farsi sentire dalla persona in questione.

Si rilassò impercettibilmente quando sentì chi aveva parlato.

«sono io Draco, Narcissa... Devo- uhm- devo dirti la bella notizia, per favore, aprimi» sua madre era fin troppo gentile... Qualcosa non andava, era fin troppo fintamente gentile, e ciò significava che stava nascondendo un bel po' di rigidità e tensione. Di male in peggio, chi poteva far sentire così una Mangiamorte esperta?

«...avanti, allora...» rispose cautamente, mentre tirava fuori la bacchetta per poi nasconderla nella manica della camicia.

La serratura della porta scattò, la maniglia di lì a poco fece quel lento giro che stava a significare l'entrata prossima di qualcuno, e poi vide la figura di sua madre, rigidamente composta sulla soglia di camera sua.

«Draco, diamo il ben tornato a casa, a tua zia, Bellatrix»
Gli occhi del giovane si spalancarono di botto, ed il cuore aumentò non poco di battiti. Draco giurò di aver sentito freddo nelle vene, e avrebbe scommesso la sua intera dimora che era impallidito peggio di un cadavere morto ormai da mesi e mesi.

"Everything For Love"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora