Capitolo 1 - La mia scelta

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Aveva una routine solida. Aveva un lavoro sicuro, una casa sua e una vita felice, fatta di molte soddisfazioni lavorative, una buona cerchia di amici e un'ottima famiglia. Non c'era nulla che gli impedisse di non eliminare quel vuoto che da tempo lo infastidiva dentro e fuori. Insomma, aveva ventisette anni, ne aveva fatti nascere già un bel po' negli ultimi quattro anni e mezzo, seguendo molte persone in quel percorso meraviglioso e pieno di cambiamenti. Sapeva cosa aspettarsi meglio di chiunque altro. Sarebbe stata una passeggiata per un medico specializzato come lui.

Era deciso. Lo avrebbe fatto.

Quella mattina di un martedì di metà ottobre, nel letto a una piazza e mezza di casa sua, Stiles Stilinski aveva preso la sua decisione, ribadendolo anche ad alta voce. Era arrivato il momento. Si disse. Fece un respiro profondo, guardò la sveglia sul comodino alla sua sinistra, nel giro di pochi secondi avrebbe preso a cantare, sicura di svegliarlo. Illusa. Sogghignò, pieno di energia, stoppando l'oggetto al primo strillo. Scostò le coperte, calzò le ciabatte camminando fino all'enorme portafinestra che dava sul balconcino, ne tirò su la tapparella e poi la spalancò, tirando le tende e respirando a pieni polmoni l'aria fresca, sentendola stuzzicargli naso e polmoni. Carico per la sua presa di posizione si diresse al suo bagno per prepararsi, tra circa tre quarti d'ora si sarebbe trovato con Lydia da Simons' per fare colazione.

Sorrise una volta nella doccia, mettendosi di profilo e rispecchiandosi sulla superficie di vetro, posando una mano sotto l'ombelico e una appena sopra lo stomaco, spingendo in fuori la pancia. E sorrise euforico. Nel suo cervello mille e più pensieri su pappette, pagliaccetti e pannolini. Tuttavia, dopo alcuni istanti cercò inutilmente di darsi un contegno, mentre procedeva a insaponarsi il corpo e i capelli, non ricordava di averli nuovamente così lunghi anche se ripensandoci erano già passati tre mesi da quando se li era tagliati.

Tornò nella sua stanza e rabbrividì. Stringendosi meglio l'accappatoio addosso si affretto a chiudere la portafinestra, ma solo dopo aver preso un'ultima boccata d'aria fredda. Guardò la propria stanza da letto. Soffermandosi sulle foto poste sui comodini e ai collage nei due quadri sopra alla testata del letto. In quelle foto, la maggior parte della sua vita fino ad ora. I volti di Scott, Lydia e i suoi migliori amici, quello di suo padre, fiero il giorno della sua laurea, quello molto più giovane di sua madre pieno d'amore per lui e quello di Melissa orgoglioso dei traguardi raggiunti dai suoi due figli. Sorrise nello spostare lo sguardo alla foto scattata quell'estate. Sorrise alla faccia di Isaac mentre fissa Scott baciargli la piccola pancia gravida, mentre tiene in braccio la loro bambina di tre anni, addormentata, stanca e felice, per la festa di compleanno appena terminata.

Senza smettere di sorridere riprese a prepararsi, decidendo di indossare dei jeans e una felpa pesante sopra a una maglia a maniche lunghe, in fin dei conti era il suo giorno di riposo, poteva benissimo sfoggiare il suo look anti-sesso, come lo aveva da sempre definito Lydia.

Era incredibilmente in anticipo di parecchi minuti. Decise allora di parcheggiare l'auto di fronte alla villetta della sua migliore amica e fare due passi. Mai scelta fu più sbagliata, giacché non riuscì neppure ad allontanarsi di tre metri dalla sua fidata Jeep che un cane di dimensioni spropositate di color nero gli si scagliò addosso, buttandolo a terra, sedendogli con pochissima grazia sulla pancia, smorzandogli il respiro, e incominciando a leccargli la faccia con fare soddisfatto.

«Wow, calma bello» cercò di fermare il canide, girando il volto in modo che l'animale non gli leccasse naso e bocca «Guarda che non sono commestibile, anzi!, potrei davvero causarti non pochi problemi di meteorismo se mi mangi, con annessi mal di pancia» cercò di convincere il cane, che si fermò solo al fischio di qualcuno. Fischio verso il quale Stiles girò di colpo la testa, potendo vedere però solo delle scarpe di cuoio nero lucide e delle gambe in quello che era certamente un completo firmato da moltissimi dollari «Grazie per averlo fermato, davvero. Sono commosso» si costrinse a dire con meno sarcasmo possibile «Ma potresti anche farlo scendere da me, sai è un po' pesante, tipo un po' tanto pesante» sottolineò, lasciando delle pacche sul manto perfetto del cane.

Our FOREVER [COMPLETA da revisionare]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora