I Mates

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"Non combinare guai mentre starò via" disse Salvatore sorridendo, mentre cercava di infilare con forza il portatile nello zaino.

"E tu evita distruggere quel computer!" esclamai avvicinandomi al muretto su cui si era poggiato.

La stazione di Padova era illuminata da un sole splendente, gigantesca di fronte ai nostri occhi. Avevo insistito tanto per accompagnare Salvatore fin lí, nonostante ancora non fossi nelle condizioni adatte.

Avevamo passato tutto il resto del giorno precedente insieme finché non si era fatta notte e Salvatore iniziava a mostrare evidenti segni di stanchezza. Aveva bisogno di riposare dopo essere stato accanto a me con tanta cura.

"Voglio presentarti i miei amici e colleghi" disse lui ad un tratto "a momenti arriveranno qui."

"Non mi hai ancora detto qual é il tuo lavoro!"

"Ha a che fare con i videogiochi, il resto è un segreto" sorrise ancora.

Non feci in tempo a chiedergli altro che il mio sguardo fu attratto da un ragazzo alle sue spalle, poco più basso di lui, che mi indicava di fare silenzio.

"Buh!" esclamò facendolo sobbalzare.
"Stee! Sei un coglione!" gli urló contro Salvatore.
"Non potevo non farlo!" rispose sghignazzando, poi pose lo sguardo su di me.
"Piacere io sono Stefano!" disse lui porgendomi la mano, dopo aver aggiustato i grandi occhiali che portava.

"Alessia, piacere mio!" risposi ricambiando il sorriso. "Tu devi essere il suo amico e collega!"

"Esatto, Surr.."
"Stefano che ne dici se presentiamo Alessia agli altri? A proposito dove sono?" Lo interruppe bruscamente Salvatore, spingendolo in direzione della Stazione.

Stefano guardó per un momento l'amico, in silenzio. "Il treno parte tra venti minuti, stanno facendo colazione al bar, raggiungiamoli."
disse poi avviandosi verso l'ingresso dell'enorme struttura.

Guardai quel ragazzo così allegro mentre si incamminava. Indossava una camicia rossa e un paio di pantaloni scuri, ero certa che fosse più grande di Salvatore. Aveva i capelli scuri con un ciuffo biondo e portava un paio di occhiali dalla forma squadrata che mettevano in risalto i suoi occhi castani.

"Vieni" sussurró Salvatore porgendomi il braccio.
Mi aggrappai a lui, mentre una fitta di dolore percorreva le mie ossa.
"Saresti dovuta rimanere a letto" mi rimproveró lui, capendo.
"Ce la faccio benissimo e non potevo lasciarti andare via così." Apparve un tenue sorriso sul suo volto, nonostante fosse preoccupato per me.

"Dove viene a riprenderti tua zia?"

"Davanti l'ingresso secondario della stazione".
Lui annuí, mentre ci avviavamo verso il bar.

"Guarda qui chi si vede!" Esclamò da lontano un ragazzo dai capelli scuri che sedeva ad un tavolino.

"Ciao Sascha" gli rispose Salvatore, poi si voltó verso un altro ragazzo che stava facendo la fila alla cassa "Ciao Giuseppe!" e subito lui ricambió il saluto.

"Ragazzi vorrei presentarvi Alessia, lei é la nipote di Rosalia."

I quattro ragazzi mi fissarono per un momento.
"Ciao Alessia" Sascha ruppe il silenzio invitandomi a sedere, ma Salvatore mi trattenne con un braccio.
Sapeva che ogni movimento era per me una fitta di dolore in più.

"Ti ringrazio" dissi semplicemente a Sascha.
"Vieni anche tu con noi?" mi fece l'occhiolino.
"No, già stando qui sono lontana da casa mia" risposi ridendo a quel ragazzo dagli occhi scuri. Lui sorrise.

Sascha era decisamente bello. Alto, con i capelli scuri come gli occhi e un sorriso straordinario. Aveva quel tipo di fascino che attrae le ragazze.

"Ragazzi dobbiamo andare, sono già le 8.30, tra cinque minuti parte il treno!" disse Giuseppe. Poi si rivolse a me "É stato un piacere conoscerti, Alessia."
"Altrettanto."

Il treno fischiava per avvisare i passeggeri dell'imminente partenza.
Salvatore, che ancora mi sosteneva con le braccia attorno ai fianchi, prese un foglio da una tasca del suo zaino. "Per te" disse guardandomi dritto negli occhi "aprilo stasera, prima di andare a dormire."
"Promesso."
Mi diede un bacio sulla guancia e poi lasció i miei fianchi per salire sul treno.

Salutava con la mano dal finestrino, un po' come fanno i bambini e l'idea mi faceva ridere.
"A presto" mimó con le labbra, continuando a guardarmi, mentre il treno partiva.
A presto, ripetevo nella mia testa, mentre mi avviavo verso l'uscita della stazione.

Una settimana sarebbe passata in fretta, avrei potuto telefonare mia mamma per chiederle di venire a trovarmi o avrei potuto approfittarne per mettermi a studiare.

All'improvviso due mani mi coprirono gli occhi. Che Salvatore avesse deciso di non partire?
No, non potevo crederci.
Davvero aveva deciso di lasciar perdere il lavoro per me? Si notava a tal punto la tristezza che avevo per la sua partenza?

"Indovina chi sono!" disse una voce così familiare, ma non era quella di Salvatore.

Il mio cuore per un attimo si fermò.

"Ayrton".

Che ne dite di come sta procedendo la storia? Ho interrotto il mio studio matto e disperatissimo solo per lasciarvi un capitolo decisamente importante.
600 views, ma quanto vi posso amare? ❤❤
Lasciate tante stelline per Alessia e Surry!!
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Un bacione a tutti! ❤

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