Un brutto incontro

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Non ero mai stata in un ristorante giapponese, ma Salvatore aveva buon gusto, e bastò davvero poco perché iniziassi a riempirmi la pancia di quelle pietanze orientali. Lui aveva indossato una giacca nera con alcuni disegni bianchi e un paio di jeans neri, sedeva di fronte a me e rideva per le mie espressioni ad ogni boccone.
La tavola si trovava in fondo alla grande sala bianca del ristorante, isolata da tutta la confusione, ero certa che Salvatore avesse scelto appositamente quel posto.
"Se ti piace così tanto, ti porto ogni sera qui!" esclamò ridendo ancora, mentre avevo le guance piene.
Mandai giú tutto e risi anch'io alla sua affermazione.

Salvatore aveva un'aria serena e spensierata in confronto a qualche ora prima: rideva e quel posto lo metteva a suo agio.

Ad un tratto una musica dolce invase il locale, un musicista aveva preso posto accanto ad un pianoforte nel lato opposto della sala. Riconobbi subito quella melodia e sussultai, Salvatore se ne accorse.

Pensai alla prima volta che avevo ascoltato Ayrton suonare e all'amicizia che subito dopo era nata tra noi.
Mi mancava terribilmente, ma non riuscivo a perdonare il fatto che non mi avesse chiesto di assistere al suo esame di conservatorio. La musica era ció che da sempre ci teneva uniti e lui aveva deciso di deludermi. Da allora non ero più riuscita a scrivergli un solo messaggio né avevo mai provato a cercarlo.
Pensai che forse era meglio cosí.
Stare a Padova, lontana da lui, era la cosa migliore per me. Prima o poi avrebbe scoperto quanto ero innamorata e ció avrebbe solamente portato ad un'immensitá di problemi.

Salvatore mi guardava. Si era accorto dei miei pensieri tristi e probabilmente aveva provato a chiedermi se fosse tutto a posto, ma non lo avevo sentito.

Chiese subito il conto al cameriere e, senza sentire ragioni, pagó la cena anche per me.
"Vieni via", disse lui serio alzandosi dal tavolo e prendendo la mia mano.

Sussultai ancora, stavolta per il suo contatto, ma ne ero felice.

Fuori la strada era illuminata dalla luce fioca di alcuni lampioni e tirava un'aria gelida.
"Aprilo" comandó Salvatore porgendomi un biscotto della fortuna in una bustina dorata.

"Lasciarsi sfuggire l'amore é lasciarsi sfuggire la vita"
citava il biglietto al suo interno.

"Ora mi viene il diabete!" esclamai dopo aver dato un morso al biscotto e Salvatore scoppió a ridere.

"Ti accompagno a casa e se hai bisogno di qualsiasi cosa, io abito qui vicino " disse poi.

Non volevo che lui se ne andasse, che mi lasciasse da sola. Sapevo che una volta rientrata a casa, mi avrebbe assalito la solitudine.

Fissai il portone davanti ai miei occhi. Salvatore teneva il braccio attorno alla mia vita nella speranza di riscaldarmi dal freddo della sera.

"Grazie per la splendida serata" dissi.
"Grazie a te, Alessia. Ci vediamo domani" rispose lui aspettando di vedermi entrare nel vecchio palazzo.

Il portone cigoló alle mie spalle, la luce doveva essersi fulminata, così cercai di salire le scale al buio, evitando di cadere. Un rumore alle mie spalle mi spaventó a morte.

Mi voltai di scatto: una bottiglia di vetro era in mille pezzi vicino ai piedi di un ragazzino, proprio accanto al portone che avevo appena chiuso e
un dolore pungente alla gamba mi assalí. Tentai di salire le scale in direzione della porta di casa, agitata, ma le mie gambe erano come immobilizzate.

"Hey tu! Dove vai?"esclamò il ragazzo con un ghigno.
Lo osservai contro la poca luce che proveniva dall'esterno. Doveva avere l'età di mio fratello, ma era molto più alto e robusto.
Alcune risatine, dietro di lui, mi diedero la conferma che non era da solo: c'erano altre quattro o cinque ombre alle sue spalle, di poco più basse del primo.

"Come scusa?" chiesi con la voce che mi tremava, rimanendo immobile sul primo gradino delle scale.

"Te ne vai in giro con SurrealPower come se niente fosse e tremi come una foglia davanti a noi" continuò a dire.

Non capivo di che cosa stesse parlando e avevo paura di rispondere.

"Credo che abbiate sbagliato persona" farfugliai, cercando di essere gentile.

"Perché non lasciamo un regalino alla fidanzata di Surry?" disse un'altra voce femminile, alle sue spalle.

Non riuscii neanche a capire cosa stesse accadendo che una ragazza robusta mi spinse a terra, facendomi sbattere la testa contro un gradino di marmo. Sentii alcune risatine e la ragazza, incoraggiata da quest'ultime, mi salí sopra. Intravidi il suo pugno contro luce, pronto ad essere dato.
Cercai di liberarmi in fretta dalla presa e di pararmi, ma ero stordita per la forte botta e il suo peso schiacciava le mie braccia non permettendomi di muovere un solo dito. Premeva sulla gamba che sembrava far sempre più male e mi resi conto di avere i Jeans umidi: sangue.

"Se non andate subito via di qui, chiamo la polizia!" urló ad un tratto la voce di Salvatore e fu l'ultima cosa che sentii.
Poi vidi il pugno della ragazza avvicinarsi e tutto fu buio.

Ciao a tutti pulcini! Volevo innanzitutto scusarmi per la lunga assenza, ma sono parecchio incasinata con la scuola e gli esami che si avvicinano D:

Poi volevo farvi notare che questo é un capitolo piuttosto importante e non a caso più lungo degli altri: spero di essere riuscita a creare un po' di suspence.
Inoltre vorrei dirvi che ho intenzione portare un capitolo di questa fanfiction su youtube, quindi correte a stalkerarmi anche lí.

Infine se avete domande o consigli su come potrei mandare avanti la storia fatemi sapere con un commento.

Un bacio albicoccoso a tutti e al prossimo capitolo! 😙

Ps. Grazie a tutti voi che state leggendo la mia storia ❤

YT: Albix-ForInfinity






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